Taninu u cacauova e Cicciu u sucapruna. La ‘nciuria

La ‘nciuria affonda le sue radici in epoche lontanissime. Ma, quasi inaspettatamente, continua a sopravvivere pure ai nostri giorni.

Curiosando sull’etimologia della parola “‘nciuria“, si scopre che un tempo questa aveva accezione fortemente negativa, derivando da “ingiuria” dal latino “iniuria(m)”, che significa “fuori legge”.

Quindi più che un soprannome era un vero e proprio epiteto negativo che, per varie ragioni, si attribuiva ad una persona.

C’è da dire però che con il tempo, nella nostra bella Sicilia, il senso della ‘nciuria si è molto “addolcito” e questa ha finito per assumere, nell’uso comune, il valore di semplice soprannome o di curioso nomignolo.

La nostra terra di Sicilia
La nostra bella terra di Sicilia

Viene in nostro aiuto Wikipedia, nella versione in lingua siciliana, che riporta testualmente: “Lu peccu o pèccuru o nciùria è nu suprannomu, n’appillativu schirzusu o nciuriusu datu a na pirsuna, ca pigghia ginirarmenti spuntu di particulari carattirìstichi o difetti fìsichi o dû cumpurtamentu“.

Così ne scrissero Barbera e Camilleri

C’è ‘nciuria e inciuria, ma la ‘nciuria siciliana è ‘natra cosa” diceva il compianto Renzino Barbera. E, dell’uso della ‘nciuria, ce ne ricorda pure un altro grande, Andrea Camilleri, che nel suo “Un filo di fumo” precisa: Don Gerlando che era ‘ngiuriato come “u grecu”.

La storia

Tanti anni fa, era usanza comune, soprattutto nei piccoli centri, ma non solo in quelli, utilizzare la cosiddetta “‘nciuria” per indicare una specifica persona.

Questa specie di nomignolo, una volta affibbiato a qualcuno, gli restava attaccato addosso per tutta la vita. In alcuni casi anche oltre, perchè si poteva tramandare per generazioni, di padre in figlio. Quando, la ‘nciuria, non era addirittura estesa a tutti i componenti di una specifica famiglia.

Come nasceva la ‘nciuria

La ‘nciuria poteva trarre origine dal sempice diminuitivo/vezzeggiativo del nome, o dall’aspetto fisico di un determinato soggetto cui veniva affibbiata. Ma anche dal mestiere che questo, o la sua famiglia, tradizionalmente svolgeva, oppure, dalle sue abitudini o, magari, dalla sua provenienza: tutte caratteristiche “‘nciuriabili”. Poi, certo, potevano nascerne ‘nciurie carine ma, a volte, anche abbastanza “pesanti”. Però, la ‘nciuria questo è.

Così ad esempio “u russu” per indicarne il colore dei capelli, u ngrasciatu (questa si commenta da sè) oppure u puvirieddu. Ma anche u Murrialisi, u pazzu, piuttosto che u cani, u pisci, u cavaddu, ecc, ecc… Qui la fantasia non è mai mancata.

Quindi, in paese, parlando ad esempio di Cicciu u pazzu, piuttosto che di Giuvanni u russu, si sapeva esattamente chi si stava indicando.

La ‘nciuria come il nome

Tanta era l’importanza della ‘nciuria, che questa spesso sostituiva il vero nome di una persona. Per cui, nei piccoli centri, ma anche nei quartieri popolari delle città, nominando “u ‘ngrasciatu” si sapeva subito a chi ci si volesse riferire. Anche omettendone il nome.

I miei ricordi

Ricordo personalmente di un certo Taninu u cacauova e di un Cicciu u sucapruna. Come pure di un indimenticabile Totò u piritaru, la cui caratteristica molto “rumorosa”, al tempo lo rese abbastanza noto tra i vicini.

Totò, che soffriva di un’insistente flatulenza, aveva la bella abitudine di mettersi a riposare nella “seggia a sgraio”. E così, dal balcone del terzo piano che dava nel cortile interno, con i suoi rumorosi “respiri”, allietava le sere d’estate dell’intero condominio. Ricordo perfettamente il rimbombare delle “cannonate” tra le mura del cortile, che era chiuso da tutti e quattro i lati. Un palcoscenico e una cassa armonica perfetti per le sue “sparatorie” che il nonno, a volte scambiava per un film western alla TV.

Puccinculu

Ultimo tra i miei ricordi, stavolta d’infanzia, un certo “Puccinculu“: un ragazzino irrequieto il cui vero nome non mi è mai pervenuto. La tipica piccola peste del quartiere che faceva parlare di sè ad ogni buona occasione. Era lui che “arruccava u palluni”, lui a “futtirisi a bicirietta“, lui a “spardari i figurine” degli altri ragazzini. Insomma Puccinculu non stava mai con le mani in mano, ma passava giornalmente alla cronaca del quartiere, come un bel “cocciu ri tacca“. Conosciuto pure dai negozianti della zona che, malgrado la tenera età, non lo amavano molto, proprio a causa delle sue “marachelle”. Dall’innata irrequietezza che gli era propria, nacque la ‘nciuria che l’accompagnava.

La ‘nciuria e le donne

Mi viene in mente il ricordo di una ‘nciuria, che in realtà era quasi un nome d’arte, un tempo molto noto in città, soprattutto tra il pubblico maschile: chi si ricorda ra Trimmutura?

Un dato curioso fa emergere che nella stragrande maggioranza dei casi le ‘nciurie venivano affibbiate soprattutto agli uomini, e solo in misura minore alle donne. Però, per quanto non possa fare testo, nella mia limitata esperienza un paio di esempi di donne ‘nciuriate ce li ho. A parte la nota Trimmutura, i miei ricordi passano da una certa Giusy a mafaldina, banconista in un panificio, per giungere ad una tale Sarina a strafalaria, bidella in una scuola elementare.

Dalla ‘nciuria al cognome

Ma facciamo un balzo indietro nel tempo. Pensate, ad esempio, che l’uso del cognome in Italia divenne necessario solo dopo il 1564, l’anno cioè in cui i parroci furono obbligati dal Concilio di Trento a riportare in un apposito elenco nome e cognome di tutti i bambini battezzati. Fino ad allora, la ‘nciuria faceva veramente la differenza nel distinguere le persone. E grazie a questo obbligo, molte delle ‘nciurie allora in uso divennero cognome.

Il valore della ‘nciuria

Ma non finisce qui. In quegli anni, la popolazione subiva un decremento notevole, a causa di epidemie, malattie, carestie e quindi anche semplice fame. Ma, negli anni successivi, quando la popolazione tornò a crescere, malgrado l’uso del cognome ricominciarono a verificarsi casi di omonimia; per risolvere i quali, si dovette ricorrere un’altra volta all’uso della ‘nciuria.

Questo problema, che con il tempo era diventato frequente, suggerì l’uso della ‘nciuria di famiglia, tra i dati identificativi delle persone. Quella ‘nciuria che era già diventata un vero elemento “onomastico“. Ciò, aveva una ricaduta positiva nell’aspetto pratico, perchè, come già detto, andava facilmente a risolvere i problemi di omonimia.

Così, ad esempio, capitava di dichiarare che nella via “Tal dei Tali” abitava un certo sig. “Parrini Alfonso, detto (o inteso) fofò”, nato a …., il ….., che così non poteva più venire confuso con l’omonimo “Parrini Alfonso detto u musicista”, magari con identici dati anagrafici del primo ma, di fatto, persona diversa.

Insomma, l’uso della ‘nciuria svolgeva una funzione che oggi è propria del codice fiscale.

La ‘nciuria anche sui social?

Col tempo e la sopravvenuta modernizzazione, le cose sono cambiate e questa abitudine, fatta qualche eccezione, è venuta meno. Ma nell’era di internet e dei social soprattutto, qualcuno ha pensato di tracciare un possibile parallelo (inteso come evoluzione) tra la ‘nciuria ed il nickname.

Social network

La differenza però, aggiungo io, è che nei social il nickname te lo scegli da solo, mentre la ‘nciuria è qualcosa che ti affibbiavano gli altri, un pò come succede con il nome di battesimo.

Votantonio, votantonio: le “santine” elettorali

Recentemente, però, in occasione delle tornate elettorali, soprattutto di quest’ultima, si scopre un revival di ‘nciurie. Strumento che se alcuni anni fa, come già visto, risolveva il problema dell’omonimia anche tra i candidati alle elezioni, adesso, ad onor del vero, lo si trova spesso usato impropriamente.

Ora, non è certo mio compito andare ad indagare quali siano le ragioni del fenomeno, ma leggere sulle cosiddette “santine elettorali” cose del tipo: vota Giovanni Russo detto “Giovanni Russo” non capisco che senso abbia. Mi sarei aspettato un grezzissimo “Giovanni Russo detto u tavirnaru”, piuttosto che un “qualunquemente” “Pasquale Esposito detto cchiupilupitutti”. Sarebbe stato anche più carino ma… tant’è.
Vabbè… ite e votate, chi e come vi pare, ma… sempre attenti alla ‘nciuria e a non confondere il candidato. Magari potrete trovare nella scheda un “Mario Rossi detto Rossi Mario” ed un “Rossi Mario detto Mario Rossi“. Occhio, mi raccomando! 😁

N.B.: ogni allusione a fatti e/o personaggi realmente esistiti è puramente voluta!

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