La vampa di San Giuseppe – o meglio: a vampa (fuoco e fiamme) è un antichissimo rito pagano, successivamente cristianizzato, che il popolo usava come rito propiziatorio nel momento dell’equinozio di primavera.
Lo scopo della era quello di “purificare” con il fuoco, scacciando il male, e conquistare il favore e la benevolenza delle divinità, per assicurarsi una buona stagione con abbondante raccolto.
La storia
Con la cristianizzazione alcuni di questi riti, di origini pagane, vennero in qualche modo adattati e “importati”. Questo per far si che i nuovi fedeli non soffrissero troppo il distacco nel passaggio, dall’adorazione delle antiche divinità, al cristianesimo.
A vampa
La “Vampa ri sanciusieppi” è uno di questi. In pratica un antico rito propiziatorio, molto radicato nella cultura popolare palermitana, ma che trova analogo riscontro anche in molte altre località siciliane.
Oggi, meno in voga rispetto a tanti anni fa, si perpetua soprattutto in alcuni quartieri popolari, la sera della vigilia del 19 marzo: giorno dedicato ai festeggiamenti per San Giuseppe, santo protettore dei falegnami ma anche dei padri di famiglia.
La raccolta della legna
Usanza vuole che qualche giorno prima della festa, i ragazzini del quartiere vadano in giro a raccattare legna per realizzarci una catasta a forma piramidale che verrà poi data alle fiamme in un grande spazio all’aperto.
Così i piccoli “boscaioli” ogni anno si dedicano al recupero di qualsiasi suppellettile in legno: rami, porte, vecchi armadi e qualunque altro oggetto in legno trovino per strada, ma anche offerti dagli abitanti del quartiere: tutta roba che tornerà utile per accendere l’enorme falò.
Una cosa è certa: le origini di questa tradizione si perdono davvero nella notte dei tempi.
In pratica, come già detto, la “vampa” non è altro che il riadattamento dell’antichissimo rito pagano del fuoco purificatore e propiziatore che veniva praticato durante l’equinozio di primavera.
Questo processo di riadattamento, non è certo una novità e riguarda svariate altre feste religiose annoverate nel nostro calendario: tra le quali anche il Natale, frutto di una sovrapposizione strategica.
Rito, nel nostro caso, successivamente adattato dai cristiani, all’incirca nel medioevo, durante l’epoca delle conversioni religiose di massa. Questo processo ha unificato, facendole coincidere strategicamente, la celebrazione pagana della primavera con la festività di San Giuseppe. Questo allo scopo di garantirsi maggiore disponibilità dei convertendi, e facendo così giungere il rito della “vampa” fino a noi.
E San Giuseppe?
A riprova di ciò è notorio che San Giuseppe fosse un falegname, ma a parte il combustibile per la vampa – il legno – non vi è alcun collegamento tra quest’ultima e la figura del santo, il quale resta solo a fare da sfondo al popolare rito del fuoco.
E, in effetti, anche i partecipanti a questa particolare manifestazione rituale ne sconoscono le origini, ma accettano pedissequamente che vada fatta, e ripetuta ogni anno, perchè è sempre stato così, in onore di San Giuseppe.
Le disputa e le contese
Nella realtà, il tutto si riconduce ad una usanza calendarizzata che vede i partecipanti sfidare i ragazzi dei quartieri limitrofi a chi fa la vampa più grande.
Questa sorta di competizione è diventata motivo di orgoglio e, ovviamente, scatena delle piccole dispute che sfociano pure nel furto della legna al quartiere vicino, oppure nell’appiccarvi nottetempo e a sfregio, il fuoco, qualche giorno prima della festa. Metodo questo, che serve a vanificare tutti gli sforzi dei rivali.
L’accensione
Questa è la fase più importante, ed avviene al tramonto del 18 marzo, officiata da un partecipante più anziano, alla presenza di tutti gli abitanti del quartiere.
La vampa, oggi
Ormai dichiarata “fuori legge”, a causa della sua potenziale pericolosità, la “vampa” è spesso oggetto di interventi delle forze dell’ordine, e conseguenti spegnimenti coatti da parte dei vigili del fuoco. E devo aggiungere, con una nota dolente, che in questi frangenti non sono rare le reazioni di protesta, anche violente, da parte dei tanti partecipanti.
Ma i tempi sono cambiati e anche le “vampe” si devono adeguare. Questo lo affermo non senza un filo di nostalgia per i tempi passati e per le vecchie tradizioni, ormai quasi scomparse. Ma è giusto così.
Per fortuna a San Giuseppe ci restano la sfincia e la tradizionale pasta con le sarde, con le quali possiamo festeggiare senza arrecare danno a nessuno 😉
Piccola nota a margine
La vampa di San Giuseppe è inserita a pieno titolo nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana.
Un interessante contributo dal nostro follower: Salvatore Fiume
Dove si trova?
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