Ustica si trova nel mar Tirreno, a circa 65 Km a nord-ovest da Palermo. Un fazzoletto di terra dal clima straordinario, circondato da un mare di assoluta bellezza, vero paradiso per gli appassionati di immersioni subacquee.
Ustica è ormai da tempo tradizionale meta di tanti vacanzieri che ospita nella stagione estiva e fino ad ottobre inoltrato. Nell’ultimo censimento datato 2020, il comune conta circa milletrecento residenti stabili.
L’isola è a tutti gli effetti un vulcano del Tirreno meridionale. Su di essa si distinguono due rilievi: “Punta Maggiore” e la “Guardia dei Turchi” che rappresentano i resti di due antichi crateri ormai inattivi da decine di millenni.
La sua superficie si estende per circa nove chilometri quadrati e, contrariamente a quanto possa sembrare osservando la sola parte emersa, potendo analizzare la sua struttura complessiva si scopre che l’isola ha la tipica forma di un cono. Infatti, la sua mole sommitale, si erge dal mare con rilievi di oltre duecento metri, ma l’isola sprofonda nell’intenso blu delle acque del mar Tirreno per ben oltre settecento metri.
Ustica Live Webcam
Cala S. Maria e Punta della Mezzaluna
Le origini dell’isola
Secondo l’INVG la nascita del vulcano all’origine di Ustica è databile a circa 750.000 anni fa. Di fatto, la sua attività vulcanica più intensa si verificò circa 450.000 anni fa, con una forte attività esplosiva. Successivamente, tra i 300.000 e i 130.000 anni fa si sono verificate almeno dodici eruzioni laviche, dopodichè i fenomeni si arrestarono per sempre.
Tuttavia, sulla sommità del rilievo detto “Guardia dei Turchi“, a circa 240 metri slm, si possono individuare delle faglie, nei cui pressi ancora oggi sono presenti deboli fuoriuscite di vapore acqueo, a dimostrazione di una certa attività ancora presente nelle profondità della struttura vulcanica.
Ustica nell’antichità
I romani la chiamavano Ustum (bruciata). Ma nell’Odissea di Omero il suo nome diventa Eea, indicata come la dimora della maga Circe (ndr: secondo l’ipotesi del dott. L.G. Pocock, in contrapposizione con un’altra che indica invece il Circeo come luogo/dimora della maga, pur non essendo quest’ultimo un’isola). Secondo la leggenda, costei, figlia di Elio e di Perse, risiedeva in un palazzo nell’isola, attorniato da uomini che avendo osato avvicinarsi troppo, con una serie di sortilegi, erano stati trasformati tutti in maiali.
Sono numerose le campagne di ricerca e gli scavi archeologici effettuati nell’isola: attività che hanno permesso il ritrovamento di significativi reperti di grande valore storico, alcuni di questi sott’acqua. E proprio grazie al reperimento di questi ultimi, oggi si può affermare che i primi insediamenti umani nell’isola di Ustica risalgono al periodo del neolitico. Mentre nella cosiddetta età del bronzo (XIV e XIII sec a.C.) sull’isola si svilupparono fiorenti attività commerciali. Infatti, a quel preciso periodo risalgono i resti del villaggio preistorico di Contrada Tramontana.
Antichi popoli
Nelle acque prospicenti l’isola di Ustica sono stati trovati reperti che testimoniano il passaggio di numerosi popoli mediterranei: Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani. Non mancano, ovviamente, tracce dei pirati saraceni, che approfittando della vicinanza con le coste della Sicilia occidentale eressero Ustica a loro base, dalla quale progettarono le numerose incursioni via mare lungo tutta la costa palermitana.
A metà del ‘700, Ferdinando di Borbone fece erigere nell’isola due torri di guardia, inserite entrambe nel circuito di avvistamento costiero della Sicilia: la Torre di Santa Maria e la Torre dello Spalmatore (nell’omonima punta). Contestualmente si iniziò un processo di colonizzazione protetto dai militari del regno, che vide tra i nuovi abitanti dell’isola coloni palermitani e trapanesi.
Ciò non pose fine agli assalti dei pirati che, nel 1762, riuscirono a conquistare l’isola deportandone tutti gli abitanti, come schiavi, alla volta della Tunisia.
Ma già agli inizi dell’800, in seguito alla edificazione della fortezza della Falconiera, l’isola è ripopolata e dotata dell’impianto urbanistico all’origine dell’attuale comune di Ustica.
Isola di confino
Durante il cosiddetto “Ventennio” Ustica divenne luogo di confino per gli oppositori del regime. Tra questi, Giuseppe Romita, Carlo Rosselli e Antonio Gramsci. Quest’ultimo, che qui trascorse un periodo di confino tra il 1926 e il 1927, in una delle sue lettere ne apprezzò i “paesaggi amenissimi e visioni di marine, di albe e di tramonti meravigliosi“.
Nel periodo della seconda guerra mondiale, Ustica fu luogo di confinamento e prigionia per slavi, francesi belgi e olandesi. Tradizione che continuò anche successivamente alla guerra, quando nell’isola vennero trasferite a forza anche persone condannate e detenute per vari reati non necessariamente politici.
Solo nei primi anni ’60, dopo le numerose proteste degli abitanti che già intravedevano nel turismo fonte di lavoro e di benessere, le deportazioni ed il confino verranno finalmente abolite. Solo così si potè realizzare il riscatto di un meraviglioso territorio, fino ad allora oppresso da una pesante nomea che per tanti anni ne impedì il normale sviluppo.
La strage di Ustica
Purtroppo, un triste evento segnò per sempre i cieli ed il mare di Ustica. Era il 27 giugno del 1980, ed alle ore 20:59, il volo di linea IH870, Bologna – Palermo, assicurato da un DC9 della compagnia aerea Itavia, fu coinvolto in un incidente aereo.
Una tragedia i cui vari aspetti, ad oltre quarant’anni di distanza, malgrado una verità giudiziaria acclarata venti anni fa e scritta nero su bianco su una sentenza, non sono ancora chiariti in maniera compiuta.
Le ipotesi avanzate
Dapprima si tentò la pista dell’attentato, ipotizzando l’esplosione di un ordigno portato a bordo da uno dei passeggeri. Ma via, via, l’ipotesi più accreditata – oggi certezza -, restò quella del coinvolgimento internazionale, in particolare francese, libico e statunitense, che vide il DC-9 raggiunto per errore da un missile lanciato da un caccia della NATO, in volo in quella porzione di cielo.
In quei momenti il velivolo NATO era all’inseguimento di un Mig Libico, sorpreso dai radar a violare lo spazio aereo italiano, e per questo impegnato nella fuga. Il Mig, alla fine, venne abbattuto e i suoi resti precipitarono sulle montagne della Sila, dove in seguito sono stati recuperati. Ma l’operazione militare, causa dell’incidente che coinvolse il DC9, contò ottantuno vittime, tra cui tredici bambini.
Non vi furono superstiti.
In seguito, le salme dei passeggeri che vennero restituite dal mare furono in tutto soltanto trentanove. Da quel momento le indagini sono state fortemente ostacolate e insabbiate, e sui fatti, da più parti, sono stati apposti i vincoli del segreto di Stato. E grazie a questo, ancora oggi, non è stata fatta totale chiarezza sulle dinamiche dell’incidente nè, tantomeno, sulle singole responsabilità.
Maggiori particolari sulla tragedia che si consumò nei cieli di Ustica, potrete trovarli a questa pagina.
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