I racconti del Corso dei Mille

I racconti del Corso dei Mille sono un gentile omaggio di Daniele Billitteri, oggi tra le pagine di Amici di Cara Palermo con questo suo bel racconto. Onoratissimi di ospitarlo.

Meteobilli
Daniele Billitteri ed il suo Meteobilli su Facebook

Daniele Billitteri è nato a Palermo nel 1951. Ha cominciato a lavorare come cronista al giornale L’Ora quando aveva 19 anni. Per oltre vent’anni ha lavorato al Giornale di Sicilia. E’ autore di numerose pubblicazioni, di opere teatrali e delle “cantate” messe in scena dal teatro Ditirammu. Ha vissuto sempre a Palermo, dividendo il tempo tra il lavoro, la famiglia e la cucina, sua grande passione. Ma la sua magia più importante è “Meteobilli”, un gruppo Facebook che conta migliaia di iscritti che non escono da casa se prima non leggono le sue simpaticissime ed azzeccatissime previsioni del tempo.

La storia

Una giornata ca ci volevano i piccioli per guardarla, di prima mattina si appresentarono Giovanni “u ‘ngrasciatu” e Bastiano “a signorina”. E mi dissero: “Grande capo Dente Funciuto dobbiamo fare una cosa ammucciuni”.

Ora penso che vi debbo spiegare qualche cosa. In primis io non ero capo di niente e per i miei amici era uno spottimento perché mio patre era commerciante e aveva già la machina 1100 modello 103 targata Palermo 17117 (troppi 17 nella targa come infatti finì male).

Dente funciuto

Dente Funciuto era la mia nciuria a motivo del fatto che avevo i denti davanti a cunigghiu e mi uscivano un poco dalla funcia. Purnondimeno (vedete che bella parola che mi insegnai?), veniamo al motivo di questa chiamata.

“Dente Funciuto – mi spiegò “a signorina” – io e “u ‘ngrasciatu” abbiamo scoperto una cosa pericolosissima e vogliamo che la talii pure tu”.

La tacca

Dovete sapere che, nella tacca, io ero l’unico che si appresentava puntuale al Michele Amari in via Ingrassia dove c’era il maestro Romeo che ci insegnava a leggere e a scrivere ma pure a campare.

Gli altri per andare a scuola ce li dovevano portare con la camionetta della questura di cui erano ‘ngoranti con la ‘NGO maiuscola. Per questo, ogni volta che non sapevano che pesci pigliare, pensavano che il pescatore ero io. Bontà loro.

Santa Maria di Gesù

Camminammo almeno un’ora in mezzo ai giardini e arrivammo fino alla zona di Santa Maria di Gesù. Non avevamo preso le pattine perché per andare dove dovevamo andare, dovevamo passare in mezzo ai piedi di manderini tardivi dei Ciaculli.

A un certo punto arrivammo in un pezzo di terreno dove c’era una baracca come quella dove in campagna si posano le pale, i cati, i zappuni.

Noi eravamo messi un poco distanti dietro una siepe di more piena di passoloni. “U ‘ngrasciato” mi fece segno di stare zitto e dopo un poco dalla baracca uscì un piccotto trentino vestito di campagna.

Lei era bedda come il sole

Io taliavi ai miei amici come a dire: “E allora?”, e iddi mi fecero segno come a dire: “Aspetta”. Mentre assaggiavo qualche mora (buonissime), il picciotto tornò ma non era solo. Con lui c’era una picciotta che, parola d’onore, era bedda come il sole. Entrarono nella baracca e si chiusero dentro.

Ma dov’era la cosa pericolosa? “A signorina” mi spiegò che il picciotto era latino. “Latino? E che viene a dire?”. “U ‘ngasciato” mi spiegò: “Vuol dire latitante, ricercato dei sbirri”. “Ah, ecco. E che volete fare?”. “Non lo sappiamo “Dente Funciuto”. Per questo abbiamo cercato a te”.

Bell’affare. Quella era una zona che era quello che era. Tanti anni prima mio patre, quando ancora non aveva conosciuto a mia matre, se n’era andato iardini iardini con una picciotta a motivo di urgente trosgrosò.

Il patrone del terreno e la scopetta

Ma erano stati visti dal patrone del terreno che ci parse grande mancanza di rispetto e decise che per questo a me patri ci doveva sparare.

Per fortuna mentre andava a prendere la scopetta incontrò a uno “importante” che ci spiegò a quello che la cosa non era tanto grave e che sicuramente mio patre non sapeva di chi era il terreno dove era andato per il trosgrosò.

Fu così che si salvò la vita. Ma lo seppe dopo molti anni.

La spiegazione

Ci pensai un poco: “Amici miei, secondo voi dovremmo andare dai sbirri a dirci tutte cose?”. “A signorina” rispose: “Siamo picciriddi, manco ci fanno entrare. E poi come ce la spieghiamo questa cosa alla famiglia?”

“Giusto, risposi. Io non lo so che cosa ha fatto quel cristiano. Magari ha pure ammazzato a qualcuno. Non lo so. Ma uno che pensa alla zita pure mentre è latino, tanto terribile non deve essere. Allora andiamocene alla panelleria e vi spiego che cosa dobbiamo fare”.

Intanto scoprimmo che il picciottto era solo un latro tiratore di portafogli negli autobus. Ma ancora non aveva imparato bene e quasi lo avevano preso ma lo avevano riconosciuto. Per questo si era dato latino.

L’avvertimento anonimo

Nella panelleria ci siamo fatti dare un giornale L’Ora della sera prima e abbiamo cominciato a ritagliare le lettere dei titoli per scrivere il secuente messaggio: “Ci dice a suo figlio che il posto dove si nasconde non è buono e che non si porta la zita se se la vuole sposare”.

Così mettemmo il biglietto in una busta e ce lo infilammo sotto la porta a casa della matre del picciotto latino.

Dopo una simanata, con lo stesso sistema, abbiamo spedito una lettera ai carrubbunieri di Ciaculli: “Se cercate a Nome e Cognome, lo trovate in menzo ai menderini”.

Abbiamo saputo che poi il picciotto si costitui e passò una para di mesi in carcere. Poi uscì e decise di cambiare mestiere. Si aprì una putia di bicigrette dove noi andavamo sempre a prendere le camere d’aria che lui doveva buttare e che a noi ci servivano per fare le fionde.

Ovviamente lui non sapeva chi era Dente Funciuto. Non ebbe più problemi con la legge e con la sua bellissima moglie fece figli e nipoti. Che ci posso fare? Al lieto fine ci tengo.

Daniele Billitteri


Ringrazio Daniele Billitteri per la sua simpaticissima storia a lieto fine, che è un vero onore ospitare tra le pagine di Amici di Cara Palermo. Approfitto per ricordare che questa, come tantissime altre sue, potrete trovarle su Facebook, nel gruppo Meteobilli.

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