La Santuzza Rosalia di vicolo Brugnò

La Santuzza Rosalia di vicolo Brugnò. – A Palermo, nel mese di luglio, durante i tradizionali festeggiamenti per il Festino di Santa Rosalia, in uno stretto vicolo di fronte alla cattedrale, prende il via un’altra manifestazione di grande devozione alla Santuzza.

Santuzza Rosalia di vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)
Santuzza Rosalia di vicolo Brugnò – ed 2014 (© Angelo Trapani)

Si tratta della Rosalia di vicolo Brugnò: espressione, possiamo dire su piccola scala, della profonda venerazione per la Santa patrona della città. Ma, come vedremo, per “piccola” si intendono soltanto le dimensioni fisiche, data l’esiguità degli spazi che la ospitano, ma grande nel suo fascino che riesce ad attrarre fiumi di devoti.

La storia

Ogni anno, ormai da oltre 60 anni, i devoti che abitano il vicolo realizzano un altare con una statua di Santa Rosalia. Altare che viene costruito di volta in volta con variazioni anche sostanziali che affrontano varie tematiche, contestualizzando la figura della santa in modo sempre diverso.

Un altare ormai tradizionalmente venerato da tutti i fedeli che si recano nel piano della cattedrale tra il 14 ed il 15 luglio di ogni anno, in segno di devozione per la Santuzza Rosalia.

Durante il periodo del festino il vicolo Brugnò si trasforma.

Abbellito da luminarie, fotografie, immagini e cimeli sacri che, raccolti ogni anno, sono esposti per l’occasione della ricorrenza lungo i suoi muri.

Le fotografie a vicolo Brugnò
Le fotografie a vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)

Così per circa dieci giorni l’anno, il vicoletto diventa una vera meta di peregrinaggio per i tanti devoti, turisti e semplici curiosi. Un piccolo Festino, nel Festino.

Le origini

Gli abitanti del vicolo ci raccontano che un giorno, in seguito ad una brutta malattia, una loro vicina devota a Santa Rosalia, venne ricoverata in ospedale.

Dopo un lungo e difficile calvario, grazie anche alle preghiere rivolte alla Santuzza la signora riuscì a guarire completamente.

La Santuzza Rosalia di vicolo Brugnò

Fu così che una volta dimessa dall’ospedale, la vicina pensò di acquistare una grande statua della Santa per donarla al vicolo.

Da allora, tutti gli anni, con quella statua si realizza l’altare in segno di ringraziamento e devozione. Un’operazione che coinvolge tutti gli abitanti del vicolo, grandi e piccini. Un’abitudine ormai consolidata in un vero rito.

I bambini di vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)
I picciriddi di vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)
L'attesa del Festino al vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)
L’attesa del Festino al vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)

Gli abitanti del vicolo ci tengono a sottolineare che tutto ciò che realizzano ogni anno, in occasione del Festino, è interamente frutto del loro lavoro e delle offerte dei devoti. E che non hanno mai ricevuto alcuna sovvenzione nè dal Comune, nè da altri enti.

Il vicolo Brugnò

Per chi non lo conoscesse, perchè magari non è del posto, posso assicurare che si tratta di un luogo da visitare assolutamente. Io l’ho quasi sempre fatto, nei giorni tra il 12 ed il 15 di luglio. Ed ogni volta è stata un’emozione. Vi suggerisco di provarla.

Cala la notte sul vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)
Cala la notte sul vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)

La vita nel vicolo

Con l’occasione, voglio spendere due parole in più sul vicolo Brugnò.
Voglio soffermarmi su questo luogo che sembra fuori dal tempo, e che conserva un esempio di relazioni di “vicinato” d’altri tempi, ormai diventato quasi un unicum nella nostra città. Ma, oserei dire, anche nella nostra società

Infatti, malgrado le inevitabili contaminazioni di “modernità” questo posto, e chi lo abita da sempre, riesce secondo me a trasmettere ancora molto bene cosa era esattamente la vita di tutti i giorni nei vicoli del centro, alcuni lustri fa.

La vita a vicolo Brugnò
La vita a vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)

Ricordo ancora la prima volta che mi addentrai nel vicolo, tanti anni fa, e quella sensazione che provavo percorrendolo. E’ stato come entrare in casa di qualcuno. Ed ho provato a farlo in punta di piedi, chiedendo “Permesso?… Posso?”.

Una realtà fuori dal tempo

Vedere come le persone vivono il vicolo, come una naturale estensione della propria casa, è una cosa che non si riscontra tutti i giorni o in altre parti della nostra città.

Accolto inaspettatamente come un ospite gradito, questo mi ha permesso di apprezzare il significato della parola cordialità, anche nei confronti di persone che non hai mai visto prima. Valore che credevo ormai perduto da tempo, sostituito dalla diffidenza.

Questo posto rappresenta, ancora oggi, uno spaccato di vita palermitana fuori dal tempo. Un frammento di società purtroppo destinato a scomparire.

Il fil di ferro attaccato alle vecchie mura con dei grossi chiodi arrugginiti, per sostenere i panni stesi che odorano di sapone marsiglia, sono una scena ormai rara da vedere per strada. Ma non al vicolo Brugnò.

Giorno di bucato a vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)
Giorno di bucato a vicolo Brugnò (© Angelo Trapani)

Non so per quanto tempo ancora si potrà conservare così com’è, ma sono convinto che valga la pena soffermarsi sul posto per qualche minuto e respirare quell’aria che sa ancora di antico. Andateci fuori dai giorni clou del Festino, e ne respirerete anche voi.

Se dovessi fare un paragone, giusto per rendere l’idea, potrei dire che il vicolo è come un presepe vivente. E quando sei li, più passano i minuti e più ti accorgi di quanto tutto questo sia un tesoro che incredibilmente ancora si conserva.

Conversando con quelle persone, mi sono reso conto che la vera attrattiva non è solo l’altare con la santa, ma sono loro… i personaggi di quel presepe, l’intero contesto. Come un frammento di vita d’altri tempi, catapultato a due passi dal centro città. E questo proprio dove meno te l’aspetti, a pochi metri dal tristemente famoso traffico cittadino.

La preghiera alla Santuzza

Concludo con un’antica preghiera che ho trovato in rete. Sono versi che lasciano immaginare la vita di quattro secoli fa tra i vicoli di Palermo, durante il lockdown contro l’epidemia di peste. Probabilmente veniva recitata dalle persone costrette all’isolamento, che si rivolgevano alla Santuzza affinchè intercedesse per sconfiggere la “maledizione”. Trovo queste strofe a dir poco struggenti ma, a tratti, riesco pure a trovarle molto attuali.

Bedda Santuzza mia, fammi ‘na grazia
sta pesti chi furria unn’è mai sazia.
Li guvirnanti si pigghiaru u mali,
comu i gadduzzi sunnu: tali e quali!
‘Nta li curtigghi a jurnata è ddura,
tra porta e porta isanu li mura.
E c’è cu s’inchi panza e casciaforti
e cu s’agghiutti feli finu a morti.
St’annu pi lu Fistinu nenti fochi e luci,
lassamu nne’ carteddi i babbaluci,
e nenti scacciu ri calia e simenza,
facemu tutti pinitenza.
T’imploru Bedda: sta genti talìa
Viva Palermu e Santa Rusulia!

Dove si trova?


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