Il Santuario di Santa Rita, in Sant’Agostino, è situato nel centro storico di Palermo, presso il quartiere del Capo, ed è un il luogo eretto a Santuario diocesano, dedicato all’amatissima Santa.
La storia
Ancora oggi, ogni 22 di maggio, giorno della ricorrenza della sua morte avvenuta nel lontano 1457, i devoti giungono al Santuario di santa Rita in pellegrinaggio, da tutta la città, per partecipare al tradizionale rito della benedizione delle rose.
Dopo la cerimonia, i fiori benedetti saranno portati dai fedeli nelle proprie case e lì, gelosamente custoditi, proteggeranno le loro famiglie, tenendole lontane da ogni male o avversità.
La processione di Santa Rita
La domenica successiva al 22 di maggio, per le vie del quartiere, si snoda una solenne processione alla quale si accodano i fedeli per manifestare la loro devozione.
Tra questi, è ancora oggi possibile vedere alcune donne vestite con il tradizionale abito di S.Rita, (un saio nero con il bavero bianco e una cintura benedetta alla vita). Sono le devote che nei 15 giovedì prima del 22 maggio, rigorosamente a piedi scalzi, portano dei grossi ceri accesi al santuario, in segno di riconoscenza per la grazia ricevuta.
Questo avviene dopo che la Santa, in seguito alle preghiere, ha provveduto a far redimere i mariti o fidanzati dal carattere aspro, ma anche violento e/o manesco, “tintu e malu cavatu”. In pratica, dopo che santa Rita ne ha miracolosamente “aggiustato” il carattere.
Santa Rita, l’aggiusta mariti
A questo proposito, più dettagliatamente, la tradizione vuole che le donne del quartiere, sposate o fidanzate, possano rivolgersi alla Santa per ottenere positivi cambiamenti nel comportamento dei loro amati e nella relazione di coppia.
Così, una tra le più comuni richieste di grazia è la fedeltà, oppure l’allontanamento della persona amata, da quelle che sono le cattive amicizie o anche dalle pessime abitudini come il bere o il gioco.
Analogamente, le giovani fidanzate chiedono alla Santa di vigilare sull’onestà dei futuri sposi e sulla loro capacità di assumersi e mantenere gli impegni e gli amorevoli propositi del buon padre di famiglia.
Insomma il desiderio delle donne era che i loro uomini fossero devoti alla famiglia, tenendo a freno quella smania verso il sesso femminile: concetto che tradizionalmente vuole il maschio siciliano, sempre a caccia di “farfalle”.
La santa e i Vigili del Fuoco
Il fercolo con il simulacro della Santa, considerata realizzatrice di cose impossibili ma, come già detto, anche “aggiusta mariti”, durante la processione è condotto per le strade di tutto il popolare quartiere del Capo. Tradizione vuole che venga portato anche all’interno della vicina caserma dei Vigili del Fuoco, dove il suo ingresso è accolto con il suono delle sirene di tutti i mezzi presenti.
Con il suo passaggio in caserma, l’immagine della Santa porta coraggio agli uomini del Corpo, agevolando così il difficile compito che si trovano a svolgere, nel garantire la nostra incolumità.
Chi era santa Rita?
Il suo nome era Margherita Lotti, nata a Roccaporena, frazione di Cascia, (Umbria) nel 1371, e ancora giovanissima, data in sposa a Paolo Ferdinando Mancini, un uomo dal carattere fortemente litigioso e dal quale ebbe due figli.
La vita di Rita non era facile a causa del comportamento del marito. Ma con il suo amore ed il suo fare docile provò a convertirlo a modi più remissivi.
Non si sa se riuscì nei suoi propositi, giacchè in breve tempo il marito fu assassinato. Questo episodio, stava per scatenare la vendetta dei figli che la santa però, con le sue preghiere, riuscì a scongiurare.
Si narra che Rita un giorno, giunta in età avanzata, piangendo chiese a Gesù in croce di avere almeno una piccola parte delle sue sofferenze, e fu accontentata. Infatti, una spina della corona del Cristo le ferì la fronte, facendola sanguinare copiosamente, fino a provocarne morte.
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