Avrete sicuramente sentito parlare dell’arsenale di Palermo e quasi tutti lo conoscerete per averlo visitato, almeno una volta nella vita, anche solo esternamente. E’ così, vero?
In effetti si tratta di uno degli edifici storici meno conosciuti della nostra città anche se, nei secoli, ha rivestito un’importanza non indifferente.
La foto dell’arsenale risale al 1908, ed immortala la cerimonia per la visita del Kaiser Guglielmo II, grande amico ed ospite dei Florio.
La storia
L’arsenale nasce nel 1601, ma non nel luogo dove ha sede adesso. In quel periodo la struttura venne realizzata ad opera degli spagnoli che, dalle nostre parti, attraverso i vicerè, facevano il bello ed il cattivo tempo.
Siamo alla Cala, proprio nei pressi del cosiddetto “curvone”, ed a pochi passi da li, esistono ancora i resti di un antico edificio, da alcuni anni restaurato e reso fruibile dal Comune di Palermo, soprattutto come sede celebrariva per i matrimoni, espositiva per mostre fotografiche ma, non solo.
Questo edificio, un tempo, era la sede dell’arsenale di Palermo. Tipicamente magazzini e depositi di materiali vari utili alla navigazione, ma anche un luogo dove si costruivano imbarcazioni e si potevano effettuare le necessarie riparazioni anche alle cosiddette “regie galere“: vascelli che traevano la loro forza motrice dalle vele e dai remi azionati dalla braccia dei galeotti (schiavi o condannati, assegnati ai lavori forzati a bordo di una galea o galera).
La nuova sede
Qualche anno dopo la sua costruzione, con l’espansione del porto, si decise di spostare anche l’arsenale. La vecchia sede, ormai libera, venne successivamente occupata dalla Real Fonderia. Quest’ultima, era specializzata nella costruzione di pezzi d’artiglieria, come ci ricorda Isidoro La Lumia nel suo “Palermo, il suo passato, il suo presente, i suoi monumenti“, edito nel 1875.
L’arsenale
Spostato in un nuovo edificio, molto più grande, nei pressi degli odierni Cantieri Navali, riprese le attività. Questa nuova sede era stata appositamente costruita dal 1621, sotto il Viceré Francesco de Lemose, e completata nel 1630, sotto il viceré Francisco Fernández de La Cueva. Il tutto sotto gli auspici di Filippo IV di Spagna.
Nel nuovo edificio, gli accessi (o le uscite) dei vascelli erano garantiti da quattro grandi aperture con volta a botte, posizionate nel prospetto principale che è rivolto verso il mare.
Questi grandi hangar in muratura ospitavano al loro interno le imbarcazioni, permettendone così le riparazioni o la costruzione ex novo in un luogo idoneo e asciutto.
Successivamente, in corrispondenza di queste aperture erano stati realizzati quattro scivoli che servivano per facilitare il varo dei vascelli in mare o per tirtarli in secca. Oggi questi grandi scivoli non sono più visibili, ma sono presumibilmente ancora in sede, sepolti sotto il manto stradale del piazzale antistante l’edificio.
La riconversione
L’attività di costruzione di navi da guerra proseguì fino alla fine del ‘700, quando per sopravvenute esigenze belliche, la navi dovevano essere più grandi di quelle fino ad allora realizzate.
E dato che l’edificio non era adatto a contenerne di più grandi, questo fu destinato all’assemblaggio di imbarcazioni per uso commerciale e per la pesca di sardine e alalunghe, le cosiddette “sardare” e “alalongare“.
Con questa coversione l’edificio mantenne la sua funzione cantieristica, almeno fino al 1797, anno che vide il varo dell’ultima nave mercantile a remi.
La fine delle attività di cantiere
Successivamente, nei primi dell’ 800, l’edificio è stato luogo di detenzione per i condannati “al remo e alla catena” (prigione dove erano tenuti i condannati in attesa dell’imbarco sulle galere).
Dopo l’unità d’Italia l’ormai ex arsenale divenne per breve tempo sede di un ufficio postale e, ancora dopo, caserma della Guardia di Finanza.
Nel 1943 l’edificio subì gravi danni dai bombardamenti, soprattutto nella sua parte retrostante, in buona parte distrutta e mai più ricostruita. Oggi questi spazi liberi sono utilizzati dai Cantieri Navali di Palermo come area di movimentazione dei materiali.
Il restauro
Dopo lunghi lavori di restauro, nel 1999, l’arsenale è stato adibito dalla soprintendenza a luogo museale. Oggi l’edificio ospita attività della Soprintendenza del Mare, dell’Associazione “Amici della Soprintendenza” e dell’Associazione Culturale “Museo del Mare e della Navigazione Siciliana «Florio»”.
In questa sede ho avuto il grande privilegio di conoscere il compianto Sebastiano Tusa, allora Soprintendente del Mare, purtroppo tragicamente scomparso in un incidente aereo, nel marzo del 2019.
Alla sua memoria.
Info utili per le visite
Il Museo del Mare è generalmente aperto tutti i giorni. I recapiti telefonici sono:
091 361309 oppure 335 1874 283.
L’elenco di ulteriori contatti, che vi permetteranno di avere info più dettagliate per le visite, lo troverete a 👉questa pagina.
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