Gagini, balconi e coccodrilli… che strana combinazione. Ci troviamo al Cassaro, con maggiore precisione al Cassaro Alto: cioè quel tratto che si estende dai Quattro Canti fino a Porta Nuova. L’occhio attento dell’osservatore che si trovasse a passeggiare per le vie del centro storico di Palermo, giunto li, non potrebbe non notare un particolare …
Infatti, a un certo punto, vicino all’angolo tra il suddetto corso e la via Matteo Bonello si affaccia un monumentale balcone che si sporge in tutta la sua magnificienza dalla facciata del palazzo arcivescovile, quasi di fronte al piano della cattedrale.
Già la sua prima vista, suggerisce che il risultato potrebbe essere stato ottenuto, in modo posticcio, modificando una preesistente finestra nella facciata dell’edificio (almeno questa, è stata fin da subito, la mia personale impressione). Ma, questo poco importa: vediamo come sono andati i fatti.
La storia
Il palazzo arcivescovile fu costruito nel XV sec per volere dell’arcivescovo Simone Beccadelli, che vi fece trasferire la sede dalla precedente, nel 1460, come ci racconta anche Tommaso Fazello nei suoi scritti.
Successivamente, l’arcivescovo Cesare Marullo, (già fondatore nel 1580 del “Seminarium Clericorum“, il seminario arcivescovile di Palermo), per suo personale volere incaricò della costruzione di un balcone con affaccio sul Cassaro, il Vincenzo Gagini: noto scultore e architetto dell’epoca, già autore di diverse opere nella vicina cattedrale.
Gagini, il Maestro
Al Gagini si devono un gran numero di opere, collocate in varie sedi in quasi tutta la Sicilia e anche oltre. Tra queste, a Palermo, oltre a quelle presenti nella cattedrale, si annoverano: l’altare di San Giorgio e la cappella dei Genovesi, presso la chiesa di San Francesco d’Assisi ma anche la “Fontana della Doganella” all’esterno della chiesa di Santa Maria di Porto Salvo. Così come la Madonna di Trapani, nella chiesa di San Giuseppe dei Teatini, e tante altre di grande pregio e bellezza.
Il Maestro, come da richiesta dall’arcivescovo, portò a compimento il manufatto, ma solo dopo un lungo periodo di lavoro. Così soltanto nel 1587, consegnò il prestigioso affaccio sul Cassaro che gli era stato commissionato.
Il balcone
Il balcone, la cui imponenza salta subito all’occhio, presenta un parapetto abbellito da eleganti colonnine in marmo. Inoltre è impreziosito da alcuni volti, scolpiti in ciacuna delle cinque mensole che lo sostengono. Curiosità: si tratta di volti che ritraggono oltre allo stesso autore, anche alcuni membri della sua famiglia.
Se vi trovaste a passare da li soffermatevi pure ad ammirarlo. Così pure la bella colonna che sostiene la base dell’ultima mensola: questa, parzialmente incassata nello spigolo dell’edificio.
Ne vale veramente la pena.
E i coccodrilli?
A questo punto vi domanderete: cosa c’entrano i coccodrilli con il Gagini? Ebbene, tornando a parlare delle sue opere, e di una in particolare, il collegamento lo si trova nei racconti popolari degli inizi del ‘900. Ovviamente si tratta solo di simpatico folclore palermitano, con il quale vorrei concludere questo post.
E’ a lui che dobbiamo la nota fontana di piazza Garraffello, nel mercato della Vucciria. Quella della leggenda del coccodrillo per intenderci, conosciuta non solo ai palermitani, e realizzata proprio dal Gagini nel 1591. Così la sua preziosa opera, assieme al “misterioso” alligatore, ci hanno inaspettatamente regalato, oltre alla fontana, anche la bellissima favoletta.
Dove si trova?
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