Di palchetti della musica, monumenti spesso dimenticati, quando non abbandonati al loro destino, in città se ne contano due.
La storia
Ci fu un momento a Palermo, attorno alla seconda metà dell’800, in cui andarono di moda i cosiddetti palchetti della musica: luoghi adatti ad ospitare orchestrine che, con le loro esibizioni, potevano allietare le passeggiate, nei pomeriggi domenicali, soprattutto degli esponenti della nobile società palermitana.
Il palchetto del Foro Italico
Voluto da Ferdinando di Borbone, vide la luce nel 1846, su progetto di Domenico Lo Faso e Carlo Giachery, e in poco tempo divenne il simbolo delle passeggiate estive della nobiltà e borghesia palermitane, dove i musicisti si esibivano per il loro sollazzo.
Di pianta rettangolare, agli angoli della sua cornice, trovano posto quattro grandi aquile, mentre al centro del prospetto principale è presente la lapide commemorativa dedicata al grande compositore Vincenzo Bellini. L’edificio, negli anni, ha subito una serie infinita di vandalizzazioni, infine, è stato utilizzato come precaria dimora da alcuni senzatetto.
Ma non tutti sanno che questo edificio, fu anticipato addirittura nel ‘600 da un tempietto che costituiva un cosiddetto “Teatro Marmoreo”, probabilmente usato per scopi analoghi, ed edificato nello stesso luogo, per volere del vicerè Marco Antonio Colonna. Il progetto era dell’architetto del barocco palermitano, Paolo Amato, autore della fontana del Garraffo. Correva l’anno di grazia 1681.
Il palchetto di piazza Castelnuovo (Politeama)
Un pò più giovane dell’altro, perchè edificato nel 1875 su progetto dell’architetto Salvatore Valenti, è stato fortemente voluto da Guglielmo Whitaker. A quanto pare la sua realizzazione fu decisa con il preciso scopo di impedire la costruzione, nella stessa area, di altri monumenti che secondo l’opinione del Whitaker, sarebbero ricaduti in modo non molto gradito, in una zona troppo vicina alla villa di famiglia.
L’edificio, costruito interamente in marmo bianco, ha forti richiami ai motivi neoclassici. Sulla sua base sopraelevata, cui si accede da due rampe di scale laterali, trovano posto sedici colonne corinzie che sorreggono il soffitto. Nei timpani di questo è scolpito il simbolo della Sicilia: la Triscele.
In memoria di Giuni Russo
Dopo un lungo periodo di oblio, vittima costante dell’azione dei vandali e oggetto di vari restauri, oggi si torna a parlare dell’elegantissimo palchetto di piazza Castelnuovo. E dopo un lungo iter burocratico, è notizia di poche ore fa che, finalmente, si concretizza l’intitolazione alla cantante palermitana Giusi Romeo, in arte Giuni Russo. La proposta è nata da un’iniziativa dell’associazione GiuniRussoArte, sostenuta da Palermo Today, che alcuni anni fa ha lanciato una petizione a questo scopo. E’ superfluo ricordare che l’artista è prematuramente scomparsa il 14 settembre del 2004.
Si spera che, com’è giusto che sia, oltre alla celebrativa intitolazione all’indimenticabile Giuni, si provveda anche a mantenerne l’originale funzionalità ed il dovuto decoro.
La dedica di Alghero
C’è da sottolineare che la città di Alghero, già nell’aprile del 2014, intitolò a Giuni il belvedere sul lungomare di Capo Caccia. Un gesto di affetto alla sua persona e un riconoscimento per l’omonima canzone.
L’atteso, ennesimo, restauro
Tornando a noi, vale la pena ricordare che nell’ottobre del 2021, La Campari Group, organizzatrice dell’evento “Aperol together we can”, si era assunta un impegno preciso. Dopo aver installato nella prospicente piazza Ruggero Settimo la sua grande ruota panoramica, “… a parziale ristoro dei disagi causati“, dichiarò di voler finanziare l’ennesimo restauro del palchetto della musica. Ebbene, siamo ancora fermi alle buone intenzioni.
Non ci resta che attendere la data per la cerimonia di intitolazione, la cui motivazione ufficiale si trova a 👉questa pagina.
Nell’attesa che ciò avvenga, Giuni la voglio ricordare così:
Dove si trova?