Il mulino del sommacco sorge in riva al mare, accanto alla tonnara della famiglia Florio ed al loro villino, detto dei “Quattro Pizzi“. Siamo a Palermo, giusto a pochi passi dal porticciolo dell’Arenella.
Dal colore rosso mattone, comunemente scambiato per un vecchio faro, difficilmente passa inosservato, anche agli occhi più distratti. Oggi il mulino da’ ancora bella mostra di sè, malgrado ormai privo delle pale e dell’intera struttura sommitale che oltre un secolo fa ne caratterizzava l’uso.
La storia
La struttura è inserita nel complesso della tonnara dell’Arenella, acquisita nel 1830 da Vincenzo Florio, e parzialmente trasformata nella sua elegante residenza, come da progetto dell’architetto Carlo Giachery.
Come già accennato, il mulino si trova nelle adiacenze della splendida palazzina di gusto neogotico, detta dei “Quattro Pizzi“. Quest’ultima, può considerarsi l’autentico gioiello di questa trasformazione.
Si tratta di un vero mulino a vento, progettato dallo stesso Carlo Giachery nel 1852, ed utilizzato per la lavorazione del sommacco.
Il sommacco e l’estrazione del tannino
Di origini mediorientali, il “Sumac” (sommacco in italiano), è un arbusto semispontaneo dalla cui corteccia e dalle foglie si estraeva il tannino: sostanza conosciuta in Sicilia fin dalla dominazione araba.
Impiegato soprattutto per la colorazione e la concia delle pelli, ma anche come additivo nei vini, pare che tra il ‘700 e l’800 non vi fosse baglio in Sicilia che non possedeva un rigoglioso sommacheto da utilizzare proprio a questi scopi.
Ritenuto un arbusto infestante, tuttavia la varietà siciliana di questa pianta, “Rhus coriaria“, nel secolo scorso ha generato parecchia ricchezza.
Dall’estrazione all’esportazione
Pare che il prezioso tannino, estratto dal sommacco siciliano, fosse molto ricercato ed esportato anche all’estero per via della sua alta qualità e rendimento, tanto da attrare lo spirito imprenditoriale di Vincenzo Florio che si dedicò, tra le tantissime altre, anche a questa attività specifica.
Il mulino del sommacco
Oggi il vecchio mulino ha perso la sua funzione originaria, e risulta privo della struttura sommitale in legno che un tempo sosteneva le pale, così pure del relativo meccanismo di azionamento della mola, presumibilmente in pietra, che stava alla sua base.
Il manufatto si erge sulla scogliera dell’Arenella. Spesso scambiato per un faro in disuso, riesce ancora ad esercitare il suo fascino austero agli occhi di chi lo osserva.
Dove si trova?
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