La chiesa delle Repentite

La chiesa delle Repentite. Quella in foto è la facciata principale della chiesa, sconsacrata nella seconda metà ‘800, di Santa Maria della Grazia: luogo dove è custodita la misteriosa cripta delle Repentite.

Chiesa di Santa Maria della Grazia
La chiesa di Santa Maria della Grazia, a Palermo

La storia

Erano i primi anni del ‘700 e le “convertite” venivano così accolte nell’ordine monastico ed indicate con il nome di “Repentite”. Alla morte, i loro corpi erano posti all’interno di una cripta che ancora oggi esiste al di sotto della chiesa. L’ambiente ipogeo è tornato alla luce dopo oltre 150 anni di oblio, in seguito ad alcuni lavori di consolidamento della pavimentazione, questi eseguiti nel 2005.

Le Repentite

Chi erano le Repentite? Il nome deriva da “ree-pentite“: si trattava essenzialmente di donne povere, spesso finite a prostituirsi per necessità, le cui vite avrebbero trovato la salvezza in cambio del pentimento. Il loro percorso di redenzione prevedeva una vita di preghiera e di clausura nel monastero di credo francescano di cui la chiesa stessa faceva parte.

Siamo in una traversa di via Roma, esattamente in via Divìsi: nome noto soprattutto ai palermitani non più giovanissimi perchè fino a qualche anno fa, lungo questa strada, vi era una grande concentrazione di venditori e riparatori di biciclette (ormai ne restano solo un paio).

La “Disa” e la via Divisi

Per chi se lo fosse chiesto, pare che il nome Divìsi derivi dalla storpiatura della parola araba “Dayyasin“, che indicava gli artigiani intrecciatori di giunchi: attività manuale molto diffusa un tempo, specialmente in quella zona, grazie alla presenza nei suoi pressi dei fiumi Kemonia e Papireto, le cui sponde erano ricche di questi arbusti. Da queste piante opportunamente lavorate da abili intrecciatori si ricavavano diversi tipi di oggetti di uso comune, ad esempio le cosiddette “coffe“, i cappelli, i fondi delle sedie e le scope, giusto per citarne alcuni. Il nome arabo di questa pianta “dis“, venne poi trasformato nel nostro dialetto in “disa“.

Coffa intrecciata
Coffa intrecciata a mano

Dove si trova?


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