Pietro Fudduni era famoso per le sue risposte lapidarie e, spesso, crude e irriverenti. Privo di tatto si direbbe oggi. Si, è vero.
Di umili origini, un semplice pirriaturi, (spacca-intaglia-pietre). Si diceva che spendesse interamente in osteria i pochi soldi guadagnati con il suo modesto lavoro e questo, agli occhi di tanti, faceva di lui un pocodibuono.
Ma la sua era “vucca ri virità“, sempre pronta a dar pane al pane e vino al vino, in modo schietto, senza mezzi termini, e su qualsiasi argomento di discussione.
Pietru era anche un poeta capace di incarnare lo spirito del popolo, i suoi malcontenti e la sua creatività. E con la sua capacità dialettica, sempre diretta e rimata, sfidava spesso i potenti, tanto da diventare ben presto un acclamato difensore dei poveri, scagliandosi con le sue rime contro i soprusi e le soperchierie da questi ultimi subiti.
La storia
Si narra che Pietru Fudduni pur essendo un cattolico credente, difficilmente lo si vedeva in chiesa, perché la sola presenza di “monaci e parrini” lo irritava. Questo, specialmente dopo la clamorosa lite con un prelato che non lo volle pagare per un lavoro commissionatogli. Infatti Pietru era solito ripetere: “A monaci e parrini sintitici ‘a missa e stuccatici li rini!”.
Molto descrittivo del suo essere, tra i tanti, è questo aneddoto abbastanza conosciuto:
Un tale, una volta, incontrandolo, gli domandò: “Qual’è ‘u megghiu muccuni?” – “L’ovu” – gli rispose Pietru, e tirò avanti per la sua strada. Dopo alcuni anni, i due tornano ad incontrarsi, e: – “Cu chi?” – volle sapere il primo. – “Cu’ ‘u sali” – rispose all’istante il Poeta.
L’aneddoto, vero o creato che sia, vuole dimostrarne oltre l’arguzia, anche la sbalorditiva memoria del nostro Pietro.
Vinci a scienza o a natura?
Un giorno Pietro Fullone venne a contrasto con l’abate Meli, e materia del contendere era se la vincesse la scienza o la natura.
“Meli, l’artista, volendo dare pubblica prova all’avversario, fece porre al centro di Ballarò un pianoforte a coda e illuminare con candelabri la tastiera e lo spartito sul leggio.
A tarda sera, quando tutto il popolo si fu raccolto, tirò fuori da una cesta quattro gatti che, ritti su quattro sgabelli, fecero una sonata ad otto zampe, mirabile per effetti timbrici e limpidità d’esecuzione.
Poiché a nessuno passava per mente che l’eseguir sonate fosse nei mici naturale istinto, a tutti parve che il Meli avesse ragione.
Ma Follone non s’arrese: sfidò il rivale a ripetere l’esperimento l’indomani, nello stesso luogo e alla stessa ora. Non avevano ancora i gatti sgranchito e stirato gli arti anteriori per predisporli all’esibizione che una forza superiore sembrò trascinarli in mezzo alla folla, a velocità vertiginosa.
Un solo sorcio, per nulla addestrato, aveva vanificato un lungo ammaestramento.
Il Meli, del resto, avrebbe potuto essere facile profeta dell’inanità dei suoi sforzi se fosse tornato ai suoi libri, che in mille modi e per mille voci gl’insegnavano che non c’è forza capace di resistere all’imperio della natura. Ma questa, di domar la natura, è incoercibile tra le illusioni“
I duelli di Pietro Fudduni
Altri aneddoti, vedono ancora “duellare” poeticamente Petru Fudduni e l’abate Meli, anche se i due, in realtà, non erano contemporanei. Meli, però, ne scrisse come se lo fossero. E questo generò un pò di confusione.
Si dice che molti dei suoi interlocutori, fossero colti e onniscenti e che spesso lo sfidassero con domande pungenti e tendenziose. Ma Petru, impassibile, rispondeva sempre per le rime… e che rime!
Le sue sfide videro importanti poeti suoi avversari, a cominciare dal D’Avila, il Passalacqua, il Pavone, lo Stivala, il dotto di Tripi e molti altri. Ma lui vinse sempre, tranne una volta. Fu una sfida memorabile, quella. L’unica in cui il suo avversario, tale Cieconato di Ispica riuscì a metterlo nel sacco. (Potete leggerne qui.)
Di Pietro e del suo mito ne scrissero in tanti: il Vigo, il Pitrè, il Mongitore, l’Auria, l’Emiliani-Giudici, il Gallo, il Boglino, il Piola. Collocandolo in momenti diversi, in questo o in quel contesto, anche contro le regole del tempo e dello spazio. Come se possedesse il dono dell’ubiquità.
Domanda a Pietru Fudduni:
“Tu chi ssi Petru di tutti li petri
chi ffa li petri longhi tunni e quatri,
li sordi chi guaragni cu sti petri
chi nni fai ca si arridduttu comu un spinnaquatri?”Risposta di Pietru:
“eu sugnu petru di tutti li petri
fazzu li petri longhi tunni e quatri
li sordi chi guaragnu cu sti petri
mi li manciu cu dda buttana di to matri.”Palermo, a.d. 1650 circa …
Ancora oggi, Pietru è ricordato nella toponomastica della città di Palermo, con una via a lui intitolata nel quartiere Capo. Suo Luogo di nascita. Pietru è morto a Palermo, il 22 marzo 1670.
Dove si trova?