Il mago dei gelati – Graditissimo ospite di “Amici di Cara Palermo” un autore, appassionato della storia della nostra città. Un palermitano che ci racconta un aneddoto legato alla sua infanzia. Una testimonianza ambientata negli anni ’70 nel quartiere dell’Arenella, dove ha vissuto.
La storia riguarda un personaggio allora molto noto, grazie alle sue gustose e fantasiose specialità.
Stiamo parlando del “Mago dei Gelati”.
Il nostro amico è Toni Gagliano. E Cara Palermo è lietissima di ospitare il suo racconto:
Care amiche e amici di Palermo, avete mai sentito parlare del gelato al gusto dei ricci di mare? No?
Beh, ciò può significare tante cose: intanto che siete nati dopo gli anni ’70 e che, molto probabilmente, non avete avuto i natali in una borgata di Palermo che si chiama Arenella.
Ma ciò di cui sto parlando non era conosciuto soltanto agli abitanti di questa borgata marinara, la fama di una gelateria artigianale valicò, a quel tempo, quei confini delimitati dal Grand Hotel Villa Igea, da una parte, e dal Cimitero dei Rotoli dall’altra.
Questa gelateria si chiamava “Al Mago dei Gelati”
La storia
Fino a qualche anno fa nello stesso luogo, in via Papa Sergio I°, angolo con via San Vincenzo dé Paoli, esisteva un bar pasticceria gelateria che, però, non ha raggiunto certamente i fasti del passato.
Il titolare allora era il signor Vincenzo La Ferla, chiamato tout-court U Zu Vicé, il quale aveva un aspetto da tipico siciliano da film: capelli neri impomatati, baffetto da sparviero, pancetta prominente.
La moglie, la signora Giuseppina, stava sempre alla cassa (spesso pranzava mentre stava lì!) e aveva l’atteggiamento di un maresciallo da reggimento, credo che i dipendenti avessero più timore di lei che del marito.
A proposito di dipendenti, ce n’era uno che merita in questo racconto un posto di rilievo.
Non ho mai conosciuto il suo vero nome, ma per tutti gli abitanti del quartiere lui era semplicemente Paliddu!
Paliddu, il tuttofare
Paliddu era un tipo singolare, alto e magro come una canna, volto emaciato, aspetto trasandato e, poverino, ignorante come la calia.
Ma lui là dentro era l’uomo tuttofare, stava al laboratorio, stava al bancone, era l’uomo di fatica per eccellenza, ed era pure, spesso e volentieri, oggetto di scherno degli abituali clienti paesani.
Spesso U Zù Vicé lo mandava in giro per la borgata con una carrettella per fargli vendere cornetti o rosticceria varia e ogni tanto, da qualche gruppetto di picciotti scanazzati, si alzava un grido: “Paliddu! N’ai cartuocci?”
E alla sua risposta affermativa seguiva immediatamente la replica: “E allura va’ sparati!”. Al Mago dei gelati vi lavorarono, nel tempo, diversi operai, perlopiù della borgata, in particolare ne ricordo due che erano fratelli e che furono tra i più duraturi e affezionati: Pino ed Enzo Flores.
I segreti del Mago
Il Mago dei gelati salì alla ribalta palermitana grazie ai tanti e variati gusti di gelato che proponeva alla sua affezionata clientela.
Chi andava verso Mondello (o al ritorno) non poteva esimersi dal fermarsi a prendere un gelato con tutta la famiglia, anche i bambini da lontano riconoscevano l’insegna del “Mago”.
E forse “U zu Vicé” era veramente un mago, un alchimista d’altri tempi…
Famosi erano le varietà inventate o reintrodotte da quell’artigiano: cannella, mellone, stracciatella, banana, ecc.. Bacio, sette veli e altri gusti più moderni erano ancora da venire.
Il gelato al gelsomino
Ma tra i tanti gusti offerti ce n’era uno veramente particolare che mai più ho avuto il piacere di gustare: il gelato al gelsomino!
Il gusto gelsomino era uno dei fiori all’occhiello del Mago, a prescindere che piacesse o meno, ma era la prova lampante, anzi, mangiante che c’era veramente della magia in ciò che si produceva in quella gelateria!
Ma torniamo a quanto ho scritto all’inizio del racconto.
U zu Vicé
Proprio perché preso da questa onnipotenza creativa, un giorno u zu Vicé decise di sperimentare l’impossibile: il gelato al gusto dei ricci di mare!
A quel tempo i nostri mari erano popolati da colonie di ricci, senza andare troppo lontano, nella nostra Arenella se ne pescavano a migliaia.
Il mare e i ricci dell’Arenella
Molto pescose erano le acque antistanti l’Ospizio Marino (l’Ospedale Albanese) e la Villa Igea, in prossimità della famosa Grotta della Regina. Quindi la materia prima, a quel tempo, non mancava di certo e, fra l’altro, a costo notevolmente inferiore rispetto ai nostri tempi.
Premesso che vado matto per i ricci di mare, devo però dire che assaggiai soltanto una volta quel tipo di gelato e non mi piacque per niente.
Credo che, in effetti, aldilà della ghiotta novità, il gelato in questione non incontrò i gusti degli abituali avventori, tant’è che da lì a poco non venne più prodotto, né venne più richiesto. Ma certi esperimenti di gelateria facevano elevare l’ego del nostro mago nostrano tant’è che si vantava dicendo: “Iu, si vuogghiu, fazzu u gelatu puru ri cristiani!”. Grande Zù Vicé!
Il triste declino della gelateria
Verso la fine degli anni ’70 la gelateria cominciò ad avere problemi economici, il suo declino coincise con la contemporanea nascita in città di decine di gelaterie, nuove nell’arredamento e nella concezione, con nuove varietà di gelato che spuntavano all’orizzonte.
U zu Vicé non riuscì a tenere aperta la sua gelateria (si vociferava che non fu soltanto per problemi economici…) e si trasferì alle pendici di Monte Pellegrino (esattamente al cosiddetto “Peri ‘a Scala) realizzando in quel luogo una baracca e continuò ancora per qualche anno l’attività, seguito dalla moglie e dal vecchio fedelissimo Paliddu.
Il ricordo del Mago
Adesso a distanza di qualche decennio i ricordi si sovrappongono, i ricordi di un bambino prima, di un ragazzo dopo e di un giovane ancora più tardi e, sicuramente, qualcosa mi sfugge. Quei ricordi di bambino spensierato, di quel tempo quando un cono con gelato costava trenta lire e una brioche con gelato e panna venti lire in più!
E se i giovani di oggi, che qui mi stanno leggendo, faticano a fare i conti con la vecchia lira, li aiuto subito dicendo che stiamo parlando nell’ordine dei due-tre centesimi di euro… non so se mi spiego!
Ancora oggi, a più di quarant’anni di distanza, in certe notti d’estate, quando la brezza marina porta con sé il profumo dei fiori di gelsomino, mi sembra di essere lì, con il mio cono di gelato, nella mia Arenella.
Addio Zu Vicé. Addio Paliddu. Chissà se dove siete adesso avete aperto un altro “Al Mago dei gelati”, chissà se avete inventato altri gusti, chissà se la signora, eternamente alla cassa, fa pagare a tutti, indistintamente, a diavoli e santi…chissà!
Pensateci pure voi, amici, al Mago dei gelati quando sentirete nell’aria il profumo di gelsomino!
Nella foto (tratta da un post di Francesco Anello su “L’Arenella che… vorrei!!”) da sx:
il signor Vincenzo La Ferla detto ‘U zù Vicé o altrimenti ‘U Dutturi (titolare dell’attività); Benedetto Lisciandrelli (mio compagno alle scuole elementari); i fratelli Pino ed Enzo Flores (sin da bambini dipendenti del bar). La foto, probabilmente, fine anni ’60 – inizio anni ’70.
Dove si trova?
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