Peppino Impastato è stato assassinato!

Peppino Impastato – Nella giornata di oggi – 9 maggio – cade l’anniversario del suo omicidio. Ricollegandomi al mio post sulla madre di Peppino, Felicia Bartolotta, ritengo doveroso onorarne il ricordo quale ennesima vittima di mafia.

Peppino Impastato

La storia

Peppino è nato a Cinisi, il 5 gennaio 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. Primogenito di tre fratelli, di cui uno deceduto a soli 3 anni a causa di una meningite fulminante.

Della storia della sua famiglia e, in particolare, della mamma Felicia, ne ho scritto in un mio recente articolo, a 👉questa pagina.

In particolare, va ricordato che alcuni componenti della famiglia impastato avevano dei collegamenti con esponenti della “cosa nostra” locale.

Una per tutte, la zia di Peppino era moglie del capomafia di Cinisi, Cesare Manzella, tra le cui attività vi era il controllo del traffico di droga nella zona.

Nel 1963, in seguito alla morte dello zio, il cui cadavere venne ritrovato dentro alla sua auto, vittima di un’attentato, Peppino cominciò la sua lotta contro le famiglie mafiose che controllavano la zona, esponendosi in prima persona alle loro ritorsioni.

Il conflitto con il padre

Proprio a causa della sua lotta, Peppino entrò in diretto conflitto con il padre Luigi, il quale temendo anche per la vita del figlio, non trovava la forza per prendere le distanze dagli ambienti mafiosi, consapevole che se lo avesse fatto, avrebbe perso qualsiasi forma di protezione, anche per il figlio, che intanto continuava a denunciare ed esporsi.

Peppino, frequenta il Liceo Classico di Partinico dove cominciò ad interessarsi di politica.

Con questo obiettivo, assieme ad altri giovani fonda un giornale, sequestrato poco tempo dopo. Successivamente strinse un’amicizia con Danilo Dolci, il quale lasciò un segno indelebile nella sua formazione politica.

Nel 1975 fonda l’associazione “Musica e Cultura” che in breve tempo diventa punto di riferimento per i giovani di Cinisi.

Radio Aut

Nel 1977, Peppino si dotò di uno strumento in grado di diffondere i suoi messaggi contro la mafia ed i mafiosi locali che allora governavano Cinisi.

Era uno strumento inarrestabile che aveva il potere di arrivare a tutti, pure nel vicino paese di Terrasini: una emittente radio FM, sui 98.8 Mhz, che lui stesso aveva fondato, e che chiamò Radio Aut, attraverso la quale attaccava direttamente i mafiosi.

Peppino Impastato nel 1977
Peppino nel 1977

I messaggi di Radio Aut

“Il grande capo, Tano seduto, si aggira come uno sparviero nella piazza, mentre la commissione edilizia è riunita. Si aspetta il grande verdetto.”

“Così arrivammo al centro di Mafiopoli, la turrita città piena di gente, che fa per professione l’ingannapopoli.”

“A Mafiopoli si coltiva un ortaggio speciale: il mafio: incrocio tra carciofo, pallone gonfiato e lupara.”

Questo era il tenore dei messaggi lanciati alla radio da Peppino.

I Cento Passi

Uno, due, tre, quattro, cinque… dieci… cento passi.

Cento passi è la distanza che intercorre tra la casa della famiglia Impastato e quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti.

I cento passi è il titolo di una canzone dei Modena City Ramblers, ma anche il titolo di un film del 2000, diretto da Marco Tullio Giordana, che resero note al grande pubblico la storia e la tragica fine di Peppino Impastato, fino ad allora passate inosservate.

La casa di Tano Badalamenti, capo mafia di Cinisi
Dontomsci at Italian Wikipedia, Public domain, via Wikimedia Commons
La casa di Tano Badalamenti, capo mafia di Cinisi
Dontomsci at Italian Wikipedia, Public domain, via Wikimedia Commons

L’ingresso in politica

Intanto, Peppino, che si era impegnato politicamente, candidato alle elezioni comunali per Democrazia Proletaria, inizia a distribuire in paese un volantino di denuncia contro le cosche e i capimafia locali.

Peppino prometteva di combatterli e rompere i loro legami con quei rappresentanti della pubblica amministrazione locale, corrotti e manovrati.

L'ultimo comizio di Peppino Impastato, nel 1978 Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5958396
L’ultimo comizio di Peppino Impastato, nel 1978
Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5958396

L’assassinio di Peppino Impastato

La notte del 9 maggio 1978 Peppino Impastato è stato assassinato. Ucciso da quei mafiosi che tanto strenuamente aveva combattuto. Il suo corpo fu trovato dilaniato, accanto ai binari della ferrovia.

Mentre, in un perverso “gioco” di stravolgimento della verità, cominciò a farsi strada la voce che voleva Peppino rimasto ucciso dall’eplosione accidentale di un ordigno, che lui stesso avrebbe confezionato, durante i preparativi di un fantomatico suo attentato ai danni del treno Palermo – Trapani.

Per fortuna non tutti credettero a questa vile menzogna che, comunque, riecheggiò nell’aria per i successivi tre mesi dal suo assassinio. Un’infame e squallido, tentativo di infangare il suo nome ed il successivo ricordo a lui stesso legato.

I Funerali di Peppino a Cinisi (Pa)
I Funerali di Peppino a Cinisi (Pa)

L’omicidio di Aldo Moro

Ma per una imprevedibile coincidenza, l’assassinio di Peppino venne oscurato da un’altra terribile vicenda: l’omicidio di Aldo Moro, ucciso lo stesso tragico giorno a Roma, dalle Brigate Rosse.

Aldo Moro in una foto della sua prigionia
(a member of the Red Brigades, Public domain, via Wikimedia Commons)
Aldo Moro in una foto della sua prigionia
(a member of the Red Brigades, Public domain, via Wikimedia Commons)

Così la notizia dell’omicidio di Peppino passò sotto-traccia, all’ombra dei ben più rilevanti fatti di cronaca nazionale.

I funerali di Peppino Impastato
I funerali di Peppino

L’iter giudiziario

Nel gennaio 1988 il Tribunale apre un’indagine giudiziaria nei confronti del boss Tano Badalamenti. Ma nel successivo maggio del 1992 arriva l’inverosimile archiviazione del caso.

In seguito, nel 1994, il Centro Impastato, unitamente alla volontà espressa da una petizione popolare, richiede ed ottiene la riapertura delle indagini, grazie anche alle dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia, tale Salvatore Palazzolo.

Nel marzo del 1996 la madre Felicia, il fratello Giovanni ed il Centro Impastato presentano un esposto in Procura, dove si chiede di indagare su episodi non chiariti, circa la condotta tenuta dai carabinieri subito dopo il delitto.

Così l’inchiesta viene riaperta e, nel novembre del 1997, emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti, ritenuto mandante del delitto. 

Le sentenze di condanna

Al termine del lungo iter giudiziario, durato oltre vent’anni, il 5 marzo del 2001, la Corte di Assise ha condannato Vito Palazzolo (vice di don Tano) a 30 anni di reclusione. Mentre il boss, Gaetano Badalamenti, è stato condannato all’ergastolo, con sentenza definitiva, il successivo 11 aprile del 2002.

L’inchiesta della Commissione Antimafia

Infine, la Commissione Parlamentare Antimafia al termine di un’inchiesta avviata sul caso, ha depositato una relazione in cui si affermava che gli stessi carabinieri e i giudici di prima istanza avevano depistato le indagini.

In ultimo…

Chiudo questo ricordo con la doverosa citazione di una frase dello stesso Peppino, sempre attualissima:

“La mafia è una montagna di merda.”

    I cento passi – Modena City Ramblers

    Dove si trova?


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