Un tuffo all’Arenella

Un tuffo all’Arenella è il secondo post della mia serie dedicata alla cinque borgate marinare di Palermo: Acquasanta, Arenella, Vergine Maria, Mondello e Sferracavallo.

L’Arenella, o “riniedda” in dialetto palermitano, nasce come un piccolo borgo di pescatori incastonato tra il mare e il monte Pellegrino, e deve il suo nome alla sabbia finissima e dorata che ricopriva il suo litorale.

La sabbia dorata dell'Arenella
La sabbia dorata dell’Arenella

La storia

Testimonianze storiche riferiscono che l’approdo era già in uso nel X secolo. E che nel 1072, vi fecero scalo i Normanni alla conquista della città di Palermo.

Già al 1645 vengono fatte risalire le tracce di una antica tonnara realizzata dai pescatori della borgata. L’impianto era utilizzato per la stagionale pesca al tonno di passa che, molto abbondante in quelle acque, riusciva a dare lavoro a tanti tonnaroti.

Fu nel 1838 che Vincenzo Florio, si aggiudicò ad un’asta la struttura della vecchia tonnara che, nel 1852, fece rimodernare ed ampliare su progetto dell’architetto Carlo Giachery.

La nascita dei Quattro Pizzi

Il restyling della struttura comprendeva anche un’integrazione con la costruzione di un nuovo corpo: la particolarissima residenza detta “palazzina dei Quattro Pizzi” (per le quattro guglie che la sormontano).

Oltre a ciò, si provvedette pure alla realizzazione della vicina torre-mulino a vento, utilizzata per la lavorazione del sommacco: arbusto spontaneo nella zona, dal quale si estraeva il “tannino“, sostanza normalmente usata anche come additivo nei vini. Attività, questa, che dai resoconti storici risultava particolarmente redditizia.

Tonnara Florio all'Arenella
La palazzina dei Quattro Pizzi ed il mulino dell’Arenella – Palermo, primi del ‘900

Ai primi del ‘900, però, le cose cambiarono: il passaggio dei tonni in quello specchio di mare divenne sempre più raro, e questo determinò la causa della chiusura della tonnara.

La grotta del Ninfeo

Celato tra le rocce dell’Arenella, nei pressi del cosiddetto “scalo vecchio” esiste un luogo che non tutti i palermitani conoscono. Anche per la vicina presenza del mare è un posto capace di esercitare un fascino particolare sui suoi visitatori.

Si tratta di un anfratto nascosto, all’interno del piccolo porticciolo, presso la locale sede della Lega Navale Italiana: un antro cavernoso chiamato Grotta del Ninfeo.

Ingresso alla grotta del Ninfeo all'Arenella (© Angelo Trapani)
Ingresso alla grotta del Ninfeo all’Arenella (© Angelo Trapani)

La grotta, molto suggestiva, presenta tre colonne che sembrano sostenerne la volta, scavata nella roccia.

Presepe del Maestro Bennardo (© Angelo Trapani)
articolare del presepe del Maestro Bennardo (© Angelo Trapani)

L’anfratto, ha ospitato nel periodo natalizio un interessante presepe di grandi dimensioni, allestito all’interno della grotta, da due artisti: Angela Tripi e il Maestro Giuseppe Bennardo, che da oltre 30 anni omaggia la città con le sue realizzazioni.

Il presepe vivente all’Arenella

Non è certo da meno il presepe vivente che da qualche anno viene messo in scena nella borgata, organizzato dalla parrocchia S. Antonio di Padova. I partecipanti per l’occasione si trasformano, indossando raffinatissimi costumi, nei personaggi di un grande presepe.

Presepe vivente all'Arenella (© Angelo Trapani)
Personaggi del presepe vivente all’Arenella (© Angelo Trapani)

La manifestazione, partecipatissima, viene messa in scena nella via Della Leva, proprio davanti la spiaggia della borgata, dove ha luogo la rappresentazione della natività.

Uno spettacolo molto suggestivo e certamente da vedere che, purtroppo, è stato sospeso negli ultimi due anni a causa delle restrizioni sanitarie. Si spera comunque che possa tornare ad avere luogo in futuro.

La Chimica Arenella

Di primaria importanza, l’esistenza della “Chimica Arenella”, il cui complesso era costituito da 14 edifici adibiti a diversi usi industriali.

La Chimica Arenella in una foto del 1925
La Chimica Arenella in una foto del 1925

La storia di questa impresa iniziò nel 1910, costituita come succursale della grande fabbrica tedesca Gondelberg, e realizzata da una cordata di imprenditori tedeschi e italiani, tra i quali si annoverava il nome dei Florio.

Operaie alla Chimica Arenella
Operaie addette alla lavorazione degli agrumi – (foto Bronzetti – 1937)

Nel 1930 la Chimica Arenella divenne la più grande fabbrica europea di acido citrico e tartarico, raggiungendo posizioni di rilievo nell’industria chimica mondiale.

La chiusura e l’abbandono

Definitivamente chiusa nel 1965 oggi, ciò che resta della Chimica Arenella, versa in un profondo stato di degrado.

In parte trasformata in una discarica, tra ammassi di rottami, ruderi ed edifici fatiscenti, oggi costituisce un esempio che può definirsi un classico dell’ archeologia industriale.

Le vecchie strutture della Chimica Arenella
Le vecchie strutture della Chimica Arenella – Palermo, 2012 (© Angelo Trapani)

Esiste un interessante progetto per il suo recupero, che destinerebbe l’uso dell’area alla pubblica fruizione: ipotesi che difficilmente vedrà la luce in tempi brevi a causa degli elevati costi di realizzazione, oltrechè alla lentezza della burocrazia, e non ultimo al complesso e indispensabile procedimento di disinquinamento dei luoghi.

A questo proposito, a causa di non meglio precisati intoppi burocratici (i soliti), si è persa la grande opportunità di accedere a fondi europei che ne avrebbero finanziato la realizzazione. Questo, ha praticamente messo in discussione anche la futura realizzazione del progetto.

Della Chimica Arenella ho scritto più dettagliatamente a 👉questa pagina

La festa di Sant’Antonio all’Arenella

Molto importante per la gente che vive nella borgata è la venerazione di Sant’Antonio, protettore dei pescatori e patrono dell’Arenella.
la venerata statua, ritrovata in mare, è contesa con vicina la borgata di Vergine Maria che ancora oggi ne rivendica la proprietà.

La contesa di Sant’Antonio

La storia parla di una contesa che ha avuto inizio subito dopo il ritrovamento in mare della statua.

Come vuole la buona tradizione che investe quasi tutte le belle leggende, anche di questa ne esistono almeno due versioni. Tra queste, ne ho scelta una da raccontarvi adesso. Dell’altra, tra l’altro non molto dissimile da questa, ho scritto in un mio articolo che dedicato alla vicina borgata di Vergine Maria, a 👉questa pagina

La leggenda della statua del santo

La leggenda narra che furono i pescatori della vicina borgata di Vergine Maria a recuperare dagli abissi la statua del santo, durante una battuta di pesca. E anche i primi a venerarla.

Ma, una domenica, mentre stavano portando in processione il fercolo con la statua, giunti all’altezza dell’Arenella, si scatenò un improvviso e fortissimo temporale. A quel punto, sotto una pioggia battente, i fedeli furono costretti a lasciare temporaneamente il prezioso simulacro nella chiesetta della borgata.

Il recupero impossibile

Il proposito era quello di tornare a riprenderlo la domenica dopo ma, a quanto pare, un’altra forte tempesta impedì anche quella volta il tentativo di recupero. Così dovetterro rimandare ancora, ad una volta successiva.

La domenica seguente, date le buone condizioni del tempo ci vollero riprovare. Ma quando i fedeli giunsero davanti alla chiesetta, pronti a riprendersi la statua, si dovettero scontrare con i pescatori dell’Arenella che nel frattempo si fecero trovare schierati con i remi in mano, nel chiaro intento di difendere il possesso della statua del santo.

Con il fermo proposito di non riconsegnarla, i pescatori dell’Arenella mandarono via il loro vicini di borgata, perchè, dissero: il santo aveva deciso di restare all’Arenella. Da quel momento i “rinidduoti” trattennero la statua di sant’Antonio eleggendolo a patrono della borgata.

Processione a mare
Processione a mare all’Arenella – Palermo, 1950

Da allora, il 13 giugno di ogni anno, giorno della sua commemorazione, tutti i “rinidduoti” al grido di: “ri cu è sant’Anutoniu?… u nuostru!” sfilano in una suggestiva processione in mare, trasportando la statua su una barca. Alla sentita funzione partecipano le imbarcazioni di tutti i pescatori della borgata.

La processione in mare in onore di san’Antonio, patrono dell’Arenella

Al tramonto, il santo fa rientro a terra per tornare in chiesa, sfilando per le vie dell’Arenella, salutato dai “rinidduoti” con gli immancabili fuochi d’artificio.

Dove si trova?


Loading