La leggenda del Pellegrino e il drago, narra della storia di un santo, del noto monte di Palermo e del motivo per cui gli fu dato questo nome.
Il monte Pellegrino è da sempre indicato come un luogo particolarmente importante, soprattutto dopo il ritrovamento, nella famosa grotta, delle spoglie di Rosalia Sinibaldi. Fatto che come tutti sappiamo, grazie all’intervento del cardinale Giannettino Doria, nel 1624, diede inizio al culto della Santuzza nostra.
Però, in epoche ancor più remote, il monte era già considerato un luogo sacro, quanto magico. Si narra, infatti, che le sue alture fossero abituale dimora di misteriose divinità dell’acqua, affascinanti ninfe, fauni e dee pagane, queste adorate dal popolo con antichissimi rituali.
Anche in epoche successive, il nostro Pellegrino, forse per la bellezza, per la sua forma, o per la posizione tra la terra ed il mare, (si narra che un tempo fosse addirittura un’isola, interamente circondata dalle acque) non è certo sfuggito alla creazione di miti e leggende, le cui narrazioni lo videro coinvolto in più di una occasione.
Oggi voglio parlarvi di una di queste:
La storia
Un’antica leggenda – una tra le tante – riguardanti il monte Pellegrino. Un fatto che, si dice, in epoche remote abbia dato parecchi grattacapi, soprattutto agli abitanti della zona, in massima parte pastori e contadini che svolgevano il loro lavoro nei pressi della nota montagna palermitana.
La leggenda del pellegrino e il drago
Si narra che in un’epoca imprecisata (e già qui cominciamo bene con i dettagli mancanti, ma dovrebbe trattarsi del medioevo) un grande drago abitasse una delle caverne del monte Pellegrino.
Si dice che la feroce creatura, dopo aver mangiato tutti gli animali che vivevano sul monte (capre, volpi, cinghiali e conigli), sempre più affamata, un giorno si spinse verso le zone abitate, cominciando a fare incetta di cani, gatti e galline.
Mai sazia, presto finì per fare spuntino anche di quegli uomini, donne e bambini, che trovava lungo il suo cammino. E questo era l’aspetto peggiore, senza precedenti.
La paura del drago
Questo fatto preoccupò non poco i pastori e gli agricoltori del luogo che, tentando una soluzione al problema assoldarono più di un fiero cavaliere, affinchè sconfiggesse il mostro che li terrorizzava.
Fatto sta che il mostro, a quanto pare, l’ebbe sempre vinta. Infatti nessun cavaliere, incaricato della sua uccisione, fece mai ritorno da quell’impresa, ormai ritenuta impossibile.
Il piano strategico
Terrorizzate, le persone si arresero, e consapevoli di non poter sconfiggere il drago mostruoso, tentarono l’altra strada maestra. Il piano B: farselo amico.
Fu così che a turno, ogni pastore e allevatore, nel tentativo di placarne la ferocia, fece trovare vicino la tana del drago uno dei suoi animali, con le zampe ben legate, in modo che non potesse sfuggirgli.
La strategia sacrificale, secondo il piano, avrebbe permesso di far saziare quotidianamente il mostro, facendolo desistere dall’andare in giro a mietere altre vittime, ed evitando così ulteriori spargimenti di sangue.
L’idea sembrava buona, ma non andò come sperato. Infatti, malgrado il facile pasto assicurato giornalmente, il drago non fu mai abbastanza sazio e continuò ad andarsene in giro in cerca di altro cibo vivo da predare.
Ma la gente non si arrese, e convinti che alla lunga la storia avrebbe dato loro ragione, decisero di insistere con quella strategia.
La vittima sacrificale
Passarono i mesi e a un certo punto, finiti gli animali disponibili che furono tutti divorati dal mostro, oltre alla preghiera, restò un’ultima carta da giocare: tentare il sacrificio estremo.
Si pensò di offrire in pasto al mostro – un bambino – estratto a sorte tra i figli degli abitanti della zona.
Non avendo altra scelta si convinsero tutti che il sangue e le tenere carni della giovane vittima avrebbero certamente addolcito l’indole della bestia infernale, placandone per sempre la ferocia.
Il Santo Pellegrino
Ma quando tutto era pronto per il sacrificio umano, uno straniero di passaggio, fece la sua comparsa in quelle terre e si offrì di aiutare gli abitanti, ormai disperati, salvando così la vita al bambino che frattanto era già stato scelto.
L’uomo convinse tutti di poter affrontare il drago in campo aperto, e di riuscire a sconfiggerlo con la sua spada.
Il pellegrino sconfigge il drago
E così fu. Infatti, la leggenda narra che lo straniero fosse in realtà un santo (San Pellegrino), che grazie alle preghiere era venuto ad aiutare la gente del luogo.
Si racconta che il santo, dopo aver ucciso il drago, sparì in quella grotta che fu la tana della bestia feroce, ormai sconfitta per sempre. Lui, San Pellegrino, che era solito rifugiarsi in preghiera proprio dentro ad una grotta.
Seguirono grandi festeggiamenti e lunghe preghiere di ringraziamento al santo.
Questo aneddoto, secondo il suo narratore, diede origine al nome del monte, che fu chiamato Pellegrino proprio in onore del santo.
Una bella storia, che ricorda molto da vicino le gesta di San Giorgio, che uccise il drago per salvare la principessa. Ma si sa, in epoca medievale, storie di santi, uomini e draghi andavano sempre per la maggiore, e le leggende che sono nate attorno a questi personaggi sono innumerevoli. Alcune arrivate anche fino a noi.
Ndr: Una versione simile della stessa leggenda, che probabilmente ha dato origine anche a quella riportata in questo articolo, vede come teatro dei fatti la città di Caltabellotta, individuando sempre il Santo Pellegrino, quale personaggio principale della narrazione.
Dove si trova?
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