Il loggiato di San Bartolomeo è oggi ciò che resta di un edificio che si affaccia sul Foro Italico. Edificato nel 1605 dalla Confraternita di San Bartolomeo, era già dalle sue origini adibito ad ospedale.
La storia
In realtà nello stesso posto, già nel 1431, in piena epoca aragonese, esisteva un altro edificio con analoga funzione di sanatorio pubblico.
Questa preesistente struttura, chiamata Ospedale di San Bartolomeo degli Incurabili, venne abbattuta nel 1581 per realizzare l’allungamento della strada del Cassaro fino all’attuale Porta Felice.
Allora, infatti, il più importante asse viario cittadino si fermava davanti alla chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, all’altezza di piazza Marina.
Il completamento del Cassaro basso
Ciò comportò una modifica sostanziale anche alla struttura dell’antistante chiesa di San Giovanni dei Napoletani, che venne praticamente ridotta (ne tagliarono via un pezzo) per farvi passare al suo posto, il nuovo tratto della strada del Cassaro.
Questo spiega l’esistenza di una scala all’interno della chiesa, che misteriosamente termina la sua salita contro una parete bianca.
Quest’opera viaria fortemente voluta dal vicerè Marcantonio Colonna, rispondeva alla necessità di dotare la città di un ingresso trionfale lato mare. Un elegante accesso che il vicerè volle personalmente dedicare alla moglie, donna Felice Orsini (si dice per farsi personare le numerose “marachelle extraconiugali“).
Poi, nel 1608, fu il viceré marchese di Vigliena a decidere l’ampliamento dell’intero complesso di San Bartolomeo, facendolo dotare di un bel cortile ed apportando ulteriori miglioramenti decorativi.
Il cimitero dei giustiziati
Sino all’8 luglio 1799, i cadaveri di tutti i giustiziati per mano del boia venivano seppelliti nel cimitero di San Bartolomeo, allora annesso all’omonimo ospedale, nell’area oggi occupata dall’Istituto Nautico. In seguito, venuta meno questa funzione, si decise per lo spostamento delle salme presso il cimitero dei Corpi decollati, che era sito sulle sponde del fiume Oreto, accanto alla chiesa della Madonna del Fiume.
Successivamente, nella prima metà dell’800, l’edificio divenne l’orfanotrofio di Santo Spirito, estendendo il suo nome anche alla piazza antistante.
Come tanti altri ospedali, che soppravvivevano grazie ai lasciti testamentari di nobili generosi, anche questo svolgeva compiti di assistenza e beneficienza nei confronti di pellegrini ed indigenti.
Il loggiato di San Bartolomeo nel periodo bellico
Il complesso è stato quasi interamente distrutto durante i bombardamenti del 1943, le cui bombe colpirono e distrussero anche uno dei piloni dell’adiacente porta Felice. Quest’ultimo poi fedelmente ricostruito come l’originale, nell’immediato dopoguerra.
In seguito ai forti danneggiamenti, l’edificio del San Bartolomeo ha subìto un lungo periodo di oblio.
Il restauro
Successivamente, la Provincia Regionale di Palermo, proprietaria dell’immobile, ne curò il lungo restauro ultimato nel 1998.
Il loggiato di San Bartolomeo oggi
Oggi l’edificio è adibito ad ospitare mostre ed altre manifestazioni culturali, che hanno visto esposte opere di artisti come Pedro Cano, Croce Taravella, Giuseppe Modica, Piero Guccione, Gregorio Botta e tanti altri.
Frammenti Urbani
Al pianterreno, anch’esso destinato a sede espositiva, hanno avuto luogo interessanti mostre fotografiche. Tra queste cito la personale “Frammenti Urbani” del mio grande amico e bravo fotografo, Daniele Cusimano.
In quella occasione, nel febbraio del 2013, l’autore ha stupito oltre che con la particolare bellezza delle sue opere, anche per un inedito allestimento che prevedeva un modo molto originale di esporre le fotografie.
Infatti, la mostra era articolata lungo un percorso al buio dove ogni visitatore, che all’ingresso veniva dotato di una piccola torcia LED, poteva ammirare le opere esposte nella quasi totale oscurità dell’ambiente circostante.
La Fondazione Sant’Elia
Negli anni successivi, il complesso è stato dato in gestione dalla Fondazione Sant’Elia che ha curato in questa sede svariati eventi. Il più recente, inserito nella “Settimana delle Culture” ha visto l’allestimento di una collettiva fotografica dal titolo “Un click per narrare un luogo o una storia“, ed una di pittura, intitolata “Esercizi di stile“. Entrambe hanno visto la partecipazione di numerosi talenti siciliani.
La mostra si è conclusa il 15 maggio scorso.
Dove si trova?
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