Le sarde a beccafico

Le sarde a beccafico o, meglio, “Sardi a beccaficu” è il nome di una specialità gastronomica palermitana, in realtà molto diffusa in quasi tutte le province siciliane, soprattutto in quelle bagnate dal mare.

Sardi a beccaficu o sarde a baccafico
Un gustosissimo piatto di sardi a beccaficu

La storia

Il nome della gustosissima specialità deriva da quello di una specie di graziosi uccelletti: i baccaficchi.

Si tratta di volatili le cui carni, nel XIX secolo, erano ritenute molto pregiate. Animaletti che una volta cacciati, soprattutto dai nobili che potevano permettersi di dedicare del tempo alle attività “sportivo-venatorie”, solevano finire sulle loro tavole, in piatti preparati dai bravissimi monsù.

La particolare pietanza veniva spesso condita con le stesse viscere dei beccaficchi, che avevano normalmente un sapore dolciastro a causa del contenuto zuccherino risultato della loro alimentazione.

Una volta preparati, i beccafichi venivano impiattati con le piume della coda rivolte all’insù, così da poterli afferrare facilmente con due dita e portarli alla bocca, senza sporcarsi troppo. A farla breve, come già detto: era cibo per soli ricchi.

Ma la gente del popolo si sa, non si è mai persa d’animo, ed è sempre stata brava nel trovare valide alternative a quasi tutto, e a costi sostenibili. Questo succedeva spesso anche a tavola. E, infatti, anche in questo caso c’è riuscita e, bisogna dire, senza rinunciare alla bontà.

I Sardi a Beccaficu nacquero così

Fu così che la creatività e l’inventiva del popolo, trovò l’alternativa nelle sarde. Si, il pesce azzuro, tanto abbondante e a buon mercato che, preparato in un certo modo, diede vita ad un piatto che pur imitando la prelibata pietanza dei rinomati monsù, non aveva nulla da invidiare a questa.

Nacquero così le sarde a baccafico, dove le carni degli uccelletti venivano sostituite da quelle dalle sarde e le loro interiora da un mix di pangrattato, uva passa e pinoli. Un espediente, questo, che ci ha regalato un piatto a buon mercato, dalla bontà straordinaria.


Ma volete che dopo averne parlato non vi suggerisca la ricetta? Cominciamo.

1 kg di sarde
150 g di pangrattato
3 cucchiai di pecorino grattugiato
2 acciughe sotto sale
1 ciuffo di prezzemolo
30 g di pinoli
50 g di uvetta
2 limoni
zucchero
olio extravergine
foglie di alloro
sale
pepe

Preparazione

Per prima cosa, fate riposare l’uvetta per mezzora in acqua tiepida, per poi asciugarla bene con un foglio di carta assorbente.

Nel frattempo deliscate le acciughe e dissalatele sciacquandole in abbondante acqua corrente. Dopo averle asciugate, fatele sciogliere sul fuoco moderato con poco olio.

Poi scaldate 2 cucchiai di olio in una padella dove farete dorare il pangrattato.

Quindi, mettetelo in una terrina, tenendone da parte un cucchiaio.
Unite l’uvetta già asciugata, i pinoli, le acciughe sciolte nell’olio, il prezzemolo tritato ed il pecorino.
A questo punto, aggiungete sale e pepe secondo gusto personale. Amalgamate bene tutto, incorporando, se necessario, altro olio.

Adesso potete pulite le sarde, eliminando testa e lische ma mantenendo le code. Lavatele, asciugatele. stendetele su un piano e aggiungete un pizzico di sale.

Distribuite su ciascuna sarda una parte del composto preparato prima, infine arrotolate, formando degli involtini, avendo cura di tenere le code all’insù.

Per questa operazione potete aiutarvi con degli stuzzicadenti che potrete elminare a fine cottura, oppure preparando degli spiedini di 3 o 4 sarde ciacuno, alternando con foglie di alloro e fettine di limone.

Mettete le sarde arrotolate, o gli spiedini, una vicino all’altra in una teglia unta, alternando sempre con foglie di alloro e fettine di limone.

Finita questa operazione bagnate il tutto con del succo di limone e cospargete con il pangrattato rimasto e un pizzico di zucchero.

Infine, mettete in forno preriscaldato a 200°, per circa 15 minuti.

Dopo il tempo di cottura la specialità sarà pronta da servire in tavola, per la gioia di tutte le papille gustative… nessuna esclusa.

Buon appetito!

Dove si trova?


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