U Mammaddrauru (o mammaddrau) era il terrore dei bambini. Un vero spauracchio che i nostri nonni o i nostri genitori usavano a volte per tenerci buoni.
Chi ha già superato gli “anta” ed ha la fortuna di essere nato in terra siciliana, ha buone probabilità di aver già sentito e quindi ricordare questo nome. Un nome, o meglio – un personaggio terribile e misterioso – il cui appellativo veniva spesso storpiato nei dialetti locali, ma che nelle varie declinazioni (Mammaddrau, Mammaddavuru, Mammaddrauru, Mammadragu, ecc) è presente nei miti tradizionali e nelle storie popolari, di quasi tutte le provincie della nostra isola.
Io stesso, da bambino, ne ho avuto timore. E ogni volta che “facieva u tuostu” mi si ricordava che stava per arrivare “u mammaddrauru“. A quel punto, il mio unico pensiero era di mettere la pelle in salvo, infilandomi sotto il letto. E da li non uscivo, con buona pace dei miei genitori, almeno fino a quando non mi autoconvincevo che il Mammaddrauru, per quel giorno, non sarebbe arrivato.
Che io sappia, nessuno aveva mai visto, descritto o mostrato un’immagine del Mammaddrauru. Ma quel nome, pronunciato come qualcosa o qualcuno da temere, già di per sé alimentava nell’immaginario dei bambini, solo oscure figure. Immagini che prendevano forma per associazione, concretizzandosi nelle giovanissime menti come qualcosa di spaventoso, e da cui era certamente meglio tenersi lontani.
Oggi quasi ne rido, e pure di gusto, ma… giuro, allora era una cosa che prendevo molto sul serio. Anche se stiamo parlando di un’associazione di idee fatta da un bambino di soli 5 anni di età. Ma, tant’è… per me questa cosa del Mammaddrauru era una faccenda seria.
La storia
Non ci crederete ma, dopo oltre mezzo secolo, sono riuscito a venire a capo del mistero del Mammaddrauru e di chi fosse in realtà questo essere così terrificante e misterioso.
Premetto di essere scettico per natura e di non fidarmi mai delle prime impressioni, ma scavando prima nei miei ricordi, poi tra i libri in biblioteca e, infine, negli anfratti della rete, sono giunto ad una conclusione che mi è sembrata quantomeno verosimile. Conclusione che oggi vi propongo. Ovviamente non come assoluta verità ma, quanto meno, come plausibile spiegazione del mistero.
Comunque, voi prendete con le dovute cautele del caso (pinze ndr) le cose che sto per dirvi, perchè le leggende, per loro stessa natura, sfuggono a qualsiasi regola scientifica. Anche se, sembra che la questione in oggetto sia stata studiata realmente, vuoi sotto il profilo antropologico che sul versante dell’etimologia popolare.
Ebbene, le ricerche conducono ad una sola conclusione: il Mammaddrauru è esistito davvero!
Cercando ancora, mi sono accorto che sull’argomento ne hanno scritto, o accennato, anche i seguenti autori:
Alberto Denti di Pirajno, in ” La Mafiosa”;
Gesualdo Bufalino, in “La luce e il lutto”;
Silvana La Spina, in: “L’amante del paradiso”.
Oltre al Pitrè, che ne fa cenno nei suoi scritti, del Mammaddrauru se n’è occupata anche la prestigiosa rivista di geopolitica Limes, all’interno di in un saggio dal singolare titolo: “Il turco alla porta“.
Chi era il Mammaddrauru?
Per scoprire chi fosse in realtà questa figura terribile, occorre fare un viaggio indietro nel tempo. Torniamo a ben cinque secoli fa, quando le città lungo le coste della nostra Sicilia, ma anche del resto d’Italia, erano sovente meta di scorribante e saccheggi ad opera dei feroci saraceni. E fu proprio in quel periodo che per proteggersi da loro, a Palermo, nel quartiere della Kalsa, fu inventata la famosa “saracinesca“, di cui venne dotata una delle porte di accesso alla città: la cosiddetta Porta dei Greci.
Il terrore delle terre e dei mari
Come certamente saprete, almeno fino al XVI secolo, la Sicilia era meta preferita dai pirati provenienti dal nordafrica, e più a oriente da Turchia e Siria. Il loro modus operandi era sempre lo stesso: tendevano imboscate per mare ai bastimenti in navigazione, di solito riparando sottocosta, tra le insenature nascoste in tutto il bacino del Mediterraneo. Dopo l’assalto, sequestravano navi e marinai per schiavizzare questi ultimi, e trafugare tutto ciò che di prezioso vi era nelle stive dei bastimenti arrembati.
Ma, non solo: i saraceni, con imbarcazioni veloci, piombavano nottetempo nelle città costiere della nostra isola per assediarle e saccheggiarle, uccidendo senza pietà chiunque trovassero lungo il cammino, o provasse ad opporsi alle loro razzie. Decapitazioni, stupri, saccheggi, incendi e distruzione, era tutto ciò che si lasciavano alle spalle.
Si dice pure che molti di loro fossero particolarmente dediti ai rapimenti di bambini e giovani donne.
Ma uno tra questi criminali, spiccava per il suo modus operandi: era un uomo spietato, feroce e senza scrupoli. Il suo nome era Mohammed Dragut, il terrore delle terre e dei mari.
Un pirata, un assassino senza pietà, che al suo passaggio non si lasciava nulla dietro. Nel senso che non restava anima viva, ma solo una lunga scia di sangue e di cadaveri.
I siciliani di quell’epoca lo conoscevano bene, e giustamente lo temevano. E proprio dalla smisurata ferocia che lo contraddistinse ha tratto origine il suo mito. Era lui, la bestia, trasformato nei secoli nello spauracchio dei bambini.
U Mammaddrauru
Non ci potevo credere ma… è così: Mohamed Dragut era il Mammaddrauru di cui avevo terrore da piccolo. Con il nome storpiato dal tempo, e anche dal nostro dialetto, il terribile mostro era giunto nella nostra epoca e, addirittura, fino a me.
Sembra incredibile, eppure, malgrado siano passati cinque secoli, il suo mito è riuscito in qualche modo a sopravvivere quasi intatto.
Stavolta sarò sincero: ancora oggi, al solo sentirne pronunciare il nome o, come adesso, scrivendo di lui, provo un piccolo brivido freddo che mi percorre la schiena.
Ma nella nostra bella e solare isola tutto è poesia, e spesso finisce in musica. E anche il Mammaddrauru non fa eccezione a questa regola. Tanto che qualcuno ha pensato bene di dedicargli una ballata.
Che ne è stato di Dragut?
Prendendo per buono quanto ho appreso e scritto oggi, ad oltre cinquant’anni di distanza dalle mie paure, posso finalmente dire di saperne di più su Dragut. E ciò mi ha finalmente restituito il senso e la giusta prospettiva sulla figura di questo personaggio. Il che, equivale un pò alla mia rivincita su di lui ed il suo spauracchio.
Mohamed Dragut è nato a Bodrum (Turchia) nel 1485. Dopo una vita di assassinii, scorribande e di saccheggi in tutto il Mediterraneo, al soldo dell’esercito ottomano, è morto a Gozo (Malta), il 18 maggio del 1565, a causa di una scheggia di pietra che lo colpì alla fronte, durante l’ennesimo saccheggio.
Il corpo di Dragut fu traslato a Tripoli e sepolto in una moschea che venne chiamata Sarāy Dragut.