L’opera dei pupi a Monreale è una pagina delle nostre tradizioni che non è stata abbastanza sviluppata, pochi e brevi cenni di alcuni studiosi che si sono limitati alla sola citazione del luogo e di alcuni personaggi, senza uno studio sistematico e approfondito.
Ricercare le fonti, le testimonianze, raccontare fatti e personaggi che hanno lasciato un segno nella memoria, significa far rivivere il passato nel presente e traghettarlo nel futuro.
La storia
La vicina Palermo con i suoi famosi pupari e la presenza di tanti teatrini dell’opera dei pupi ha fagocitato Monreale, identificata solo per il famoso Duomo normanno, e relegandola a un ruolo marginale o addirittura inesistente.
Ricercare le ragioni di tale scarsa attenzione non è facile, perché pochi studiosi hanno affrontato l’argomento quasi sempre riferendosi ai più attivi e importanti centri di diffusione del fenomeno, ovvero Palermo e Catania.
Per quanto riguarda Monreale, possiamo dividere la storia dell’opera dei pupi in due distinti momenti storici; una prima fase compresa tra le due guerre, epoca in cui gli spettacoli dei pupi rappresentavano l’unico svago per anziani e bambini, che si concluse con la scomparsa dell’oprante Ignazio Munna nel 1939 e con l’inizio del secondo conflitto militare e una seconda fase postbellica, ancora da scrivere e da storicizzare, oggetto della presente trattazione.
Il Maestro Ignazio Munna
Di Ignazio Munna, che tenne un teatrino dei pupi nel Cortile Manin a Monreale ho tracciato un profilo umano e professionale in un’ampia descrizione della sua attività, nelle pagine della testata giornalistica Monrealenews, definendolo il capostipite dell’opera dei pupi a Monreale, la cui eredità culminerà in una nuova stagione teatrale.
Il periodo post-bellico
Trascorsi gli anni della guerra e superata la travagliata fase della ricostruzione, il popolo siciliano desideroso di lasciarsi alle spalle i tristi e nefasti anni e, non avendo molte occasioni d’intrattenimento si appassionò alle storie dei paladini di Carlo Magno raccontate nell’opera dei pupi che, ebbe il suo momento di massima espansione.
La crisi dell’opera dei pupi
Tuttavia la crisi dell’opera dei pupi era alle porte, l’avvento del cinema e della televisione fu accolto con grande entusiasmo, la gente, complice il boom economico riversò tutte le attenzioni su questi innovativi mezzi di comunicazione e di intrattenimento che, spazzarono via tutti gli altri svaghi compresa l’opera dei pupi che ne pagò il prezzo più alto.
In nome della modernità e del progresso, la gente parve dimenticare le proprie tradizioni, considerate storie d’altri tempi e quindi da dimenticare.
L’opera dei pupi subì un duro colpo, le storie dei paladini che un tempo avevano fatto sognare intere generazioni persero il loro fascino, le gesta di Orlando e Rinaldo furono quasi dimenticate; i pupi lasciati nei vecchi e umidi magazzini o in vendita presso antiquari diventarono oggetti da museo, non ebbero più la funzione propria che li caratterizzava.
L’esperienza del teatro dei famosi paladini in Sicilia sembrò concludersi, i pupari furono costretti a vendere i pupi e il materiale scenico dei teatrini; stessa sorte subì il teatro di Ignazio Munna che molto probabilmente fu venduto dalla moglie o dai figli.
Verosimilmente dispersi dall’avvento di una nuova epoca di benessere e di progresso, della storia di Munna per decenni non si trova traccia, c’è un vuoto che si estende oltre gli anni ’70 e precisamente al 1973 anno della riapertura del teatrino nel Cortile Manin per volontà dei figli del Munna, Vito e Vincenzo.
Un nuovo impulso alla tradizione
Il movimento culturale guidato da intellettuali in difesa e salvaguardia delle tradizioni popolari, tra cui Antonio Pasqualino, Antonino Buttitta, Renato Guttuso e Umberto Eco diede nuovo impulso all’opera dei pupi, soprattutto per merito di alcune famiglie di pupari che caparbiamente continuarono a mantenere la tradizione e, così in pochi anni assistiamo alla nascita di numerosi teatrini.
Sulla scia del nuovo e rinnovato interesse di studiosi fu istituito il Museo Internazionale delle Marionette per la conservazione e la salvaguardia di un patrimonio di grande valore.
Gli opranti modificarono le storie e la durata degli spettacoli, rivolgendosi al nuovo pubblico composto da turisti, scolaresche e semplici curiosi.
In quegli anni, a partire dal 1956 mio padre Enzo Rossi aveva cominciato la sua attività di costruttore di pupi presso la bottega di Ciccio Scalisi e come aiutante nel teatrino di Francesco Sclafani e Peppino Celano in vicolo Scippateste a Palermo, successivamente aveva preso in affitto da quest’ultimo un teatrino che impiantò per un breve periodo, in un magazzino in via Duca degli Abruzzi al civico 35 a Monreale.
Fino al 1976 mio padre tenne un teatrino dei pupi nei locali della palestra dell’ex Convitto Guglielmo II sempre a Monreale.
Monreale aveva una sua storia legata al teatro dei pupi e le cose lo sappiamo benissimo non nascono per caso, l’esperienza del puparo monrealese non poteva non essere determinante e incentivante per chi si apprestava a riaprire un teatrino dei pupi.
Il puparo Enzo Rossi
Enzo Rossi unico puparo a Monreale e riferimento per i pupari e gli estimatori di Palermo, invogliò i Munna a riaprire il teatrino facendogli conoscere gli artigiani con i quali aveva rapporti di lavoro, circostanza questa confermatami qualche tempo fa dal puparo Piero Scalisi di Palermo – amico di mio padre e figlio di Ciccio Scalisi maestro di entrambi – che realizzò su committenza i pupi per il nuovo teatrino insieme al padre.
L’arte dei pupari è un’arte antica e preziosa, dietro il fascino del pupo si cela un lavoro che richiede doti non comuni. Manualità e senso estetico le caratteristiche dei maestri pupari, che dotati di estro e conoscenza dei materiali e degli arnesi utilizzati, con il loro lavoro rivivono tanti anni di storia.
Chi era Enzo Rossi
Enzo Rossi nacque a Monreale il 26 marzo 1932, trascorse la sua infanzia tra i vicoli dello storico quartiere Carmine, dove abitavano i suoi genitori e proprio nel cortile Manin, Ignazio Munna nel suo teatrino dei pupi, con abilità e passione faceva sguainare la spada ai suoi cavalieri raccontando storie fantastiche, duelli, battaglie e intrecci amorosi.
L’arte appresa sul campo
Egli imparò il mestiere di puparo non per tradizione familiare, ma per passione, per curiosità e desiderio di conoscenza. Fin da ragazzo aveva frequentato i teatrini dell’opera dei pupi e le botteghe artigiane dei pupari di Palermo.
Quante emozioni, in quelle storie che avevano segnato la sua infanzia, rievocazioni di un mondo fantastico: il ricordo del vecchio puparo resterà indelebile nella sua memoria e segnerà gli anni successivi.
Ha collaborato con i due maestri, come manovratore di quinta nel loro teatrino, in vicolo Scippateste. Sono anni d’intensa lettura, durante i quali approfondisce la conoscenza dei poemi epico cavallereschi, che metterà in scena in un teatrino preso in affitto da Peppino Celano noto puparo cuntista, in via Duca degli Abruzzi.
Inizia la collaborazione con pupari e opranti del calibro di Ciccio Scalisi, Peppino Celano e Francesco Sclafani, per anni Enzo Rossi ha realizzato pupi per il teatro di quest’ultimo prestando la sua maestria di oprante negli spettacoli nel teatro di via Matteo Bonello.
Negli anni ‘70 del secolo scorso recitò nel ruolo di Don Rodrigo in una parodia musicale de “I Promessi Sposi” nel teatro della Chiesa del Carmine a Monreale.
Il teatrino di Enzo Rossi nel convitto Guglielmo II
Negli stessi anni Enzo allestì un teatrino nell’ex Convitto Guglielmo, rimasto attivo fino al 1976. In quegli anni collaborò con i fratelli Munna, che avevano ereditato il teatrino del padre, seguendoli nelle loro tournée.
Nella metà degli anni ’80 conobbe Onofrio Sanicola, oprante di Marineo, erede dei pupari Nino Mancuso e Nino Cacioppo. A Monreale allestì il teatrino Guglielmo nei locali dell’Istituto Sacro Cuore di via D’Acquisto.
Tra i due s’instaurò un sodalizio e una grande amicizia; seppur di diversa formazione: li accumunava la passione per il magico mondo dei paladini di Carlo Magno.
Nel teatro dei pupi la compagnia Sanicola-Rossi rappresentò poemi quali Pipino il Breve, La Rotta di Roncisvalle, La Battaglia di tre contro tre a Lampedusa, episodi dell’Orlando Furioso e dell’Orlando Innamorato, La Gerusalemme Liberata, Ettore Fieramosca, Santa Genoveffa di Brabante e poemi mitologici quali l’Iliade e La Caduta di Troia.
Con la scomparsa di Enzo avvenuta nel 2004, l’attività del teatro subì una dura battuta d’arresto, Sanicola non aveva più il suo amico e compagno di tante battaglie.
Nel dicembre dello stesso anno il teatro Guglielmo ospitò uno spettacolo in memoria del puparo di Monreale, eseguito dai maestri Carmelo Cuticchio, Piero Scalisi e Salvo Bumbello.
La chiusura del teatro Gugliemo II
È stata l’ultima tappa di un percorso leggendario nel solco della tradizione dell’opera dei pupi. Nel 2011 nel totale disinteresse della società e delle istituzioni il teatro Guglielmo chiuse definitivamente.
Ed è proprio nel teatro Guglielmo, luogo di tante avventure e di tante battaglie, che le foto sono state realizzate: l’epilogo di una vita, l’ultimo incontro con i suoi eroi e con il palcoscenico dell’arte dove i sogni si realizzano.
Fotogrammi che racchiudono un’intera esistenza che, rievocano antiche e suggestive atmosfere, pagine di vita quotidiana vissute con grande intensità e passione.
Il ricordo del puparo Enzo Rossi
Sembra, ancora di vederlo nell’ombrosa bottega, luogo della passione e del lavoro, mentre sagoma una corazza o sgrossa un pezzo di legno; immerso nella catarsi di un fare ritmato dai colpi di martello sull’alpacca, dove il tempo sembra fermarsi.
Nell’antro magico riecheggiano gli antichi ferri del mestiere, giorno dopo giorno si concretizzava il sogno di una vita, l’incontro con i suoi eroi, muti compagni di avventure, in attesa di calcare la scena e far sognare il pubblico.
Il passato è racchiuso in questa immagine, in quel pezzo di legno, in quell’incontro di sguardi, un istante che abbraccia l’intera esistenza.
Questa è la storia di un uomo, di un’arte antica, che rivela la passione e l’amore verso il proprio lavoro, un ulteriore tassello utile alla comprensione di un’epoca straordinaria e irripetibile, cui mio padre è stato protagonista e testimone; la conferma di quanto detto all’inizio di questa trattazione, cioè che il passato rivive nel presente, in una rinnovata dimensione temporale, quella attuale, che ci impegna a custodire e tramandare alle future generazioni, la storia dell’ultimo puparo di Monreale, Enzo Rossi.
ndr: con delibera del 12/12/2017, la Giunta Municipale del comune di Monreale intitola una strada comunale ad Enzo Rossi “Puparo”, con la seguente motivazione:
“… valorizzare, attraverso la onomastica, i cittadini monrealesi che si sono distinti nel corso degli anni e che hanno contribuito ad arricchire la cultura del paese…
Assegna il toponimo “Enzo Rossi – Puparo” all’aera di circolazione aventi limiti da via Circonvallazione a campagna, già denominata con la sigla Via M19 A …”.
Dove si trova?
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