Un bagno all’Acquasanta

Acquasanta è una delle cinque borgate marinare di Palermo, assieme all’Arenella, Vergine Maria, Mondello e Sferracavallo. Certamente non le uniche ma, sicuramente, le più conosciute.

Acquasanta_1800
Acquasanta – Francesco Lojacono, seconda nella metà dell’800

Cinque tra le storiche borgate marinare della città che sono sempre state gli anelli di congiunzione tra i palermitani e il loro mare.

Cercando di non annoiarvi e senza alcuna pretesa didattica – perchè non ne sarei capace – ho pensato di parlarvi brevemente di quella parte del nostro splendido territorio (a tratti, purtroppo devastato) che lambisce direttamente il mare.

Più precisamente, vorrei accennare alle cinque tra le più importanti borgate marinare della nostra città. Delle altre borgate che fanno parte della restante porzione della fascia costiera palermitana se ne parla a 👉questa pagina.

Perchè lo faccio?

Mi piace particolarmente l’idea di parlarvi delle nostre borgate perchè si tratta di luoghi molto cari a tutti i palermitani. Sono i luoghi dei ricordi dove, sin da bambini, i nostri genitori ci portavano al mare.

Luoghi tanto vicini, tanto belli, eppure a volte quasi sconosciuti. Perchè si sa… ciò che abbiamo giusto sotto al nostro naso difficilmente ci interesserà al punto di volerne conoscere la storia. Proprio perchè “abituati” a quella presenza.

Lo sviluppo

Prendendo a spunto un mio vecchio post che ho realizzato anni fa in un altro blog, ho immaginato di scriverne uno dedicato a ciascuna delle cinque borgate marinare. Ovviamente senza alcuna pretesa di completezza storica.

L’intenzione è di fare solo qualche cenno su alcuni degli aspetti più importanti che caratterizzano questi luoghi.

Ricche di storia e di tradizioni secolari, di queste cinque borgate, vi proporrò delle immagini, tra queste qualcuna d’epoca, trovate rovistando tra gli archivi, e a contorno di queste, giusto qualche breve e certamente incompleto cenno storico.

Oggi parleremo della prima:

L’Acquasanta

La borgata dell’Acquasanta deve il suo nome a una sorgente d’acqua, creduta miracolosa, situata in una grotta in riva al mare.

La storia

L’acqua che sgorgava da questa grotta era ritenuta di grandissima qualità terapeutica, tanto da essere comunemente nominata e dichiarata come “acqua santa”.

Inoltre, dalle testimonianze che ci giungono, pare che quest’acqua dalle proprietà “miracolose” fosse conosciuta addirittura in tutta Europa. La sorgente, infatti, era da sempre meta di “sofferenti” alla ricerca di cure e rimedi miracolosi dispensati da quell’acqua, che si credeva prodotta e benedetta direttamente dalla volontà della Madonna.

Detto questo, cominciamo la nostra piccola visita virtuale andando a guardare almeno le parti più evidenti del tessuto culturale, sociale e produttivo della borgata:

I Cantieri Navali, oggi Fincantieri

E’ uno degli insediamenti industriali della borgata, sicuramente il più importante tra quelli presenti in zona.

I Cantieri navali di Palermo, fondati nel 1897 da Ignazio Florio, videro la luce grazie anche al cofinanziamento del Governo Italiano.

Una storia molto travagliata questa, che si incrocia con quella del suo fondatore e, a quanto pare, disturbata da una ipotetica volontà di ostacolarne la nascita e lo sviluppo, messa in campo ad opera di probabili concorrenti.

Sta di fatto che all’inaugurazione i cantieri navali si ritrovarono senza commesse, queste tutte e inspiegabilmente dirottate verso le concorrenti strutture cantieristiche di Genova.

La prima nave

Ciononostante, la prima nave fu prodotta e varata nel 1904: il pioroscafo Caprera.

Piroscafo Caprera
Varo del piroscafo Caprera – Cantieri Navali di Palermo – 1904

Da quel momento la storia dei Cantieri si intersecò con le disavventure finanziarie dei Florio e il loro triste periodo di decadenza economica.

Dopo un ulteriore momento buio causato dal conflitto mondiale nel 1943, soprattutto a causa degli intensi bombardamenti effettuati nella zona del porto, il cantiere navale ha cessato tutte le attività.

Ma nel dopoguerra, grazie alla ripresa economica ed al fiorire di nuove iniziative imprenditoriali, fortunatamente le sue strutture si animarono di nuova linfa vitale.

Una grande realtà

Tra gli anni ’50 e ’60 del ‘900 si arrivarono a contare fino a 5.000 operai a libro paga, oltre al grosso bacino occupazionale creato dall’enorme indotto produttivo. Il Cantiere Navale era la grande realtà produttiva e occupazionale dell’intera città. Sicuramente la più importante.

Operai Cantieri Navali -Palermo
Operai dei Cantieri Navali di Palermo durante un’assemblea sindacale

Gli scioperi e le proteste

Purtroppo, agli inizi degli anni ’70, si registrarono altri problemi dovuti anche alle infiltrazioni criminali che nel frattempo si erano inserite nel tessuto produttivo dell’impresa, minandola alle fondamenta.

In questo vortice era coinvolta pure la dirigenza, e ne conseguì un periodo di malcontenti che generarono proteste e scioperi ad oltranza di tutti i lavoratori, i quali temevano la perdita del posto di lavoro.

Oggi, dopo vari piani di ristrutturazione industriale, le attività continuano anche se in modo ridotto in mano a Fincantieri.

Di fatto, cessata la produzione delle navi, si è puntato sulla meno impegnativa attività di trasformazione/ristrutturazione navale, riuscendo a fornire occupazione a poco meno di 500 operai, ed esternalizzando alcuni dei settori produttivi.

Il cimitero degli inglesi

Una nota di particolare importanza tra i luoghi delle borgata è data dalla presenza, quasi sconosciuta, di un ex lazzaretto seicentesco successivamente trasformato nel “cimitero degli inglesi”.

Cimitero degli Inglesi (© Angelo Trapani)
Le lapidi al Cimitero degli Inglesi (© Angelo Trapani)

Questo luogo si trova nei pressi della Fincantieri, grossomodo tra i vecchi locali della ex Manifattura Tabacchi e la piazza dell’Acquasanta. Il posto era tristemente conosciuto come “Il camposanto straniero di chi moriva senza Dio“.

Il lazzaretto

Come già accennato, nell’area fu dapprima creato un lazzaretto, il cui impianto venne realizzato nel 1628, durante il dominio spagnolo, per volere del viceré Francesco Ferdinando de La Cueva.

Lo scopo era di creare un sicuro luogo di quarantena, per chi veniva a Palermo entrando dal mare. Ciò alla luce della nefasta esperienza dell’epidemia di peste che dilagò in città nel 1624, proprio a causa dello sbarco dell’equipaggio di una nave, carica di grano, giunta in porto senza rispettare le regole sanitarie.

Nel 1885, parte dell’ex lazzaretto è stato trasformato in cimitero acattolico dove, ancora si dice, giacevano le spoglie dei componenti della notabile famiglia Whitaker: notizia, in realtà, poi smentita.

Ma, questi ultimi, non sarebbero stati i soli ad avervi trovato sepoltura. Tra le varie ipotesi, e sempre secondo le stesse fonti, (non sufficientemente documentate) oltre a protestanti, ortodossi, ebrei ed atei, qui pare abbiano riposato, ma solo per un breve periodo, le spoglie dei membri degli Ahrens, degli Ingham, di Christian Caflisch e dei Noto La Diega, le cui salme sarebbero state successivamente tutte trasferite; alcune presso il vicino cimitero dei Rotoli. Come già precisato, anche questa notizia, risulta priva di certezza.

Una tomba del Cimitero degli Inglesi (© Angelo Trapani)
Una tomba del Cimitero degli Inglesi (© Angelo Trapani)

L’abbandono

Per tanti anni questo luogo ha subìto un lungo processo di degrado ed abbandono. Fino a che, negli anni ’90, qualcuno ha pensato addirittura di aprirvi un “locale a tema”: un pub chiamato “Al cimitero“.

Negli anni successivi, dopo la definitiva chiusura del pub, il degrado e l’abbandono sono tornati a farla da padroni. Finchè, qualcuno al Comune si è ricordato di questo bene ed ha deciso di restuirgli un minimo di dignità, disponendone la pulizia straordinaria ed una sistemazione sommaria dell’area.

Oggi, l’ex Cimitero degli Inglesi fa parte del circuito “Le vie dei Tesori” ed è occasionalmente visitabile.

La manifattura tabacchi

Nel 1876 i cosiddetti Monopoli di Stato, acquisirono tutte le imprese private che lavoravano il tabacco per la produzione di trancio e di sigari.

Ciononostante, malgrado l’intera produzione passò di mano, soltanto una piccola parte dei lavoratatori del settore trovò reimpiego presso la nuova realtà controllata dai Monopoli.

Così un ex deposito di granaglie che aveva sede nella via Simone Gulì, presso il quartiere dell’Acquasanta, divenne un grande centro industriale per la lavorazione del tabacco, assumendo la denominazione di Regia Manifattura Tabacchi.

Manifattura Tabacchi
Le operaie della Manifattura Tabacchi

La fabbrica, in quella sede ormai storica, continuò le sue attività produttive fino al 2001, anno in cui la Manifattura Tabacchi cessò tutte le produzioni.

Da allora, la struttura ha vissuto un lungo periodo di silenzioso abbandono. Quest’ultimo solo recentemente spezzato dalla notizia di un progetto di riconversione dei vecchi spazi dell’impianto, la cui futura destinazione pare finalizzata ad accogliere iniziative artistiche e culturali.

Villa Lanterna

Nel 1774 il barone Mariano Lanterna, nobile siciliano, nipote di frà Bernardo Lanterna, per effetto di un atto di cessione del Monastero di San Martino delle Scale, acquisisce la proprietà dell’antica chiesetta della Madonna dell’Acquasanta, e di un terreno circostante che comprendeva l’omonima grotta dove si trovava la sorgente dell’acqua miracolosa.

Nello stesso anno, il barone, fece costruire la sua residenza di villeggiatura nell’area sovrastante quella particolare sorgente.

Villa Lanterna
Villa Lanterna, in una foto degli anni ’50

I Bagni Minerali Pandolfo

Successivamente, nel 1871, tanto la residenza del barone che l’adiacente sorgente, passarono alla gestione dei Sacerdoti fratelli Pandolfo che ne fecero un rinomato centro termale con tanto di bagni a scopo curativo.

Bagni Minerali Pandolfo
Bagni Minerali Pandolfo
Bagni Minerali Pandolfo
Locandina Bagni Minerali Pandolfo
Acque Minerali Pandolfo
Proprietà curative Acque Minerali Pandolfo
Regolamento Bagni Minerali Pandolfo
Regolamento Bagni Minerali Pandolfo

Nella seconda decade del ‘900, presumibilmente alla morte dei fratelli Pandolfo, lo stabilimento termale venne chiuso, mentre la bella dimora del barone, denominata villa Lanterna, dopo anni di assoluto abbandono al degrado ed ai vandali, da qualche tempo è finalmente restaurata e parzialmente restituita agli antichi splendori.

La nave di pietra dell’Acquasanta

Proprio nei pressi di questo luogo, nel 1789, Mons. Giuseppe Gioeni interpretò la necessità di istruire i comandanti dei bastimenti siciliani: “questi spesso analfabeti e improvvisati incompetenti“.

Infatti, gli imprenditori palermitani erano spesso costretti a rivolgersi a marinerie straniere per poter avere accesso alle forniture di quelle materie prime necessarie alla produzione. Materiali che dovevano necessariamente venire importate via mare da altri paesi.

L’Istituto si occupa da subito di formare una nuova generazione di marinai, tecnicamente capaci di sopperire alle necessità dei trasporti.

Con questo preciso scopo il Gioeni fonda il primo Istituto Nautico della nostra città.

Il Real Seminario Nautico

Il Mons. Gioeni grazie ai finanziamenti elargiti dal Re, fondò in un suo terreno nei pressi della piazza Acquasanta il Real Seminario Nautico, facendovi approntare una costruzione che simula la forma di un’imbarcazione e le sue componenti essenziali.

La struttura a forma di vascello, ancora oggi esistente e trasformata in abitazione civile, è conosciuta dalla gente del posto con il nome di “Nave di Pietra“.

La Nave di Pietra
La Nave di Pietra del Mons. Gioeni

All’interno di questa struttura si svolgevano i corsi e le prove pratiche per apprendere l’arte della navigazione, riuscendo a ricreare un ambiente molto simile a quello che si presenta a bordo di una nave vera.

Villa Belmonte all’Acquasanta

Nei pressi dell’Acquasanta, insiste la magnifica villa Belmonte, voluta da Giuseppe Emanuele Ventimiglia, principe di Belmonte, e contruita su progetto dall’architetto Venanzio Marvuglia nel 1799.

La splendida dimora è adagiata su un costone degradante del monte Pellegrino, e da li domina il quartiere dell’Acquasanta ed il mare. 

Villa Belmonte vista dal Mare - Palermo
Villa Belmonte vista dal Mare – Palermo, primi del ‘900

Per un certo periodo, nella metà dell’ 800, venne utilizzata come albergo sotto il nome di “Belmonte Hotel“. Poi, in tempi recenti, è stata sede dell’ IMI (Istituto Materno Infantile) e dopo un restauro venne abbandonata all’inutilizzo.

Nel 2019 lo splendido edificio, nel possesso della Regione Siciliana, è stato destinato con apposita delibera ad ospitare gli uffici del CGA (Consiglio di Giustizia Amministrativa)

La pandemia

Agli inizi del periodo pandemico, in piena emergenza, si parlò di una nuova destinazione d’uso dell’edificio, come reparto di terapia sub-intensiva, con svariati posti letto “attivabili”, destinati ai malati covid.

Ma dopo un tentativo di riarmare la struttra con le attrezzature necessarie si fece dietrofront, grazie all’acquisita consapevolezza che, un reparto simile, poteva avere un senso solo se fosse stato realizzato all’interno di un vero ospedale.

Oggi, la struttura, pur essendo presidiata da un servizio di guardiania pare tornata a vivere nell’oblio che ne ha caratterizzato gli ultimi anni della sua esistenza. Ciò nell’attesa che il CGA ne prenda possesso?

L’interrogativo resta, perchè sembra che all’orizzonte si profili la riapertura dell’IMI proprio nei locali della vecchia sede.

La Caffeaus

Nella parte retrostante della villa venne realizzata la cosiddetta “caffeaus“: piccolo edificio a pianta tonda, con dodici colonne corinzie, e decorazioni in stile neopompeiano. Sulla destinazione d’uso di questa particolare struttura si sono nel tempo avanzate svariate ipotesi, tra le quali, la più accreditata: quella dell’accoglienza degli ospiti.

Caffeaus villa Belmonte - Palermo (© Angelo Trapani)
Caffeaus di villa Belmonte – Palermo (© Angelo Trapani)

La grotta della Regina all’Acquasanta

Tra i vari anfratti presenti nella scogliera che si erge sul mare, di notevole importanza è la cosiddetta Grotta del bagno della Regina.

Si tratta di una grotta marina i cui due accessi sono garantiti uno lato mare e l’altro, attraverso una scaletta che si trova all’interno dell’area di pertinenza dell’ospedale Enrico Albanese (Ospizio Marino).

All’interno dell’ampia cavità, nel suo tetto, sono presenti ancora oggi delle percolazioni d’acqua che riesce a filtrare attraverso la roccia.

Acque che, si ipotizza, un tempo venissero usate a scopi rituali e/o terapeutici, in una sorta di contesto idrotermale che si suppone, in epoche remote, vi avesse sede.

Il bagno della regina

Pare che anche il Gioeni avesse provato a sfruttare in qualche modo le peculiarità della grotta, ad uso privato, facendovi costrire una vasca che raccoglieva le acque che percolavano come in un bagno termale.

Tra le varie ipotesi sull’uso e sul nome di querta grotta ve n’è una che vi riporto qui di seguito che vuole il suo nome addebitarsi al desiderio della regina Carolina d’Austria, consorte di Ferdinando I, nel periodo del suo esilio palermitano. A tal propposito, in una una rivista dei primi dell’800 si legge:

“…in questo luogo trovasi una caverna che si addentra nello scoglio, e che presenta due ingressi: la dicono la grotta di Gioeni. Ampie ne sono le volte… La Regina Carolina di Austria, consorte di Re Ferdinando 1, di augusta rimembranza, amava molto quel sito, e vi fece costruire per suo uso un bagno di pietra viva, in cui si scendeva per la scala a lumaca scavata nel vivo sasso dalla parte superiore della grotta stessa… “.

Villa Igiea

Non ultima la bellissima villa Igiea, oggi noto hotel 5 stelle.

Costruita alla fine dell’ 800 da un ammiraglio inglese, tale Cecil Henry Domville, fu acquistata dalla famiglia Florio e battezzata con il nome della figlia Igiea.

Nei primi del ‘900 l’edificio subì una profonda ristrutturazione/trasformazione su progetto dell’ arch. Ernesto Basile che prevedeva anche un restyling degli arredi interni che venne affidato al prestigioso mobilificio Ducrot.

Villa Igiea e villa Belmonte
Villa Igiea e villa Belmonte in una foto aerea degli anni ’50

La nascita del grande albergo

Ultimata la trasformazione, i Florio decisero subito di mettere a frutto il loro investimento, realizzandovi un hotel di lusso, frequentato da ricchi turisti e facoltosi nobili di mezza Europa.

Con il declino economico della famiglia Florio la proprietà fu trasferita al Banco di Sicilia.

Successivamente, la struttura è stata ritrasformata in hotel di lusso, dapprima nelle mani della società Acqua Marcia di Francesco Caltagirone e poi dell’impero Hilton.

Poi, in tempi più recenti, è stata acquisita dalla società Rocco Forte Hotels, oggi proprietaria di villa Igiea, e da quest’ultima appena restaurata.

Le trasformazioni del paesaggio dell’Acquasanta

In tempi recenti, la borgata ha subito notevoli e profonde trasformazioni, certamente peggiorative dal punto di vista paesaggistico.

Adesso il mare è praticamente sparito dalla vista, sepolto com’è sotto il cemento del piazzale antistante la darsena che ha letteralmente inghiottito la preesistente spiaggia. Luogo che, fino agli anni ’50, ospitava un frequentatissimo stabilimento balneare costruito su palafitte in legno.

Bagnanti all'Acquasanta
Bagnanti all’Acquasanta – 1919

Hanno completato l’opera di occultamento/distruzione del paesaggio la presenza delle innumerevoli barche da diporto ormeggiate all’interno della darsena stessa. I lunghi moli e la banchina del porto turistico non permettono più la vista del mare neppure dalla piazza antistante.

Inevitabilmente, anche le strutture della ex Sailem, oggi inglobate dai Cantieri Navali, finiscono per impedire la vista del mare, contribuendo a quel processo di mascheramento e di allontanamento dal blu, oggi purtroppo evidentissimo.

Dove si trova?


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