Ogni tanto, dei fatti accaduti quando si era “picciriddi“, qualcuno resta impresso nella nostra mente anche quando bambini non lo si è più. E, a volte, alcuni di questi ricordi riaffiorano all’improvviso, quasi dal nulla.
Non si tratta necessariamente di eventi di particolare importanza per la nostra vita, ma anche di semplici parole ascoltate o di situazioni vissute che stranamente, restano lì, in qualche cassettino della nostra memoria, e che inspiegabilmente non vengono cancellate.
La storia
Frequentavo la prima, o forse la seconda elementare e ricordo che una mattina, all’attardarsi della maestra, noi ragazzini cominciammo a correre tra i banchi, senza controllo, gridando come dei piccoli forsennati.
Non lo so cosa aveva scatenato questa specie di raptus ma … è andata così. La classe, in un attimo, era diventata uno stadio, un’arena… non si capiva più niente. Ricordo che il bidello arrivò di corsa, per tentare di ripristinare l’ordine, e che appena giunto sulla porta dell’aula gridò: “Picciriddiii, un fati vucciriaaa!!”
Ma, niente, il suo richiamarci all’ordine non aveva alcun effetto su di noi, che continuavamo imperterriti a gridare, correre e a lanciarci tutto quello che potevamo, in una sorta di delirio collettivo.
Così all’improvviso arrivò la maestra, che già dall’inizio del corridoio e ci aveva sentito urlare, tirato indietro il povero bidello, apparve improvvisamente sulla porta come una indiavolata. Grande, grossa e arrabbiata!
Già solo vederla con quella espressione inferocita ci mise tutti in soggezione e, nessuno escluso, tornammo subito ai nostri posti. Entrò in classe concitata, la maestra, e dopo averci gridato qualsiasi tipo di impropero “siete dei …“, aggiunse: “dove vi sentite a piazza Caracciolo?“.
Ricordo che il significato di questa frase non riuscivo a comprenderlo ma, senza fare troppe domande, ci mettemmo tutti a sedere. In breve tornò la calma e la lezione cominciò.
Dopo la scuola, giunto a casa dei nonni, chiesi a loro cos’era e dov’era questa piazza Caracciolo. Loro mi risposero che io la conoscevo già.
Era quella piazza al mercato della Vucciria, dove ogni tanto mi portavano con loro per fare la spesa e dove tutti i giorni, fino a tarda sera, c’era una gran confusione di persone. Questa risposta fu illuminante e all’improvviso ho capito cosa intendesse dirci la maestra.
Vecchie storie, vecchi ricordi che si sono materializzati quando, parecchi anni fa, mi ritrovai per caso proprio nella stessa piazza a fotografare dei bambini, che arrampicati sulla vecchia fontana, erano intenti a giocare con l’acqua.
Ed io ero quasi tentato di gridargli: picciriddi, un fati Vucciria!
Dove si trova?
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