Il mistero della Draunara

Un tempo, la cosiddetta Draunara (tromba marina), per marinai e pescatori, era una maledizione creata da demoni malvagi. Questa assumeva le sembianze di un enorme drago, munito di una lunghissima coda che scendendo dal cielo riusciva a toccare il mare, agitandone le acque con una forza spaventosa.

Il turbine che si veniva a creare era potentissimo e riusciva ad attrarre a se ed a risucchiare al suo interno anche interi bastimenti. A quel punto nessuno poteva sfuggirgli ed andava incontro a morte certa. Una vera calamità che, dalla notte dei tempi, funestava tutti i marinai e i pescatori durante le loro uscite in mare.

William Hodges, Vista di capo Stephens nello stretto di Cook con tromba marina, 1776, olio su tela, cm 136×193, Royal Museum Greenwich
William Hodges, capo Stephens nello stretto di Cook con tromba marina, 1776, Royal Museum Greenwich

La storia

“C’era un tempo in cui nessuna imbarcazione si avventurava in mare senza un “tagliatore di trombe marine” a bordo: un uomo capace di domare le forze della natura con un rituale. Ma erano pochi i custodi di questo segreto, ed erano molto contesi dalle marinerie.”

Così ho scritto in un altro articolo introducendo la storia di un mitico personaggio della borgata marinara di Mondello, certo Nicola Corrao: creduto marinaio ma nella realtà solo abile narratore, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Cola Varba. A lui, tra le altre qualità, si attribuiva anche la custodia dell’antica formula di questo rito. Troverete l’articolo che lo riguarda a 👉questa pagina.

Cola Varba - Luis Marden
Cola Varba, Mondello, 1953 – foto di Luis Marden

Proprio parlando di Cola Varba, è stato toccato l’argomento del misterioso rito che prevede il “taglio della tromba marina”: usanza conosciuta dai vecchi marinai, sulla quale oggi tenteremo di capirne un pò di più.

Il mistero del taglio della tromba marina

Dovete sapere che l’antico rito del taglio della tromba marina va anche oltre la semplice leggenda, per affondare le sue radici nella profonda religiosità e nella credenza popolare della gente di mare. Tanto che ascoltando gli anziani pescatori dei porti della nostra provincia, ancora oggi se ne sente parlare.

La terribile Draunara, la tromba marina
La terribile Draunara, la tromba marina

Infatti, fin dalla notte dei tempi, attraverso intere generazioni di marinai e pescatori sono stati tramandati riti e formule, utili a combattere le misteriose forze della natura. Ma anche la conoscenza delle entità soprannaturali che dominano il mare, con le quali i marinai hanno da sempre dovuto misurarsi.

Considerate di origini demoniache, le trombe marine sono state, e ancora oggi continuano ad essere, un nemico temibile da chi va per mare. Tanto che nei secoli, in quasi tutte le marinerie della nostra isola, sono stati sviluppati una moltitudine di riti scaramantici per sconfiggerle o prevenirle.

Winslow Homer, La corrente del Golfo, 1899, olio su tela, cm 71×124, The MET, New York
Winslow Homer, La corrente del Golfo, 1899, The MET, New York

La formula

Nella Sicilia occidentale, era il comandante dell’imbarcazione, o chi a bordo era a conoscenza della formula del rito che, per combattere la cosiddetta “Draunara” (la coda del drago), con un coltello in mano, dopo aver fatto il segno della croce, recitava il “Padrenostro Verde”:

Lùniri santu, Màrtiri santu
Mèrcuri santu, Iòviri santu
Vènnari santu, Sàbbatu santu
Duminica di Pasqua
sta cuda a mmari casca
e pi lu nnomu di Maria
sta cuda tagghiata sia.

Al termine della preghiera l’officiante simulava con il coltello tre tagli orizzontali nella direzione della coda della Draunara.

Quindi recitava quest’altra preghiera:

“Lu patri è putenti,
lu figghiu è putenti,
pi lu nomi di Gesu Giuseppe e Maria
tagghiu sta cura
e n’atri centu com’a tia”.

A quel punto, la coda della Draunara magicamente si spezzava per poi scomparire nel nulla. Ed il mare fino a poco prima agitato, tornava improvvisamente calmo e sicuro.

William Trost Richards, Veduta marina con faro in lontananza, Atlantic City, New Jersey, 1873, olio su tela, cm 30×50, Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid
William Trost Richards, Atlantic City, New Jersey, 1873, Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Questo rito, esclusivamente durante la notte di Natale, veniva insegnato ai giovani, futuri uomini di mare. I quali, sotto solenne giuramento, come da tradizione della marineria di appartenenza, a loro volta lo avrebbero tramandato ai propri figli.

In tutte le marinerie della nostra isola si officiavano riti molto simili che prevedevano analogamente la recita di una formula (preghiera) ed il taglio della coda del drago, mimando l’azione con la mano, o con un coltello, oppure con una falce.

Fonti: queste storie giungono da notizie apprese attraverso testimonianze dirette, tramandate oralmente, dai pescatori delle province di Palermo, Catania, Messina, Trapani e Marsala.

Il Pitrè ne fa cenno nel suo “Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano”.


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