Bagni Italia o Bagni Virzi? – Poco prima dell’estate la domanda che ritualmente ci si poneva era proprio questa. E, per chi non poteva permettersi granchè d’altro, apparentemente non vi erano altre opzioni.
Nella realtà le cose andavano in modo un pò diverso, perchè i Bagni Italia ed i Virzì, non erano affatto l’unica risposta, ma solo due tra le più note. Infatti, sempre in zona Romagnolo, vi erano molte altre alternative. E adesso vedremo quali.
Premessa
Va precisato che il periodo di cui stiamo parlando era ancora a ridosso del difficile momento del dopoguerra e, fatta eccezione per qualche caso più fortunato, generalmente di soldi in tasca ce n’erano veramente pochi.
La storia
Negli anni ’50, ma la tendenza era già iniziata ai primi del ‘900, quella parte di litorale della città di Palermo, oggi comunemente chiamata “costa sud” (in realtà si trova a sud-est), rappresentava una delle mete balneari preferite dai palermitani.
Si… anche più di Mondello, che era per lo più frequentata dalle famiglie abbienti, che spesso avevano lì “u billino” (la villa) o da chi poteva permettersi di fare il bagno allo stabilimento, pagando il biglietto d’ingresso, il cui costo non era esattamente alla portata di tutti. Ma in realtà, a Mondello, ci andavano pure quelle persone che “abbienti” fingevano solo di esserlo, giusto per tentare di darsi una connotazione di maggiore importanza agli occhi di amici e conoscenti. Beh, si, succedeva anche questo.
Romagnolo, ricordi d’estate
Così come lo stabilimento dell’Acquasanta, di cui vi ho già parlato in un altro articolo, il resto del popolo frequentava soprattutto la spiaggia del lungo litorale nel quartiere prima chiamato Mustazzola, oggi conosciuto come Romagnolo. Curiosità, il suo primo nome si deve alla presenza di uno scoglio, le cui forme ricordavano vagamente il dolce tipico della festa di ognissanti.
E così anche lo Sperone, la Bandita e Acqua dei Corsari: tutte zone lungo quello stesso litorale che erano costellate da numerosi lidi e stabilimenti balneari più o meno rinomati, venivano letteralmente prese d’assalto dai bagnanti.
Quando a Romagnolo c’erano i Bagni Virzì
Come già detto, nella Palermo degli anni ’50 – ’60, non tutti potevano permettersi le canoniche “vacanze” perchè la maggior parte dei palermitani, non riusciva a sostenere i costi di viaggio e soggiorno per spostarsi con tutta la famiglia verso mete più “esotiche”.
Insomma, lungo tutta la costa c’era solo l’imbarazzo della scelta e veramente tante erano le opportunità per trascorrrere una piacevole giornata di divertimento, insieme ai propri cari, respirando aria buona.
E facendo di necessità virtù, alla fine, con i pochi soldi in tasca si finiva quasi sempre per “giocare in casa”, in uno di questi lidi. Erano queste le vacanze di buona parte dei palermitani.
Non solo i Bagni Italia o Virzì
Come detto, l’elenco dei posti dove ci si poteva recare, senza allontanarsi troppo, era davvero lungo e comprendeva oltre ai famosi Bagni Italia e Bagni Virzi, anche i Bagni Petrucci, i Margherita, i Risorgimento, il Lido Elena, Lido Olimpo, i Bagni Castelli, lo Stabilimento Santa Rita ed altri ancora, tutti disseminati in quel tratto di costa.
Oltre a questi, sempre restando in zona, vi erano pure tanti ristorantini sul mare. Tra questi va ricordata la cosiddeta “Taverna al Tiro“, poi ribattezzata Ristorante delle Meraviglie, ma anche Santo Palato, Spanò, Renato, lo Chalet delle Delizie, e tanti altri ancora.
Chi si accontenta gode
Insomma, non potendo permettersi altro, ci si accontentava di trascorrere qualche giornata di mare lungo questa litoranea che offriva pronta soluzione, e a prezzi veramente modici, con i suoi tanti lidi balneari che a volte vantavano pure un ristorantino annesso.
Va ricordato, però, che molti palermitani preferivano portarsi da casa la roba da mangiare. E allora i menù casalinghi più popolari prevedevano: l’irrinunciabile “tigghia ri pasta o fornu”, “pani ca frittata”, “uova ruri”, un “ciascu ri vinu” e un bel “muluni agghiacciatu” da consumare sul posto. Ovviamente non poteva mancare la classica “ghiacciera portabile” con le bibite fresche destinate alle signore ed ai “picciriddi”.
Tutti i lidi erano dotati di cabine-spogliatoio, quasi sempre in muratura, che erano poste in posizione sopraelevata rispetto alla spiaggia.
All’interno di queste vi era molto spesso un piccolo lavabo e un sedile in muratura, mentre gli ingressi, tutti rivolti verso il mare, davano su una lunga balconata in comune. Diciamo che questo, generalmente, era l’impianto tipico del “lido”.
Per soddisfare appieno le esigenze della clientela, nei vari lidi, vi era pure un rudimentale servizio doccia… ovviamente fredda, la cui acqua era spesso accumulata in qualche vecchio e ai tempi immancabile serbatoio di Eternit.
La musica
La musica non poteva certo mancare. Infatti almeno i lidi più importanti, a fine giornata, organizzavano serate danzanti e di intrattenimento con le immancabili gare per ballerini e cantanti dilettanti. Era il momento del Twist, del Rock’n’Roll e del Boogie Woogie, recentemente importati dagli States. I Platters, i Beach Boys e Paul Anka, nel periodo tra gli anni ’50 e ’60 erano i dominatori incontrastati del panorama musicale internazionale. Così bastava uno jukebox, uno spiazzo abbastanza grande e il divertimento era assicurato. In alcuni casi “speciali” c’era anche la musica dal vivo, suonata dal complessino di turno.
Sulla scia di questi, anche i pezzi dei nostri Celentano, Rita Pavone, Carosone, Edoardo Vianello, Bobby Solo, Little Tony e tanti altri, spopolarono alla radio e nei Jukebox in quegli anni, facendo scatenare tutti in pista, anche in quel di Romagnolo. Tra una “Lacrima sul Viso” e un “Ballo del Mattone” chissà quanti amori saranno sbocciati…
La spiaggia
La spiaggia, in quella zona, era un misto fra scogli e ciottoli ed era possibile raggiungerla dalle cabine (prese in affitto anche per una sola giornata), esclusivamente scendendo giù per le apposite scale di legno.
Va ricordato che all’epoca, con pochi spiccioli, i costumi e i salvagente si potevano addirittura noleggiare direttamente sul posto, con l’immancabile “za Maria” che svolgeva questa attività all’interno del lido.
Insomma, con pochi soldi, accontentandosi di quello che “passava il governo”, si aveva la possibilità di fare, in qualche modo, la meritata e tanto agognata giornata al mare.
Questa è la Palermo “vacanziera” nei ricordi dei tanti palermitani che hanno vissuto quegli anni.
Addivirtuta
Non va dimenticato che Romagnolo era meta ambita dai palermitani, anche le domeniche di primavera. Ma lo era soprattutto in occasione della Pasquetta: momento delle tradizionali scampagnate. Periodo in cui, approfittando del bel tempo e del tiepido sole, si poteva trascorrere una giornata in riva al mare con tutta la famiglia.
Così, cogliendo l’opportunità per respirare aria buona “… che alla nonnò e ai picciriddi lo iodio ci faceva bene” ci si trasferiva, armi e bagagli in un angolo di quella zona del litorale palermitano, occupandolo fino al tramonto.
Era questa la cosiddetta “adddivirtuta“: per molti palermitani con pochi soldi in tasca, l’unico momento di svago, quando non l’unica vacanza possibile.
Piccola nota a margine
La “spiaggia” che vediamo oggi lungo quella litoranea è il risultato degli sversamenti di sfabbricidi provenienti dal cosiddetto “sacco di Palermo“. Questi, uniti a rifiuti di qualsiasi genere – anche tossici – seppelliti li da decenni, hanno devastato pressochè tutta la costa di Romagnolo rendendola un deserto. Ripristinarla è un’opera colossale che richiederebbe oltre alla volontà politica di farlo, anche una vera montagna di soldi.
Dove si trova?
Comments