La passeggiata al Foro Italico – Oggi, facciamo un salto alla “Marina” per vedere com’era la passeggiata sul lungomare dei palermitani e conoscerne la storia. Siamo nei pressi di Porta Felice.
La foto al Foro Italico
Sapevate che negli anni ’20 il Foro Italico era così?
La storia
Fino al XVI secolo la città non possedeva una vera passeggiata al mare, a causa della ritenuta – e a buon ragione – pericolosità della zona costiera, dovuta ai continui attacchi dei saraceni.
Con il tempo, esattamente nel 1582, venuti meno questi pericoli e grazie all’intervento urbanistico ordinato dal vicerè Marco Antonio Colonna, il lungomare panoramico di Palermo prese vita.
La strada Colonna
L’opera del vicerè fu il naturale prosieguo dell’attività urbanistica intrapresa già l’anno precedente, che aveva visto il prolungamento della via Toledo, ovvero il Càssaro, fino alla Marina. Inoltre, in quello stesso anno, si era dato inizio ai lavori per la costruzione di Porta Felice. Inizialmente la nuova strada del fronte-mare palermitano, nata in questa occasione, venne denominata Strada Colonna, in onore del vicerè.
L’origine del nome “Foro Italico”
Successivamente, durante la dominazione borbonica, la zona è stata rinominata Foro Borbonico, fino a che nel 1861, se ne decise il cambiamento in Foro Italico.
Successivamente, nel luglio del 1900, in seguito al regicidio di re Umberto I (figlio di Vittorio Enmanuele II) assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci, la strada assunse il nome di Foro Italico Umberto I. In realtà, i palermitani, molto spesso la chiamavano semplicemente “Marina“.
Il palchetto della musica
Altra nota piacevole, ad ebbellire il luogo, fu la costruzione del palchetto della musica. Realizzato nel 1846 su progetto di Domenico Lo Faso e Carlo Giachery. Unitamente alla sovrastante Passeggiata delle Cattive, costituiva il monumento simbolo delle passeggiate estive della nobiltà e borghesia palermitane.
La storia recente
Facciamo un balzo nel tempo per giungere, passando dall’immediato dopoguerra, ai primi anni ’60 del ‘900, quando, dopo essere già stata vittima dei bombardamenti, l’intera zona venne abbandonata a se stessa.
Il lungomare era stato cancellato per sempre dalle bombe, e l’intera zona divenne il deposito dei resti compattati di quelle macerie, che provenivano dallo sgombero delle aree cittadine distrutte dalla guerra.
L’operazione a suo tempo disposta dall’ AMGOT, in conformità con il nuovo piano regolatore comunale, produsse questo scempio. Erano ancora ben visibili i cumuli degli sfabbricidi e la terra di risulta che formarono un’unica grande spianata, prosciugando un’ampia porzione di mare, dalla Cala a Sant’Erasmo.
Il danno alla costa ed all’ecosistema marino
Altro aspetto negativo di questa operazione, di cui non si parla quasi mai, è il danno che è stato prodotto all’ecosistema marino, completamente sommerso da terra, massi e fanghi, per tutto il tratto di costa interessato. Un lunghissimo tratto che dalla Cala si spinge bel oltre il fiume Oreto.
In tempi più recenti, il lavoro fu, per così dire, portato a termine con i risultati del cosiddetto “sacco di Palermo“, i cui sfabbricidi ricoprirono l’intera costa tra Romagnolo ed Acqua dei Corsari. Operazione che causò la desertificazione dei fondali, distruggendo fauna e flora presenti, e seppellendo per sempre sotto metri di terra, mista a rifiuti di ogni genere, l’originale bassa scogliera che disegnava la linea di costa palermitana.
Insomma, possiamo ben dire che Palermo ed i palermitani, almeno dal dopoquerra in poi, non hanno certo avuto un buon rapporto con il loro mare.
Ma, torniamo al Foro Italico
Successivamente agli anni della colmata, soprattutto attorno agli anni ’70, quell’area diventò terra di nessuno. Poi, vi si insediarono alcuni gruppi di nomadi, che vi realizzarono un campo fisso, fatto di roulotte e baracche di lamiera.
E ancora, anche una comunità di giostrai, con le affollatissime attrazioni, prese possesso stabilmente di buona parte dell’area.
Dalle giostre ai polipari
Il tutto venne completato dalla presenza di una lunga fila di baracche, realizzate dai venditori di frutti di mare: ovviamente, senza il minimo rispetto per le regole e le più elementari norme igieniche.
Inoltre, sfabbricidi, discariche incontrollate di qualsiasi materiale, e carcasse d’auto date alle fiamme, facevano parte del paesaggio retrostante la zona delle giostre e dei polipari. Soprattutto la sera, tutta la zona vicina al mare era un luogo decisamente poco sicuro. Anzi, proprio infrequentabile.
La bonifica
Dopo un primo tentativo di sistemazione, operato negli anni ’50 sotto la direzione dell’arch. Spatrisano, si dovette attendere fino agli anni 2000, quando si pensò ad un serio intervento di bonifica dell’area, che riuscì in buona parte ad eliminare il degrado in cui versava la zona.
Allontanati giostrai e polipari, e spostato il campo nomadi, al loro posto nacque il grande giardino, che occupa circa 40.000 m², con piante mediterranee, viali alberati, panchine, ed un percorso ciclabile.
L’illuminazione notturna ed un’ampia passeggiata panoramica lungo la riva completarono l’opera. Da quel momento, il Foro Italico ha decisamente cambiato aspetto.
Il restyling di Italo Rota
In seguito, un ulteriore intervento di restyling curato dall’architetto Italo Rota, completò l’azione di recupero dell’area, dotandola di panchine colorate e delle cosiddette “Principesse”: dissuasori colorati realizzati dal ceramista Nino Parrucca. Questi ultimi installati in modo da descrivere il profilo, purtroppo visibile solo dall’alto, di Eleonora D’Aragona.
Il nautoscopio
In ultimo, nel 2009, è arrivato il Nautoscopio: realizzazione dell’architetto Paolo Amato, con funzione di osservatorio privilegiato sul mare.
Si tratta di una struttura che rappresenta una casa sospesa e ruotante su di un asse centrale alto circa 25 mt, costruita con materiali ultraleggeri e capace di supportare un peso massimo di 600 kg. Spostata alcuni anni dopo, di alcune centinaia di metri dalla sua sede originaria, ancora oggi svetta nella zona della Cala.
Successivi interventi nell’area di SantErasmo, hanno recentemente recuperato anche quella parte del Foro Italico più vicina alla foce del fiume Oreto. La sistemazione del porticciolo, unitamente alla creazione di spazi pedonali e ciclabili e l’apertura di alcuni locali, presto diventati punto d’attrattiva e aggregazione, hanno fatto rivivere la zona.
Dove si trova?
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