L’alluvione si verificò dal 21 al 23 febbraio del 1931, e fu un evento che restò per sempre impresso nella memoria collettiva di tutti i palermitani dell’epoca.
La storia
Un’intensa area depressionaria che stazionava sulla Sicilia provocò in quei giorni ben 50 ore di incessante nubifragio sulla città, con il conseguente straripamento dei principali corsi d’acqua, determinando gravissimi allagamenti.
L’eccezionale evento provocò ingenti danni agli edifici ed alle altre strutture cittadine, causando tante vittime e feriti.
Secondo la cronaca dell’epoca il violento ciclone è stato preceduto da un paio di giornate di forte scirocco, seguito poi dal violento maltempo caratterizzato anche da forti grandinate.
L’alluvione
Gli allagamenti in quei giorni a Palermo non si contavano più. Il noto settimanale La Domenica del Corriere dedicò a questo sventurato episodio metereologico la copertina dell’edizione dell’ 8 marzo 1931.
Le zone maggiormente interessate furono il piano dell’Ucciardone, l’area della Cala, il corso dei fiumi Papireto e Kemonia e l’area circostante l’alveo del fiume Oreto.
Le acque invasero inoltre le zone di Via Perpignano e il Corso Olivuzza. In particolare la via Noce che, cinta com’era da alte mura, si trasformò ben presto in un impetuoso torrente.
Queste, unendosi a quelle provenienti dal Papireto e da Corso Alberto Amedeo, raggiunsero Via Volturno e Piazza Verdi e da li arrivarono al mare, interessando anche la via Cavour.
La zona Danisinni-Papireto fece registrare dei grandi allagamenti, così pure nell’area di Piazza S.Onofrio e Via Venezia. Successivamente, superate le pendenze, anche le grandi quantità di acque che si erano accumulate nelle depressioni esistenti in queste zone cominciarono a tracimare, fluendo verso Piazza Marina e la Cala, e contribuendo a tenere costantemente alimentato il flusso.
Nei pressi del Palazzo Reale un grosso allagamento ha interessato l’area di Villa d’Orleans; qui la forza delle acque ha abbattuto un muro di cinta, allagando la galleria della linea ferroviaria Palermo – Trapani, che in quel tratto attraversa in sotterranea la piazza Indipendenza.
Nella zona di via Venezia, ma non solo, furono tante le persone che cercando scampo dalla furia delle acque rimasero bloccate nei primi piani degli edifici. Vennero poi messe in salvo grazie alle imbarcazioni messe a disposizione dai pescatori della Cala.
Il fiume Oreto provocò danni minori, riversandosi fortunatamente nell’area libera da costruzioni, nei pressi del Ponte dell’Ammiraglio.
I danni furono molteplici
La violenza del vento, che soffiava impetuoso, fece crollare l’enorme impalcatura di ferro posta a sostegno della gru che in quel periodo era impegnata nella costruzione del palazzo delle Poste di via Roma. Il rovinoso crollo della struttura interessò l’edificio di fronte che rimase danneggiato, per fortuna in modo non grave, e senza causare vittime.
Le passerelle come a Venezia
Allo scopo di alleviare i disagi, in alcune zone della città come in Corso Alberto Amedeo, si costruirono delle passerelle che consentirono alle persone di spostarsi.
Infatti molte strade a causa dell’enorme accumulo di acque erano divenute impraticabili, e tali restarono per giorni e giorni, anche dopo il loro deflusso. Questo, a causa delle grandi quantità di detriti e di fango che vi si erano depositate.
Allagamenti, crolli e notevoli danni si registrarono ovunque anche in tutta la periferia della città, oltre che nelle altre province siciliane.
Nel corso della storia le alluvioni nella zona del palermitano sono state molteplici, ma a memoria d’uomo non si ricordano altri eventi di tale portata.
Maggiori dettagli sulle alluvioni causate dalla tracimazione dei fiumi di Palermo a 👉questa pagina sul fiume Oreto e a 👉quest’altra sul fiume Papireto.
Dove si trova?
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