Gli artigiani di via Calderai, per produrre una “quarara” (pentolone) di rame impiegavano una settimana di intenso lavoro.
Si cominciava dal foglio di rame che andava tagliato, poi messo al tornio e sagomato, per finire con la stagnatura, la martellatura e l’applicazione dei manici in ottone.
La storia
Ci troviamo in una importante arteria dell’ex quartiere ebraico di Palermo, che corre su quello che un tempo era il letto del torrente Kemonia.
Un luogo dove da sempre hanno sede le botteghe artigiane, specializzate soprattutto nella produzione di articoli casalinghi, ma non solo di quelli.
Fino a qualche anno fa la strada era molto animata e conosciutissima dai palermitani che sapevano di potervi trovare di tutto: dal passa-pomodoro gigante, alla teglia per il forno, oppure il pentolone, la padella o il fornello per le caldarroste, piuttosto che un secchio di lamiera zincata, un imbuto o il bidone per l’olio. Ma, soprattutto la “quarara”, il pentolone di rame dove i fruttivendoli mettevano a bollire le patate, i carciofi o le “pollanche”. In tutti questi casi si andava “e quararari“, sicuri di potervi trovare ciò che si cercava.
Tutti oggetti utilissimi che venivano prodotti in loco, manualmente, rigorosamente in metallo e anche su misura, da un piccolo esercito di abilissimi artigiani e dai loro aiutanti di bottega.
Gli artigiani: i “Mastri“
Siamo in via Calderai, e lui è il Maestro Nino Ciminna, anziano artigiano del posto.
Ai Calderai vi erano decine di “Mastri” o Maestri dell’arte della carpenteria che come Nino Ciminna avevano l’officina e la rivendita degli oggetti che loro stessi abilmente producevano, lungo il percorso dell’intera strada, da via Maqueda fino a via Roma.
Oggi, purtroppo, tutte queste attività si sono pressochè estinte, lasciando un enorme vuoto, quasi un deserto. Un luogo avvolto dal silenzio che una volta era incessantemente spezzato dal ritmo del battere sul metallo.
Un ritmo scandito dai precisi colpi di mazzuolo guidati dall’abile mano dei tanti artigiani. Una vera musica palermitana il cui spartito è giunto purtroppo alle battute finali, suonate ormai dai pochissimi “musicisti”.
Dove si trova?
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