Il teatro Massimo è uno dei vanti della nostra città, uno dei più belli e più grandi d’Europa; ma non tutti sanno dell’esistenza del suo segreto: la “Munachiedda“.
Il teatro è stato costruito sulle fondamenta dell’antica chiesa delle Stimmate e del monastero di San Giuliano, edifici che facevano corpo unico. Inoltre, per liberare l’area di cantiere si dovette abbattere pure la vicina chiesa di Sant’Agata, e radere al suolo la monumentale porta Maqueda.
I primi due luoghi di culto, distrutti per esigenze di progetto, erano stati edificati nell’anno di grazia 1602, e avevano visto la luce per volere di donna Imara Branciforti, figlia del principe di Butera, don Fabrizio Branciforti. Ma assieme a questi, come sopra accennato, anche buona parte del vecchio quartiere San Pietro dovette subire la stessa sorte.
Liberata l’area, la posa della prima pietra del Massimo avvenne il 12 gennaio, 1875.
La storia
Dopo lunghi anni di lavori, eseguiti su commissione del Comune di Palermo, fortemente appoggiati da Ignazio Florio, il teatro ebbe finalmente a vedere la luce. Ciò grazie alle straordinarie capacità progettuali dei Basile (padre e figlio), e non senza difficoltà.
Il Massimo, è stato inaugurato l’11 maggio del 1897 con il “Falstaff” di Giuseppe Verdi.
Fu un vero successo!
L’opinione del re
Il teatro Massimo era un vero tempio della musica, invidiatoci da tutti, pure in ambienti molto vicini al sovrano.
Si dice che sua maestà, re Umberto I in persona, alla notizia della costruzione di uno tra i teatri più grandi d’Europa, pronunciò la frase: “ma perchè così grande? E perchè proprio a Palermo?“.
La leggenda
Forte della sua magnificenza architettonica, e della grande musica suonata e cantata nel suo palcoscenico, da chi ha avuto il privilegio di calpestarlo, la storia del teatro è nota anche per un’altra vicenda che oggi potremmo definire pittoresca: la cosiddetta “Munachiedda“.
Il fantasma della Munachiedda
Ebbene si, come ogni castello che si rispetti, si dice che anche i teatri hanno il loro bravo fantasma. E il nostro Massimo, grazie al suo “spiritello”, non fa certo eccezione a questa regola.
Chi era la “Munachiedda”
A quanto pare si tratterebbe del fantasma di una suora che, si narra, fosse la madre priora del convento delle Stimmate. Di fatto, la cripta contenente i suoi mortali resti, era stata demolita durante le operazioni di smantellamento dell’antico edificio di culto, proprio allo scopo di liberare l’area per costruirvi sopra il teatro. Questo atto avrebbe dato luogo alla scontenta reazione dello spirito che, intrappolato in terra, si sarebbe rivoltato contro i suoi profanatori.
La “Munachiedda” sarebbe stata avvistata in più occasioni, a volte tra le quinte e più spesso nei sotterranei del teatro, quasi sempre intenta a lanciare anatemi e maledizioni. Queste, si dice, rivolte contro chiunque avesse avuto la sfortuna di incrociarne la presenza.
Sembra che lo spiritello amasse perseguitare in qualche modo tutti quelli che lavoravano nel teatro, e indistintamente: dalle maestranze agli artisti compresi, ostacolandoli sistematicamente nel loro lavoro.
La lunga chiusura per il restauro
In seguito ad un lungo abbandono, dal 1974 e fino al 1997, il Massimo restò chiuso al pubblico per un articolato restauro e l’indispensabile aggiornamento degli impianti e i sistemi di sicurezza, che avevano ormai fatto il loro tempo.
Manco a dirlo, e a testimonianza del fatto che i miti popolari resistono agli anni, ciò contribuì a rialimentare il vecchio mito della “Munachiedda”. Tant’è che in quel periodo si moltiplicarono le dicerie sulle cause della lunga chiusura che, si disse, era stata provocata proprio dalla spettrale e costante presenza del fantasma, che albergava sotto il palcoscenico del teatro.
La verità sulla Munachiedda
In realtà, pare che l’esistenza del fantasma della “Munachiedda”, sia stata letteralmente inventata dal titolare di un’impresa edile che perse la gara d’appalto per la costruzione del teatro. Infatti, non avendo “digerito” la sconfitta, costui fece di tutto per “infastidire” la sua concorrente aggiudicataria, perseguendo il suo intento vendicativo, anche a cantiere aperto e lavori iniziati.
Con questo sistema, unitamente ad alcuni atti di materiale sabotaggio notturno alle attrezzature del cantiere, produsse il panico tra i dipendenti della ditta rivale. Così le voci sull’esistenza del fantasma cominciarono a girare sempre più insistenti, fino a che interi gruppi di operai, impauriti, decisero di non presentarsi al lavoro, temendo di incontrarlo. Gli effetti di questa opera di sabotaggio in piena regola, finirono per causare un inevitabile allungamento delle tempistiche di realizzazione dell’opera.
Le “tracce” del fantasma
Ancora oggi, si dice che uno dei “segni inequivocabili” dell’esistenza del fantasma, è testimoniato da un fatto quantomeno curioso. Si tratta del cosiddetto “gradino della suora“: uno scalino che si trova in prossimità dell’ingresso del Massimo, a quanto pare, tristemente conosciuto da chi lo percorre quotidianamente, e sistematicamente vi inciampa più volte. Questo gradino, tristemente famoso, finì per diventare quasi proverbiale tra gli operatori del teatro, proprio grazie al suo “inciampo assicurato”. Dobbiamo crederci?👻
Dove si trova?
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