La Real Casa dei Matti è l’ex manicomio di Palermo. Fondata nella contrada della Vignicella dal Barone Pisani, oggi è sede museale aperta alle visite.
“La casa è gestita da un estroso barone siciliano, che vi ha dedicato il suo tempo e la sua fortuna. Questo ospedale si trova in un arioso spazio situato in un bel quartiere di Palermo. All’ ingresso siamo stati ricevuti da un rispettabile portiere in livrea, che ci ha subito accompagnati dal vecchio barone, un uomo avanti con gli anni e dalle maniere particolarmente signorili, che venendoci incontro e protendendo subito le braccia verso di noi, ci ha detto: “Je suis le fou premier”.
Così scrisse Nathaniel Parker Willis, viaggiatore e scrittore americano, in un articolo apparso sul N.Y. Mirrors, il 28 giugno 1833. Articolo che ispirò anche le illustri penne di Edgar Allan Poe ed Alexandre Dumas nei loro racconti, descrivendo un luogo di cura per malati mentali, decisamente all’avanguardia per i tempi.
“Non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice. La pazzia mi visita almeno due volte al giorno. Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri”. Illumino spesso gli altri ma io rimango sempre al buio.”
Ada Merini
La storia
Tutto ciò era la Vignicella di Palermo, il cui nome ufficiale era “Real Casa dei Matti“. Un centro di cura all’avanguardia gestito dal barone Pietro Pisani, che viveva nella struttura insieme ai ricoverati.
I pazienti di questa struttura, erano accompagnati in un percorso curativo che, malgrado prevedesse uno stato di isolamento dall’esterno, costituiva un luogo fatto a misura loro e delle loro sofferenze.
I ricoverati, infatti, pur soffrendo di patologie mentali anche gravi, non venivano mai sottoposti a metodi coercitivi, tranne che in casi ed in occasioni ritenute “disperate”.
Questo metodo suscitò grande interesse presso la comunità scientifica che, fino a quel momento, aveva sostenuto esclusivamente metodi decisamente disumani. Tra questi, le camicie di forza ma anche le catene e le bastonature: questi ultimi allora ritenuti “atti curativi”.
Già nel 1824, il barone Pisani aveva ottenuto l’autorizzazione per costruire un luogo di cura per malati psichiatrici nella contrada della Vignicella, il quale era inizialmente collocato nell’ex-noviziato dei Padri Teresiani Scalzi, ai Porrazzi.
La Vignicella era un luogo dove, fin dal primo momento, aboliva la pratica della segregazione dei pazienti favorendo il cosiddetto “metodo morale”.
Il metodo usato alla Vignicella
Il metodo curativo ancora sperimentale, prevedeva un approccio psicologico basato sulla separazione dei pazienti psichiatrici dagli altri ammalati, dalla loro osservazione, e dall’applicazione a scopo terapeutico di divertimenti e svaghi.
Il Pisani, con la collaborazione con il dottor Paladino, stimato professionista, mise in pratica l’approccio seguito da eminenti voci della medicina psichiatrica dell’epoca. Gli ottimi risultati ottenuti erano apprezzati dall’intero mondo scientifico.
La fine della Real Casa dei Matti
Il barone Pisani morì di colera nel 1837, senza mai lasciare la struttura ed i suoi assistiti.
Purtroppo i metodi innovativi da lui introdotti, inizialmente sopravvissuti alla sua morte, furono presto aboliti e dai primi anni del secolo scorso la Vignicella divenne un “normale” manicomio.
Chiuso nel 1978, grazie alla legge Basaglia, il complesso della Vignicella viene parzialmente restaurato nel 2007.
Successivamente, trasformato in un museo aperto al pubblico, e inserito nel circuito “Le vie dei Tesori“.
Piccola curiosità: al di sotto della scala di ingresso all’edificio, esiste l’accesso ad un sottostante Qanat di epoca araba.
Dove si trova?
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