La storia del complesso dello Spasimo è ricca di una moltitudine di eventi che ne hanno segnato la vita fin dalla sua edificazione, nel 1509.
Ricostruirne con precisione la storia, sia chiaro, è un’impresa lunga e complessa, certamente fuori dalla nostra portata, ed esula da quelli che sono i normali confini, e lo scopo, di un articolo su un blog.
Tuttavia vedremo di riassumerne qui di seguito almeno alcune delle fasi più interessanti, sperando di non tralasciare troppi aspetti e momenti particolarmente importanti, e minimizzando per quanto possibile gli inevitabili errori.
La storia
Nel 1506, sotto il dominio aragonese di Ferdinando II, un facoltoso giurispedito certo Jacopo Basilicò, onorò le volontà della defunta moglie molto devota alla Madonna che, come anche in testamento, espresse desiderio di voler edificare e dedicare una chiesa alla Maria Addolorata.
Con un atto di donazione il Basilicò concesse il terreno di sua proprietà ricadente nel mandamento Tribunali, a poca distanza dall’ex cittadella araba della Kalisa. Terreno su si fonderà quello che diventerà il complesso dello Spasimo.
L’inizio dei lavori
Con bolla Pontificia, a firma di Papa Giulio II, i lavori ebbero inizio nel 1509. Questi prevedevano la costruzione di una chiesa con annesso monastero dedicati alla Madonna: quest’ultimo, però, non completato.
Dopo l’edificazione la chiesa, affidata alle cure dei padri Olivetani, si arricchì molto presto con donazioni provenienti da alcuni facoltosi fedeli, che permisero l’acquisto e/o la commissione di notevoli opere d’arte: tra queste il dipinto di Raffaello Sanzio da Urbino, conosciuto come “Lo spasimo di Sicilia“, commissionato dallo stesso Basilicò.
L’opera di Raffaello
Quest’opera, dal valore inestimabile, realizzata a Roma dal Raffaello e trasportata in nave fino a Palermo, non senza rocambolesche avventure – sulle quali sorvoleremo – tra queste anche un naufragio.
Giunta finalmente in città, l’opera trovò collocazione alle spalle dell’altare maggiore, giusto in tempo per le sacre celebrazioni della Pasqua del 1517, che ebbero luogo nella chiesa appena costruita.
Lo Spasimo di Palermo
La presenza del dipinto fu un evento di particolare importanza, tanto che questo finì per determinare il nome dell’intero luogo di culto, che divenne ben presto conosciuto con il nome di Santa Maria dello Spasimo.
Successivamente l’opera pittorica è stata spostata nella cappella privata della famiglia Basilicò, sempre all’interno del complesso.
Al completamento della chiesa contribuirono grandi maestri dell’arte scultorea, come Antonello Gagini, fratello di Vincenzo, che realizzò l’altare sul quale trovò posto lo straordinario dipinto del Raffaello.
La cinta muraria difensiva
Nel 1537 il complesso risulta inglobato dalla nuova cinta muraria difensiva, edificata da poco tempo ad ampliamento di quella preesistente. Includendo così anche il complesso dello Spasimo, tra i beni da difendere dai continui assalti dei Saraceni (Turchi): lavori eseguiti dall’allora vicerè di Sicilia Ferrante Gonzaga.
I primi problemi
A metà del 1500, l’intero complesso venne acquistato dal Senato Palermitano, ma a causa di un ammaloramento della struttura che già soffriva dei forti segni dell’umidità, cominciarono i primi problemi.
Si pensò che la causa di ciò fosse dovuta ai lavori per le nuove fortificazioni, che avevano stravolto alcune parti strutturali che interferivano con il progetto difensivo.
Pertanto, si dovettero trasferire tutte le opere d’arte che erano ospitate all’interno, ma anche i monaci che occupavano il complesso. La destinazione fu la chiesa del Santo Spirito, presso il cimitero di Sant’Orsola.
Storia a sè fece il dipinto del Raffaello che, sostituito da una copia, prese la strada della Spagna per finire alla corte di Filippo IV.
Le trasformazioni
Da quel momento, le sorti dello Spasimo divennero ricche di episodi che lo videro snaturato e trasformato, rispetto alla sua destinazione d’origine.
Nel 1582, sconsacrata la chiesa, per volere del vicerè Marcantonio Colonna, il complesso divenne sede di spettacoli pubblici, divenendo il primo teatro pubblico palermitano.
Nel 1624, si realizza l’ennesima trasformazione, stavolta in lazzaretto, allo scopo di ricoverare i contagiati dell’epidemia di peste che colpì Palermo proprio in quegli anni.
Successivamente, con l’intercessione di Rosalia, acclamata santa protettrice della città, si realizzò la fine all’epidemia e Palermo fu salva.
Purtoppo, non andò altrettanto bene allo Spasimo, per il quale, esaurita la funzione di lazzaretto, si profilò un lento processo di abbandono e degrado che lo vide dapprima trasformato in granaio e, successivamente, destinato a non meglio precisati magazzini.
L’inizio della fine
Durante il suo lungo oblio, nella prima metà del 1700, crollò la volta della navata centrale che, a quel punto, visto l’abbandono in cui ormai da quasi un secolo versava l’intera struttura, e la mancanza di interesse da parte della comunità civile e religiosa, non venne mai più ricostruita.
Tuttavia, ciò che rimase in piedi, nel 1886, venne interamente trasformato e adattato ad ospitare alcuni reparti dell’ospedale Umberto I: questi destinati agli indigenti e ai bisognosi. Purtroppo, questo passaggio comportò altre pesanti modifiche alle strutture e l’abbattimento di quelle parti murarie non ritenute necessarie allo scopo.
Con il tempo: degrado, terremoti e, non ultimi, i bombardamenti del periodo bellico fecero il resto, relegando definitivamente lo Spasimo a rudere e discarica.
Quest’ultimo periodo segnò, se mai ce ne fosse stato bisogno, la definitiva morte della struttura, un tempo vanto dei tanti fedeli ma, più in generale, dei palermitani tutti.
La rinascita
Nel 1985, finalmente, la Pubblica Amministrazione si ricordò di possedere questo bene, e dopo un lungo periodo di restauro di ciò che restava, e la messa in sicurezza di alcune parti pericolanti, il 25 luglio del 1995 il complesso dello Spasimo è stato reso nuovamente reso agibile.
A quel punto, per un inaspettato ricorso della storia, allo Spasimo venne inaugurato il nuovo teatro all’aperto con un concerto dello straordinario violoncellista Giovanni Sollima.
Dal 1997 alcuni degli spazi della struttura risultano assegnati in gestione alla fondazione The Brass Group che vi ha realizzato il Museo del Jazz, la Scuola di Musica Popolare e la Scuola Europea d’Orchestra Jazz.
La fondazione oggi utilizza gli spazi dell’abside, e della suggestiva navata a cielo aperto, per le esibizioni live della propria e apprezzatissima stagione concertistica, che può svolgersi in una cornice di un fascino non comune.
Note conclusive
A questo punto, credo di avere elencato almeno le parti più importanti della storia dello Spasimo ma, con questa nota, vorrei aggiungere almeno due cose:
Il capolavoro di Raffaello
Oggi – Lo Spasimo di Sicilia – opera di inestimabile valore realizzata da Raffaello, si trova in Spagna, custodito presso il Museo del Prado di Madrid.
Gli ailanti scomparsi
Purtroppo, a causa di ammaloramenti, la suggestiva navata dello spasimo ha perso la presenza dei quattro ailanti che sbucavano dal terreno proprio alla base delle mura, e svettavano su di essa. Questi, nati spontaneamente, il più vecchio una settantina di anni fa, contribuivano a donare un’ulteriore nota di fascino coreografico a tutto l’insieme.
L’ultimo degli ailanti, visibile nella seconda foto in alto, ritenuto non salvabile dal gruppo di esperti incaricati dal Comune, tra innumerevoli critiche e polemiche. Purtroppo abbattuto nel 2020.
Dove di trova?
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