La villa Sperlinga è uno dei giardini pubblici della città di Palermo, la cui storia non è particolarmente nota. In questo articolo, tenterò di portarne alla luce alcuni aspetti, magari ancora poco conosciuti ai più.
La storia
Voluta nel 1667 da Giovanni Stefano Oneto, duca di Sperlinga, quale sua personale riserva di caccia, l’area aveva dimensioni molto più vaste rispetto a quelle odierne. Basti pensare che l’ingresso originario del cosiddetto Firriato di Sperlinga, coincideva con l’attuale sede del carcere minorile di via Malaspina, (allora dimora privata del duca), e da lì si estendeva fino alla via Libertà, quindi ben oltre l’attuale perimetro.
Il Senato ed il principe di Palagonia
Nel 1835, la proprietà del parco passò al Senato Palermitano, che vi realizzò una dimora per gli ammalati dell’epidemia di colera che in quegli anni era esplosa a Palermo. Successivamente, nel 1839, Francesco Paolo Gravina, principe di Palagonia e di Lercara Friddi, la ricevette in enfiteusi, mantenendo e rinnovando a sue spese ciò che i suoi progetti vollero chiamare “Stabilimento di Mendicità“, tenendo fede alla sua indole di benefattore verso poveri e bisognosi. E così restò, almeno fino al 1893.
Nel 1931, la villa Oneto – Sperlinga, ormai completamente svuotata dei suoi occupanti, venne acquisita dallo Stato, che la trasformò nell’odierno Centro di Rieducazione Minorile e sede del Tribunale per i Minori.
I Whitaker
Attorno al 1880, la parte restante della proprietà passò a Joshua Whitaker, figlio di Joseph (e fratello del noto Pip), ed alla sua sposa Euphrosyne Manuel che, acquistandola, vollero trasformarla in un parco in stile romantico, pur mantenendo un impianto tipico del giardino all’inglese.
Della cura del verde si sarebbe occupato il giardiniere di fiducia, tale Emilio Kuzmann, che lo completò con palme ed alberi fioriti, non facendo mancare rose ed orchidee ad abbellirne siepi e viali.
Il palazzo della Prefettura
Il progetto dei Whitaker era di costruire, nella parte acquisita dell’ex firriato Sperlinga, la residenza estiva di famiglia. Idea che però fu presto abbandonata. Infatti, Joshua (detto “Joss”) preferì dimorare nell’elegante palazzo in stile gotico veneziano, che frattanto si era fatto costruire, su progetto dell’architetto Henry Christiane. L’edificio si trova nella via Cavour, ed oggi, è sede della Prefettura.
Il parco di Euphrosyne
Così, il parco un tempo di Sperlinga, divenne il luogo preferito dalla moglie di Joss, Euphrosyne. Amante dello sport, e della natura, vi fece realizzare un maneggio ed alcuni campi da tennis.
Si dice che “Effie”, così veniva affettuosamente chiamata Euphrosyne, fosse una donna molto eccentrica, anche nel vestire. Pare che a volte indossasse abbigliamento considerato troppo “mascolino” e che amasse andare in giro con il suo amato e inseparabile pappagallo rosso e verde, appollaiato sulla spalla.
Il giardino segreto di Effie
Effie, volle riservare una parte del parco tutta per se, realizzandovi il suo giardino segreto che chiamò “Paradiso”. Questo era delimitato da altissime siepi e vi si accedeva da un unico cancello nascosto, per aprire il quale, si serviva di una chiave d’oro.
La vita nel parco
Feste di gala e ricevimenti. Nel suo libro di memorie palermitane, ce ne parla Fulco della Cerda:
“Contro uno sfondo di palmizi, cipressi e platani, spuntavano signore in sete pallide e gran cappellacci coperti di fiori, boa di piume di struzzo, parasòli di merletto. Gli uomini, anch’essi in grigio più o meno chiaro con la paglietta sotto il braccio, le macchie azzurre del mantello di qualche ufficiale di cavalleria che si aggirava tra le aiuole. Sulle lunghe tavole bianche piramidi di fragoloni, sorbetti, granite ed ogni ben di Dio, formavano delle visioni che mi sembravano incantevoli …”
La vendita del parco
Alla morte dei coniugi Whitaker, la loro figlia Audrey ereditò il parco. Ma, da li a poco, un grosso incendio divampato nella notte lo distrusse quasi completamente. A quel punto, data anche la non felice situazione economica che nel frattempo si era venuta a creare, Audrey, decise di mettere in vendita la proprietà.
Il terreno, ormai pressochè privo di verde, venne acquistato da un’impresa di costruzioni, che ottenuti i relativi permessi, nei primi anni ’50 vi costruì i moderni edifici che tutti conosciamo. Solo la zona dell’attuale giardino pubblico venne risparmiata, e acquisita dal Comune, pare, in cambio della concessione edilizia di cui sopra.
Oggi, di ciò che resta del parco, il Comune, mantiene a malapena un minimo decoro agli spazi verdi ed al bel laghetto. Ma nella sua vita movimentata, ricca di alterne e travagliate vicende, il giardino viene spesso dimenticato e abbandonato a se stesso.
Villa Sperlinga, ultime tracce
Alcune tracce di quei fasti, ormai appartenenti esclusivamente al suo passato, sono ancora oggi rappresentate dall’esistenza delle poche cose rimaste.
La Montagnola
La cosidetta “Montagnola” è una piccola altura che si trova in una zona recintata, ormai parte di un’area condominiale adiacente alla via Paternò. Accanto a questa, un tempo scorreva il fiume Rigano (leggi canale Passo di Rigano) che in quel punto formava un bellissimo specchio d’acqua. La montagnola nasconde una piccola grotta artificiale, accessibile attraverso uno stretto passaggio.
La Cuba
Nel lato opposto, insiste l’edificio in stile moresco detto “Cuba“, con le sue splendide cupole arabeggianti, nato come casina di caccia, e in tempi moderni trasformato nell’omonimo lounge bar, ristorante – pizzeria. Oggi, momentaneamente chiuso, per problemi legati ad alcune lesioni recentemente verificatesi alle strutture murarie dell’immobile.
La casina del custode
Infine, la casina liberty del custode della ex tenuta di caccia del duca Oneto di Sperlinga, che si trova in una zona a verde prospicente la villa, oggi utilizzata quale sede di alcuni uffici comunali.
Villa Sperlinga, quel poco che resta
Di quel patrimonio, ormai disperso, restano solo poche cose. Le stesse, come dicevo, che il Comune purtroppo riesce con difficoltà a mantenere in salute. L’ultimo esempio, solo pochi anni fa: la moria dei pesci e tartarughine nella vasca-laghetto, la cui manutenzione, era stata affidata alle approssimazioni di chi svolgeva un compito, evidentemente, non suo. Salvo, poi, far intervenire i Vigili del Fuoco, per tentare di salvare il salvabile, come ci racconta il suo autore in questa testimonianza video, e più dettagliatamente a 👉questa pagina.
Dove si trova?
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