Chi c’è megghiu ra pasta chi sardi?

Chi c’è megghiu ra pasta chi sardi?” Per i non siciliani traduco: cosa c’è di meglio della pasta con le sarde?

"Pasta chi sardi" (pasta con le sarde)
La bellissima presentazione di uno squisito piatto di pasta con le sarde da sottocoperta.net

La pasta con le sarde è un piatto tipico della cucina siciliana, inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani.

E’ un piatto tipicamente stagionale e lo si può preparare da marzo a settembre, cioè nel periodo in cui si trovano al mercato gli ingredienti principali freschi: le sarde ed il finocchio selvatico.

Secondo i dettami della tradizione palermitama, come lo è la “sfincia“, anche la “pasta chi sardi” è il tipico piatto da consumare il giorno dedicato ai festeggiamenti di San Giuseppe, il 19 marzo.

Esistono molte varianti ma noi ci limiteremo ad annoverare le due principali, tipiche del palermitano: quella classica e quella cosiddetta “chi sardi a mari” nel senso che le sarde sono rimaste a mare e non le troverete nel piatto. Infatti si prepara senza queste.

E così pure la variante più povera ad oggi conosciuta, detta anche milanisa o pasta c’anciova.

La storia

Non si ha alcuna certezza della storia di questa pietanza. Una leggenda vuole che la nascita di questo prelibatissimo piatto si attribuisca all’inventiva di un cuoco, forse di origini saracene, che era al seguito del generale Eufemio da Messina (VIII sec).

Durante una campagna militare nella zona di Mazara del Vallo (c’è chi dice Siracusa), si narra che il cuoco, trovandosi a dover sfamare tutta la compagnia, preparò un pietanza usando ingredienti facilmente reperibili in quel periodo dell’anno: sarde, pinoli e finocchietto, dando vita a quello che successivamente è diventato il condimento di uno squisito primo piatto, degno della tavola di un re.


Ma visto che ci siamo, abbandoniamo la leggenda e proviamo a dare qualche indicazione sulla preparazione del piatto:

Pasta chi sardi, la ricetta tradizionale

Dosi per 3 – 4 persone (che hanno fame):

500 gr di sarde freschissime;
500 gr di bucatini;
500 gr di finocchietto selvatico fresco;
2 cipolle;
3 acciughe sotto sale;
50 gr di uva passa e pinoli;
Una bustina di zafferano;
Olio, sale, e pepe quanto basta a soddisfare i vostri gusti.

Preparazione:

Cominciate con il mettete preventivamente l’uva passa dentro un contenitore con acqua tiepida, e lesciatela in ammollo per circa mezz’ora.

Quindi mettete a bollire per una ventina di minuti il finocchietto in acqua salata, tenete presente che quest’ultima servirà poi per la pasta (circa 4 litri per 500 g), poi scolatelo e tritatelo finemente.

Nel frattempo dissalate le acciughe sotto l’acqua corrente, asciugatele bene e fatele scioglere in un tegamino con un cucchiaio di olio caldo.

N.B.: Come dicevo, (Repetita juvant!) non buttate l’acqua della cottura del finocchietto! Tenetela da parte perchè con questa cuoceremo la pasta.

In un tegame, scottate le sarde in 1 dl d’olio d’oliva extravergine (basta un minuto per lato), scolatele e fatele raffreddare.

Mettete a soffriggere nello stesso tegame le cipolle finemente affettate fino a farle colorire leggermente.

Quindi aggiungete il finocchietto, le sarde, l’uva passa che avevate tenuto in ammollo, i pinoli, sale e pepe. Fate cuocere a fuoco basso, mescolando, per amalgamare la salsa.

Dopo una ventina di minuti, unite le acciughe che sono state dissalate, lavate, asciugate e infine sciolte in un tegamino con un cucchiaio d’olio caldo.

Lasciate cuocere ancora per 15 minuti, sempre mescolando, e unite quindi una bustina di zafferano sciolto in un cucchiaio dell’acqua di cottura del finocchietto.
Mettete intanto a cuocere la pasta sempre nell’acqua di cottura del finocchietto che avevate tenuto da parte.

Scolatela al dente e unitela al condimento. Ma, mossa strategica: lasciatela riposare per qualche minuto prima di servirla in tavola.

La versione “chi sardi a mari” è praticamente identica ma senza l’aggiunta delle sarde.

Quest’ultima è espressione della cucina cosiddetta “povera” della nostra terra. Un ripiego in tempi di “magra” quando le sarde non erano disponibili o, peggio, non si potevano comprare per altre ragioni. E allora, si preferiva lasciarle nuotare a mare.
Buon appetito!

Dove si trova?


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