Il villino Florio all’Olivuzza

Il villino Florio è un bellissimo edificio monumentale, voluto dalla famiglia Florio e destinato a Vincenzo Jr, giovane rampollo di famiglia, fratello minore di Ignazio Jr e ideatore della Targa Florio.

Vincenzo Florio Jr
Vincenzo Florio Jr

Eretta in una zona di Palermo conosciuta come l’Olivuzza, nei pressi del palazzo della Zisa, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 (1902), la villa è opera dell’attenta progettazione dell’architetto Ernesto Basile.

Villino Florio all'Olivuzza
Il prospetto principale del villino Florio

La storia

Le sue forme sono il risultato di un mix architettonico di grande fascino, che sintetizza stili e motivi diversi, dal medievale al rinascimentale, senza far mancare le note barocche. Così come lo sono alcuni elementi inseriti tipici dell’architettura nordica, come le torrette, caratteristiche nei castelli della Loira. Il risultato è un insieme molto armonioso che ricorda parecchio da vicino l’aspetto dei castelli delle fiabe.

Villino Florio - prospetto laterale
GiuseppeT, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Villino Florio – prospetto laterale e scalone di ingresso

Lo stesso Basile, si è occupato di progettarne anche gli arredi interni, dando mandato alle abilissime mani delle maestranze della ditta Ducrot per la loro realizzazione. Le bellissime pitture decorative sono opera di Giuseppe Enea ed Ettore De Maria Bergler, tra i principali esponenti della pittura Liberty dei primi del ‘900. Non ultime per bellezza e gusto, le raffinate vetrate artistiche realizzate da Salvatore Gregorietti, autore delle decorazioni dei foyer del teatro Politeama Garibaldi e di Sala dei Gonfaloni a Palazzo delle Aquile.

Villino Florio all'Olivuzza
Le raffinate decorazioni degli interni

Nella storia di questo meraviglioso edificio non è mancato, purtroppo, un periodo buio coincidente con il declino delle molteplici attività della famiglia Florio.

L’incendio

Ciò diede inizio ad un lungo periodo di abbandono a partire dall’immediato dopoguerra. Abbandono che precedette il verificarsi di un gravissimo incendio, di origine dolosa, causato da “mano ignota” nella notte tra il 23 ed il 24 novembre del 1962.

In pratica, anche il villino Florio, non venne risparmiato dalle azioni criminali perpetrate in quegli anni dagli autori del cosiddetto “Sacco di Palermo“. Ma, fortunatamente, è riuscito a sopravvivere anche a questo flagello, evitando l’abbattimento.

L’incendio, purtroppo danneggiò irrimediabilmente buona parte degli interni, compromettendo anche le strutture murarie.

L’acquisizione

Nel 1984, la villa Florio, già nella disponibilità dell’Ente per i Palazzi e le Ville di Sicilia, (posto in liquidazione), venne acquisita dalla Regione Siciliana, che solo nel 1995 decide, come da progetto, di avviarne il restauro per farne sede di rappresentanza di un suo dipartimento, oltre a dedicare alcuni spazi a museo della Belle Epoque. Restauro che si protrasse fino al 2000.

Ma soltanto nel 2009, il villino è aperto alle visite, mostrando a tutti il suo fascino e le bellezze di un tempo, ora ritrovate.

Il ripristino filologico del giardino

Un successivo necessario restauro, realizzato nel 2015, ha avuto un esito molto discusso. In quella occasione, oltre alle opere di rimessa in pristino del necessario, è oggetto dei lavori anche il bellissimo giardino, il cui aspetto viene modificato, come da progetto, soprattutto dall’eliminazione di numerose piante, e dalla conseguente riconfigurazione degli spazi ormai resi vuoti.

Da una nota dell’Ente Regionale si legge:

“Il progetto si è avvalso di un preliminare studio storico del giardino e di una minuziosa ricerca di documenti grafici e fotografici. L’intervento è stato finalizzato al ripristino dei differenti profili del terreno, delle essenze, dei volumi, dei giochi di colore, delle spaziature e delle altezze. Oltre alla rideterminazione delle pendenze, delle pavimentazioni dei viali e delle bordure delle aiuole e degli arredi decorativi rimasti, si è proceduto anche al ripristino delle vedute prospettiche del Villino, negate dalla crescita di essenze arboree non originarie.”

Tuttavia, sugli esiti di tale intervento non tutti furono d’accordo, e da questo ne scaturì un’accesa contestazione. Il particolare che fece maggiormente discutere fu la sistemazione dell’area prospicente lo scalone della villa, con funzione di corte. Area che prima appariva densa di piante, che in buona parte sono state rimosse in favore di un semplice tappeto di terra battuta (tufina) delimitato da aiuole.

Villino Florio all'Olivuzza
Il ripristino filologico del giardino (prima e dopo)

La villa è oggi visitabile esclusivamente in occasioni selezionate, solitamente inserite in percorsi guidati all’interno di manifestazioni come “Le vie dei Tesori“.

Dove si trova?


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