Bagni Italia o Bagni Virzì?

Bagni Italia o Bagni Virzi? – Poco prima dell’estate la domanda che ritualmente ci si poneva era proprio questa. E, per chi non poteva permettersi granchè d’altro, apparentemente non vi erano altre opzioni.

Stabilimenti balneari a Romagnolo - Bagni Virzì - Palermo, 1960
Stabilimenti balneari a Romagnolo – Bagni Virzì – Palermo, 1960

Nella realtà le cose andavano in modo un pò diverso, perchè i Bagni Italia ed i Virzì, non erano affatto l’unica risposta, ma solo due tra le più note. Infatti, sempre in zona Romagnolo, vi erano molte altre alternative. E adesso vedremo quali.

La storia

Negli anni ’50, ma la tendenza era già iniziata ai primi del ‘900, quella parte di litorale della città di Palermo, oggi comunemente chiamata “costa sud” (in realtà si trova a sud-est), rappresentava una delle mete balneari preferite dai palermitani.

Si… anche più di Mondello, che era per lo più frequentata dalle famiglie abbienti, che spesso avevano lì “u billino” (la villa) o da quelle che potevano permettersi di fare il bagno allo stabilimento. Ma in realtà, a Mondello, ci andavano pure quelle persone che – abbienti – fingevano solo di esserlo.

Romagnolo, ricordi d’estate

E ad eccezione dello stabilimento dell’Acquasanta, di cui vi ho già parlato in un altro articolo, il resto del popolo frequentava la spiaggia del litorale nel quartiere Romagnolo, prima chiamato Mustazzola, grazie ad uno scoglio, le cui forme ricordavano vagamente il dolce tipico della festa di ognissanti.

E così anche lo Sperone, la Bandita e Acqua dei Corsari: tutte zone lungo quello stesso litorale che erano costellate da numerosi stabilimenti balneari più o meno rinomati, venivano letteralmente prese d’assalto dai bagnanti.

Quando a Romagnolo c’erano i Bagni Virzì

Come già detto, nella Palermo degli anni ’50 – ’60, non tutti potevano permettersi le canoniche “vacanze” perchè la maggior parte dei palermitani, non riusciva a sostenere i costi di viaggio e soggiorno per spostarsi con tutta la famiglia verso mete più “esotiche”.

Insomma, lungo tutta la costa c’era solo l’imbarazzo della scelta e veramente tante erano le opportunità per trascorrrere una piacevole giornata di divertimento, insieme ai propri cari, respirando aria buona.

Bagni Italia_Romagnolo
Il pontile dello stabilimento balneare Bagni Italia a Romagnolo – Palermo, 1966

E facendo di necessità virtù, alla fine, con i pochi soldi in tasca si finiva quasi sempre per “giocare in casa”.

Non solo i Bagni Virzì

Come detto, l’elenco dei posti dove ci si poteva recare, senza allontanarsi troppo, era davvero lungo e comprendeva oltre ai famosi Bagni Italia e Bagni Virzi, anche i bagni Petrucci, i Margherita, i Risorgimento, il lido Elena, Lido Olimpo, i Bagni Castelli, lo stabilimento Santa Rita ed altri ancora.

Bagni Petrucci - 1960
La gara dell’ “Antinna a Mari” presso i Bagni Petrucci, 1960

Oltre a questi, sempre restando in zona, vi erano pure tanti ristorantini sul mare tra i quali la cosiddeta “Taverna al Tiro”, poi ribattezzata Ristorante delle Meraviglie, Santo Palato, Spanò, Renato, lo Chalet delle Delizie, e tanti altri.

Chi si accontenta gode

Insomma, non potendo permettersi altro, ci si accontentava di trascorrere qualche giornata di mare lungo questa litoranea che offriva pronta soluzione, e a prezzi veramente modici, con i suoi tanti lidi balneari. Qualcuno di questi vantava pure un ristorantino annesso.

Va ricordato, però, che molti palermitani preferivano portarsi da casa la roba da mangiare. E allora i menù più popolari prevedevano: l’irrinunciabile “tigghia ri pasta o fornu”, “pani ca frittata”, “uova ruri”, un “ciascu ri vinu” e un bel “muluni agghiacciatu” da consumare sul posto. Ovviamente non poteva mancare la classica “ghiacciera portabile” con le bibite fresche destinate alle signore ed ai “picciriddi”.

Tutti i lidi erano dotati di cabine-spogliatoio, quasi sempre in muratura, che erano poste in posizione sopraelevata rispetto alla spiaggia.

All’interno di queste vi era molto spesso un piccolo lavabo e un sedile in muratura, mentre gli ingressi, tutti rivolti verso il mare, davano su una lunga balconata in comune. Diciamo che questo, generalmente, era l’impianto tipico del “lido”.

Per soddisfare appieno le esigenze della clientela, nei vari lidi, vi era pure un rudimentale servizio doccia… ovviamente fredda, la cui acqua era spesso accumulata in qualche vecchio serbatoio di Eternit.

La spiaggia

La spiaggia, in quella zona, era un misto fra scogli e ciottoli ed era possibile raggiungerla dalle cabine, scendendo giù per le apposite scale di legno.

Bagni Virzì - Palermo
I Bagni Virzì in una foto degli anni ’60

Va ricordato che all’epoca, con pochi spiccioli, i costumi e i salvagente si potevano addirittura noleggiare direttamente sul posto.

Insomma, con pochi soldi, accontentandosi di quello che “passava il governo”, si aveva la possibilità di fare, in qualche modo, la meritata e tanto agognata “vacanza” al mare.

Questa è la Palermo “vacanziera” nei ricordi di tanti palermitani.

Addivirtuta

Va ricordato che Romagnolo era meta ambita dai palermitani, anche le domeniche di primavera. Ma lo era soprattutto in occasione della Pasquetta: momento delle tradizionali scampagnate. Periodo in cui, approfittando del bel tempo e del tiepido sole, si poteva trascorrere una giornata in riva al mare con tutta la famiglia.

Litoranea di Romagnolo (Pa)
Addivirtuta nella litoranea di Romagnolo – Carel Blazer 1959

Così, cogliendo l’opportunità per respirare aria buona “… che alla nonnò e ai picciriddi lo iodio ci faceva bene” ci si trasferiva, armi e bagagli in un angolo di quella zona del litorale palermitano, occupandolo fino al tramonto.

Era questa la cosiddetta “adddivirtuta“: per molti palermitani con pochi soldi in tasca, l’unico momento di svago, quando non l’unica vacanza possibile.

Piccola nota a margine

La “spiaggia” che vediamo oggi lungo quella litoranea è il risultato degli sversamenti di sfabbricidi provenienti dal cosiddetto “sacco di Palermo“. Questi, uniti a rifiuti di qualsiasi genere – anche tossici – seppelliti li da decenni, hanno devastato pressochè tutta la zona di Romagnolo. Ripristinarla è un’opera colossale che richiederebbe si la volontà politica di farlo, ma anche una montagna di soldi.

Dove si trova?


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