Vincenzo Agostino: qualcuno lo chiama Padre Coraggio a causa della sua grande determinazione nel pretendere la verità sui fatti criminali che hanno causato l’uccisione del figlio Nino e della nuora Ida.
La storia
Nino Agostino, figlio di Vincenzo, era un agente della Polizia di Stato in servizio a Palermo, e quel giorno maledetto si trovava in compagnia della moglie, Ida Castelluccio che all’epoca aveva solo 19 anni. Erano sposati da appena un mese, e lei era in gravidanza da due.
Erano le 19:40 del 5 agosto 1989, quando la giovane coppia venne assassinata da due uomini armati che, giunti in moto, all’improvviso cominciarono a sparare.
Entrambi colpiti a morte davanti casa dei genitori di Nino, dove si erano recati per festeggiare il diciottesimo compleanno della sorella di lui, Flora.
Così, quella sera, sono state tragicamente spente le loro vite.
I due, raggiunti da diversi colpi di pistola, cercarono inutilmente riparo provando a trascinarsi per qualche metro verso il cancello della villetta, in una zona vicina alla spiaggia di Carini, a pochi chilometri dal capoluogo.
Vincenzo Agostino, nei suoi occhi il ricordo dell’orribile scena
“Mentre guardavo la tv sento un botto, pensavo a un petardo. Poi altri ancora. Sento mia nuora che urla, il tempo di uscire e vedo mio figlio che si appoggia al cancello, il sangue al petto e che regge sua moglie. Ancora spari e mia nuora che grida, io lo so chi siete!”.
Chi era Nino Agostino
Il giovane Nino, agente di Polizia, era sulle tracce di alcuni latitanti mafiosi.
Nino agiva nell’ombra, e sotto la copertura dei servizi segreti, perchè in quel periodo stava svolgendo alcune indagini, nell’ambito delle operazioni di contrasto alle attività criminali, legate alle cosche mafiose del palermitano.
Ad oggi, non si ha certezza di chi siano i mandanti di quell’omicidio ma alcuni passi in avanti nella ricerca della verità sono stati fatti, grazie alle complesse e tortuose indagini coordinate dalla Procura di Palermo.
I primi indizi
Dopo il terribile evento, durante una perquisizione effettuata nella casa della giovane coppia, si reperirono degli appunti, scritti da Nino, che riguardavano le indagini a cui stava lavorando. Da indiscrezioni successive, questi si ritennero riconducibili al fallito attentato dell’Addaura, azione realizzata poco tempo prima dalle cosche mafiose, ai danni del giudice Giovanni Falcone.
Il biglietto
Ma si parlò pure del reperimento di un biglietto, sempre scritto da Nino, che dava indicazioni ritenute risolutive per spiegare un suo eventuale e temuto assassinio. Evento che tristemente si verificò.
Nel contesto inquisitorio, il coinvolgimento di altri indiziati, tra cui il cosiddetto “faccia da mostro” ed una serie di depistaggi portati a termine da non meglio precisati autori, oltre all’apposizione del “segreto di Stato“, richiesto dal SISDE su alcuni documenti utili alle indagini, determinarono uno smisurato allungamento dei tempi prima di potersi formulare un’accusa.
Finalmente un processo
Così, solo da alcuni anni, il lavoro investigativo è sfociato nell’apertura del processo che ha visto, il 19 marzo del 2021, la condanna all’ergastolo, per duplice omicidio aggravato, del boss del mandamento Resuttana, e di altri due uomini della stessa cosca. Per gli altri imputati, il processo ancora continua.
Vincenzo Agostino: “li voglio guardare negli occhi!“
Ma Vincenzo non si è mai arreso e vuole a tutti i costi guardare negli occhi gli assassini ed anche i mandanti dell’omicidio di suo figlio e di sua nuora. Ed ancora oggi, malgrado il peso degli anni, non smette di combattere per ottenere giustizia.
L’abbraccio, il coraggio, la determinazione
Una mia foto, che ritengo emblematica, ritrae i due grandi uomini uniti nel dolore da una smisurata determinazione ed un immenso coraggio: Salvatore Borsellino, fratello del compianto giudice Paolo, e Vincenzo Agostino, papà di Nino.
Ho avuto il grandissimo privilegio di ritrarli insieme, in questo significativo abbraccio, nell’aprile del 2013, davanti al palazzo di giustizia di Palermo.
Così ancora oggi, 85enne, con lunghi capelli e barba bianca che non taglia dal quel lontano, terribile, giorno del 1989, Vincenzo Agostino si fa carico di organizzare presidi nei teatri, nelle piazze, nelle scuole e nelle manifestazioni pubbliche, denunciando questa ingiustizia: denunciando la mafia.
Il suo messaggio ai giovani
E lo fa parlando ai giovani… donne e uomini del futuro. Dicendo loro: “siete voi la nostra speranza, la speranza della società di domani. Affidiamo a voi il compito di continuare la nostra lotta contro la mafia e la criminalità, affinchè i soldati di questa guerra non siano caduti invano”
Ormai è rimasto da solo, sostenuto dalla figlia Flora, sorella di Nino, a combattere la sua battaglia. Vincenzo, purtoppo non ha più accanto la sua amata moglie Augusta, che è venuta a mancare alcuni anni fa, e che è stata sempre al suo fianco nella disperata ricerca della giustizia.
P.S.: ai funerali della giovane coppia, tenutisi il successivo 7 agosto, erano presenti i giudici del pool antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Nel ricordo di Nino ed Ida, sul lungomare di Villagrazia di Carini, è stata installata una lapide commemorativa che ne rammenta la prematura fine in quella tragica sera di sangue del 5 agosto 1989.
Aggiornamento al 6 ottobre 2023
“Sono soddisfatto perché hanno condannato il macellaio di mio figlio e di mia nuora… potrei tagliarmi la barba. Desideravo tanto che ci fosse anche mia moglie, ora toglierò la scritta sulla sua lapide ‘morta in attesa di verità e giustizia”
Così ha commentato Vincenzo Agostino la notizia della conferma in appello all’ergastolo per i responsabili dell’uccisione del figlio e della nuora. Si chiude così una tragica pagina della storia del nostro paese.
Aggiornamento al 21 aprile 2024
In data odierna, all’età di 87 anni, si è spento Vincenzo Agostino. Una vita dedicata alla ricerca di verità e giustizia per l’uccisione del figlio Nino e della nuora Ida. Un grande uomo, un esempio per tutti, resterà per sempre nei nostri cuori.
Buon viaggio Vincenzo.
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